L’ADL del 17 novembre 2022

L’Avvenire dei lavoratori

17 novembre 2022 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

Redazione e amministrazione presso la Società Cooperativa Italiana – Casella 8222 – CH 8036 Zurigo

 

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EDITORIALE

 

armistizio?

 

La domanda su che cosa ci minacci in quest’epoca storicamente interessante, ce la siamo posta il 3/11/2022, citando una fonte informata e neutrale, la ministra della difesa elvetica, Viola Amherd. La quale reputava “sussistente” il rischio di un conflitto termonucleare in Ucraina – vuoi in seguito a un eventuale “incidente”, vuoi a causa di un “atto intenzionale” (così l’agenzia swissinfo.ch del giorno prima).

 

di Andrea Ermano

 

Ed eccoci qua, quindici giorni dopo, confrontati con l’evento bellico di ieri in Polonia ai confini con l’Ucraina. Scorrendo i titoli dell’indomani sui principali giornali del Paese, l’interpretazione appare bellicosamente univoca tra gli opinionisti. Così, per Danilo Taino sul Corriere il capo del Cremlino è: “Sempre più isolato”; Gianluca di Feo sulla Repubblica riassume la situazione: “In bilico sull’abisso”; l’analisi di Stefano Stefanini sulla Stampa conclude che: “Putin scherza col fuoco”.

    Nessuno mai oserebbe contraddire “opinioni” tanto blasonate, Eppure, si ha l’impressione che alcuni non abbiano ancora completamente metabolizzato la realtà. Perché, il pur comprensibile trionfalismo occidentale in seguito alla caduta del Muro di Berlino rischia di apparire una coazione a ripetere da miles gloriosus. Mal si applica, comunque, alla situazione globale. Ben lo si capisce considerando anche solo l’aspetto demografico della questione. La “guerra fredda” con l’URSS, il cui sistema raccoglieva circa trecento milioni di abitanti, vedeva un Occidente (grosso modo: l’America settentrionale e l’UE) molto più forte, con almeno il doppio della popolazione, avendo Cina e India come potenze quasi alleate. Tutt’altro oggi, allorché l’Occidente rappresenta un decimo della popolazione terrestre (circa 820 milioni di abitanti su 8 miliardi), ma consuma e si comporta da padrone del mondo. Solo che di fronte a noi non c’è più l’URSS, ma i Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che rappresentano 3.25 miliardi di cittadini: quattro volte di più. Un dato su cui varrebbe forse la pena meditare.

    Controprova. Sullo stesso argomento e nello stesso giorno gli esperti di geopolitica intervistati sui giornali italiani appaiono, come dire, meno arrembanti.

    Arduino Paniccia, analista di strategia militare, pone sul quotidiano dei vescovi, l’Avvenire, l’attacco del Cremlino in rapporto di risposta strategica con le mosse del G20. Alquanto prudente la sintesi proposta dal Corriere a colloquio con Robert G. Bell, ex consigliere di Obama, già inviato USA presso l’Alleanza atlantica: «La situazione è molto seria, dobbiamo accertare i fatti». Sulla stessa linea anche l’intervista del “Fatto quotidiano” con il direttore di “Limes” Lucio Caracciolo: «Un fatto da chiarire, ma Xi e Biden hanno dato segnali di pace».

    Renzo Balmelli, giornalista di grande esperienza, riassume nelle sue magistrali Spigolature da queste colonne lo stato dell’arte: «Con lo sconfinamento, volontario o casuale, di un missile sulla Polonia, l’insana invasione voluta da Mosca» rischia di trasformarsi in un incidente irreparabile.

    E la questione – volontario o casuale? – non è più un dilemma. Non solo perché tutti coloro i quali, dentro o fuori la Russia, puntavano a preservare la pace, hanno subito parlato, ovviamente, di uno sconfinamento del tutto accidentale.

    Tanto più che la Nato non meno che la Polonia parlano sì di un missile di fabbricazione sovietica, ma utilizzato dalla contraerea di Kiev per contrastare il massiccio attacco messo in atto da Mosca contro l’Ucraina.

