L’OCCHIO IN GIOCO DI MARINA APOLLONIO. Domani l’artista in Aula Nievo di Palazzo del Bo con i curatori della mostra

L’OCCHIO IN GIOCO DI MARINA APOLLONIO

Domani l’artista in Aula Nievo di Palazzo del Bo con i curatori della mostra

Nell’ambito della mostra L’occhio in gioco e del palinsesto per le celebrazioni per gli 800 anni dell’Università di Padova, domani mercoledì 16 novembre alle ore 17.00, nell’Aula Nievo di Palazzo del Bo di via VIII febbraio 2 a Padova, l’artista Marina Apollonio incontrerà il pubblico e discuterà del suo lavoro con i curatori della mostra Luca Massimo Barbero, Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi.

«L’occhio in gioco è una mostra di storia dell’arte che parla di rotondità, di cosmo, di sculture mobili. È soprattutto una passeggiata straordinaria nel tempo e nell’inganno dell’occhio fra gli specchi, i colori, le linee, le geometrie irregolari, ma è soprattutto una gioia per l’occhio stesso» afferma Luca Massimo Barbero*, curatore della mostra per la parte storica.

«Uno degli esempi più belli dell’uso delle illusioni stereocinetiche nell’arte è decisamente Marina Apollonio, che lavora negli anni ’60, ’70 e, fortunatamente, anche adesso» continua Massimo Grassi*, curatore della mostra e docente del dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova.

A partire dagli anni Sessanta, infatti, Marina Apollonio ha prodotto alcune tra le opere più caratterizzanti l’arte ottico-cinetica: la sua ricerca artistica è incentrata sui risvolti percettivi che determinate forme geometriche, consapevolmente “programmate”, provocano sullo spettatore, il quale diventa così parte attiva dell’opera.

Tale orientamento spinge l’artista a una piena ripresa di “controllo” sul fare artistico, affidato ora a un linguaggio logico-matematico di stampo razionalista ripreso dalle avanguardie neoplastiche del periodo prebellico, in particolare dal Bauhaus. Tuttavia, nei suoi lavori Apollonio non manca di lasciare un certo margine di operatività anche alla componente emotiva.

«In genere siamo abituati ad artisti che sono concentrati su quello che viene rappresentato o sulla carica emotiva che sanno trasmettere o su altre questioni contenutistiche. In questo caso è proprio il processo del vedere il centro dell’attenzione» aggiunge Guido Bartorelli*, curatore della mostra e docente del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Ateneo patavino.

Infatti, grazie allo sfruttamento dei meccanismi sottesi ai principi della Gestalt, oltre a essere catturata dal rigore della composizione, la persona fruitrice dell’opera è investita allo stesso tempo da un vago senso di vertigine e smarrimento. L’artista, dunque, perviene a una sorta di sintesi a priori fra “ragione e sentimento” in nome di una salutare unità funzionale.

Il lavoro di Marina Apollonio sta ora conoscendo una rinnovata attenzione da parte del pubblico internazionale. È attualmente protagonista alla mostra internazionale della Biennale di Venezia; le sue opere si possono ammirare a Padova proprio nella mostra L’occhio in gioco e, come evento collaterale a questa, e nel Cortile antico di Palazzo Bo dove è collocata Spazio ad Attivazione Cinetica 68.

Marina Apollonio* è nata a Trieste nel 1940 ed è tra gli esponenti più significativi del movimento ottico-cinetico; vicina ai codici espressivi di G. Alviani, al Gruppo T di Milano e al Gruppo N di Padova, ha raggiunto notorietà internazionale con la partecipazione nel 1965 alla collettiva Nova Tendencija 3 tenutasi presso la galleria Suvremene Umjetnosti di Zagabria. Privilegiando materiali diversi, dalla plastica al legno a materiali di recupero fino a sperimentare la tessitura, fin dagli esordi la sua cifra stilistica è costituita dalla figura del cerchio coniugata in una ostinata bicromia bianco-nero o in cromatismi alternati a contrasto (Dinamiche circolari, 1965; Spirali, 1966; Strutture curvilinee transassiali a cerchi concentrici ed eccentrici, 1967), che trova la sua espressione apicale nell’opera Spazio ad attivazione cinetica, un disco rotante del diametro di 10 m commissionatole nel 2007 dalla Schirn Kunsthalle Frankfurt in occasione della mostra Op Art. Le sue opere, presenti in prestigiose sedi museali quali il Museo d’Arte Moderna di Torino, la Collezione Guggenheim di Venezia, il New Museum di New York e il Museo de Arte Contemporaneo di Buenos Aires, sono state esposte in importanti rassegne collettive (Optic Nerve: Perceptual Art of the 1960s, Columbus Museum of Arts, Columbus, 2007; Bit International [Nove] tendencije – Computer und visuelle Forschung. Zagreb 1961-1973, Neue Galerie, Graz, 2008) e in numerose personali, tra le più recenti delle quali la retrospettiva allestita nel 2015 alla Galleria 10 A.M. ART di Milano.

* da https://www.treccani.it/enciclopedia/marina-apollonio/

La mostra L’occhio in gioco Percezioni, impressioni e illusioni nell’arte dal Medioevo alla Contemporaneità nella grande mostra a Palazzo del Monte di Pietà. Fondazione Cariparo e Università di Padova hanno organizzato una mostra che, grazie al suo innovativo modello espositivo, riesce a unire due dimensioni: l’arte e la psicologia della percezione.

L’esposizione raccoglie 420 opere provenienti da 125 diversi artisti, da Balla a Boccioni, da Klee a Severini, da Duchamp a Calder, dal Gruppo N a Vasarely. L’occhio può essere ingannato e questa mostra, camminando sul confine tra arte e scienza, tra colore e movimento, racconta nei secoli la sottile differenza tra ciò che è vero e ciò che potrebbe esserlo ma non lo è.

Originale il taglio curatoriale, affidato a Luca Massimo Barbero per la parte storica e a Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova per la parte dedicata al Gruppo N e alla psicologia della percezione. Nella città di Galileo, non poteva infatti non trovare spazio la tradizione di studi e sperimentazioni condotte, fin dal 1919, dalla scuola della psicologia della percezione dell’Università di Padova. Ricerche nel campo della visione che hanno avuto uno straordinario impatto innovativo e che, travalicando l’ambito accademico e disciplinare, hanno contribuito a stimolare, a partire dagli anni Sessanta, un ambiente artistico-culturale d’avanguardia proiettando la città di Padova e i suoi artisti sulla scena internazionale.

La mostra, dal 24 settembre 2022 al 26 febbraio 2023 al Palazzo del Monte di Pietà di Padova in piazza Duomo, si può visitare dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, il sabato, la domenica e i festivi dalle 9 alle 20.

Ingresso gratuito all’intervista pubblica con Marina Apollonio con prenotazione obbligatoria:

https://www.fondazionecariparo.it/eventi/palazzo-del-monte-intervista-a-marina-apollonio/

*dalla pagina Facebook della mostra

doc icon Intervista-Marina-Apollonio-111.docx

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