    Per la premier italiana, la responsabilità di ultima istanza appartiene comunque a Putin, ma non c’è alcun casus belli tra la NATO e la Russia.

    In questa costellazione, però, resta “sussistente” il rischio da cui abbiamo preso le mosse, vuoi in seguito a un eventuale “incidente”, vuoi a causa di un “atto intenzionale”. Quindi la domanda vera è: a quando un armistizio?

        

              

IPSE DIXIT

 

La verità – «La verità è così preziosa che deve sempre essere protetta da una guardia del corpo fatta di bugie.» – Abraham Lincoln

      

                                     

SPIGOLATURE

 

Verità in russo si scrive Pravda

 

di Renzo Balmelli

 

MALUMORI. Verità in russo si scrive Pravda… Come titolo di testata, la Pravda fu per molti anni organo ufficiale del partito comunista. Se poi fosse “verità” tutto ciò che pubblicava, è materia opinabile. Non cala, invece, tra la popolazione il bisogno di verità sull’andamento della guerra contro l’Ucraina e sul reclutamento delle giovanissime leve spedite al fronte. I russi hanno notizie soltanto attraverso la narrazione ufficiale. Qualcosa tuttavia riesce a trapelare dalla cortina di omertà. Ormai pare che dopo l’umiliante ritirata da Kherson si stiano moltiplicando le voci di pesanti malumori contro Putin. A Mosca insomma si teme che la disfatta di Kherson renda ineluttabile la resa seppure soffocata e ritardata dai violenti, prevedibili colpi di coda degli invasori. E chissà che finalmente la Pravda riesca a uscire in edizione speciale per raccontare, almeno una volta, la verità.

 

EMERGENZA. Arrivato in un periodo carico di incertezze e gravi preoccupazioni per il futuro dell’umanità, il G20 di Bali si è concluso in un’atmosfera carica di tensione che il solito rituale di sorrisi, strette di mano e pranzi di gala non è valso ad attenuare. Con lo sconfinamento, volontario o casuale, di un missile sulla Polonia, l’insana invasione voluta da Mosca è entrata, nel breve volgere di poche ore, in una nuova, sfuggente dimensione, tra l’altro già paventata, di cui è difficile prevedere le ricadute. La storia insegna che sono proprio incidenti di tale portata, chiunque ne risulti poi responsabile, a provocare in molti casi l’irreparabile. La Polonia è un paese NATO che sicuramente non resterà a guardare, senza reagire, questo superamento dei limiti entro il proprio territorio, fortuito o cercato che esso sia. Con la Russia convitata di pietra e convinta di passarla liscia, il summit in terra indonesiana ha così preso una piega diversa da quella prevista dall’agenda originale. In sostanza, l’incontro dei leader è diventato un vertice decisamente politico e molto meno economico di quanto doveva essere secondo i piani iniziali. Se ne trova conferma esplicita nel comunicato finale con cui si condanna con forza la guerra in Ucraina e si definisce inammissibile la minaccia di usare le armi nucleari. Qualcuno, è vero, tentenna per non guastare i legami interessati con Putin. Ma il severo monito al Cremlino, pur senza esacerbare i toni, evidenzia i gravi timori per le conseguenze nelle quali il conflitto ha precipitato il mondo intero, sollevando questioni di sicurezza in grado di causare danni irreversibili all’economia globale.

 

FATICA. Nel paradiso turistico indonesiano i leader mondiali accorsi al capezzale di questo mondo malato non hanno avuto tempo per rilassarsi, considerati inoltre gli ultimi, preoccupanti sviluppi degli scenari bellici. Al cospetto di una cartella clinica impressionante erano tenuti ad agire in fretta per risollevare il paziente. Una fatica boia. I leader dovevano evitare il rischio di trasformare i loro incontri in una sorta di Jalta del terzo millennio. Da quando Churchill, Roosevelt e Stalin si accordarono per spartirsi le relative zone di influenza, la popolazione mondiale è passata da due a otto miliardi di abitanti. E, con la popolazione, si sono quadruplicate le sfide. Che Biden e Xi Jinping dandosi del tu come vecchi amici abbiano dialogato per tre ore in un raro e importantissimo colloquio al riparo da occhi indiscreti, tiene aperto malgrado tutto uno spiraglio per proteggere la pace. Pechino e Washington continueranno la propria vigorosa concorrenza in tutti i campi, cercando però di non farsi male e di non farlo agli altri. Vedremo.

 

ASINELLO. Anche in America col rosso non si passa. E così nell’arena delle mid-term, la “manita” rossa dei repubblicani, tra l’altro di un colore incompatibile coi loro programmi in quanto espressione di un ben più nobile ideale, non è riuscita a matar il mite, ma indomito asinello democratico. Ed è confortante vedere che negli USA è ancora vivo un elettorato non disposto a gettarsi supinamente nelle braccia di chi predica l’odio. La riconquista del Senato conforta i democratici e rafforza l’immagine di Biden in patria e all’estero. Quanto ai repubblicani dovranno decidere con chi stare, se cavalcare il populismo che divide, oppure se prendere le distanze dal trumpismo che li sta portando dalla parte sbagliata della storia. Da quando Trump ha annunciato di essere nuovamente in corsa per le presidenziali del 2024, il GOP (il Grand Old Party) è finito sotto pressione. Conoscendo il personaggio non è difficile immaginare che l’ex presidente continuerà ad esasperare i toni di quella che già si annuncia come una logorante campagna elettorale lunga due anni, carica di minacce e di propositi bellicosi nei confronti delle istituzioni e della gloriosa democrazia americana.

 

 MIGRANTI. Da come si comporta pare che il vero titolare del Viminale, ministero che gli è stato precluso dalle alchimie della politica, sia ancora Matteo Salvini. Con una presenza mediatica molto insistita, il vice premier tratta il dossier per la gestione della penosa questione dei migranti quasi fosse esclusiva roba sua. Nella veste a lui più gradita di inflessibile e ferreo fautore del pugno duro contro l’immigrazione e le ONG, che invece meritano riconoscenza e appoggio per la loro azione tesa a salvare vite, il vice-premier proclama a gran voce che non intende in nessun modo moderare il linguaggio. Cosa ne pensi il governo che si vuole monolitico e granitico è tutto da verificare. Certo è che la rumorosa invasione di campo del leader leghista non aiuta a stemperare le tensioni con Parigi e l’Europa.

 

IGNORANZA. I beceri sono una categoria inguaribile convinti di stare nel giusto. Non molto tempo addietro diedero una dimostrazione eloquente della loro ” sapienza “accanendosi contro Cecile Kyenge, ministra italiana per l’integrazione, originaria del Congo. Su di lei – laureata in medicina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con specializzazione in chirurgia oculistica conseguita all’UniMoRe – si rovesciò una valanga di epiteti irrepetibili carichi di livore razzista. Identico “omaggio” è toccato ora in sorte a un altro professionista, Enok Rodriguez Emvolo, pure lui medico. Il dottor Emvolo è stato chiamato in un comune del Varesotto per sostituire il medico di base pensionato. Per il solo fatto di essere africano viene sottoposto ad attacchi e insulti di stampo xenofobo. La giunta comunale lo ha stato invitato a restare, ma è allucinante che oggi ci si trovi ancora a discutere sulla nazionalità di una persona secondo criteri da mettere sul conto di una ignoranza che non è esagerato definire “fascista”.

   

    

Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

IL libro di UGO intini

“Testimoni di un secolo”

 

“48 protagonisti e centinaia di comprimari raccontano il secolo breve”

 

Registrazione video del dibattito dal titolo “Presentazione del libro “Testimoni di un secolo. 48 protagonisti e centinaia di comprimari raccontano il secolo breve” di Ugo Intini (Baldini+Castoldi)”, registrato a Roma mercoledì 9 novembre 2022 alle ore 17:00.

 

Sono intervenuti:

 

Franco Gallo

Presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani

Ugo Intini

giornalista, esponente storico del Partito Socialista Italiano

Cesare Pinelli

professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Roma La Sapienza” di Roma

Giuseppe De Rita

presidente della Fondazione CENSIS e presidente di Nemetria

Piero Craveri

professore emerito di Storia contemporanea all’Universita Suor Orsola Benincasa di Napoli

Gianni Letta

presidente onorario dell’Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence

 

VAI AL VIDEO SU RR

 

Dibattito organizzato dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani

       

  

Da La Rivoluzione Democratica

 

I DISCORSI PARLAMENTARI

di Bruno Buozzi

 

Biblion edizioni, Milano 2022. “Archivi del lavoro”. Pagine 310. ISBN: 978-88-3383-274-6

 

A cura di Mirco Bianchi e Marco Zeppieri.

Introduzioni di Giorgio Benvenuto e Paolo Bagnoli.

 

La vicenda di Bruno Buozzi – dirigente del Partito socialista, capo dell’Organizzazione sindacale e deputato – segna una pagina significativa nella storia del socialismo italiano e del suo legame con la classe lavoratrice. In essa si riflettono e si ritrovano i dati di un intreccio, poiché in Buozzi il senso del socialismo e dell’importanza della classe si saldano strettamente.

    È naturale che l’aspetto riguardante il campo sindacale risulti preminente, ma esso va visto come il dato caratterizzante di un socialista per il quale la difesa degli interessi del mondo del lavoro rappresenta il ruolo che la Storia assegna al socialismo. In effetti, i suoi discorsi, qui pubblicati per la prima volta, ce lo confermano.

 

    Mirco Bianchi (Firenze, 1981) è responsabile della biblioteca dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Ha curato l’antologia di scritti di Paolo Vittorelli, Socialismo e autonomia. Articoli scelti da “Nuova Repubblica” (1953-1957), Milano 2020.

    Marco Zeppieri (Roma, 1960) è segretario del Comitato scientifico della Fondazione Bruno Buozzi. Per la stessa ha curato, tra gli altri, i volumi: Viglianesi e la storia del sindacato riformista, Roma 2010; e Silvano Miniati. Passione, idee, amicizia, Roma 2017.

        

    

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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economia

 

Perche la liquidità dei “QE” è scomparsa

 

Mentre la Fed continua a innalzare il tasso d’interesse, molti economisti sollevano forti dubbi sulla sua capacità di normalizzare la politica monetaria e di influenzare positivamente i processi economici. Ciò vale per le altre banche centrali.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all’economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Dopo due anni di “allentamento quantitativo” (QE = quantitative easing) di straordinaria grandezza, le banche centrali stanno restringendo i propri bilanci. Esse avevano acquistato asset back security (abs) e titoli di Stato in possesso delle banche private, emettendo riserve liquide in cambio. La liquidità creata, però, è svanita nel giro di pochi mesi.

    Perché il rapido rientro dal QE ha prodotto questo risultato? La risposta è semplice: il sistema finanziario è diventato dipendente dalla liquidità facile.

    Quando la banca centrale espande il proprio bilancio, il settore bancario, che deve detenere le riserve emesse dalla banca centrale per gli acquisti di asset, in genere le finanzia con depositi a vista, cioè più esigibili.

    Le riserve offerte dalle banche centrali si ritengono le più sicure ma offrono rendimenti bassi. Perciò, sulla base della liquidità acquisita, le banche hanno creato altri flussi di entrate offrendo maggiori crediti. Ciò assume generalmente la forma di limiti più elevati per le carte di credito per le famiglie e linee di credito più ampie alle imprese, ai fondi d’investimento e alle società non finanziarie.

    La maggiore detenzione di riserve offre alle banche la sicurezza di poter rispondere prontamente a eventuali richieste di prelievo. Le banche, però, hanno anche aumentato le operazioni più lucrative nei rapporti broker-dealer, cioè quelle che promettono di aiutare gli operatori-speculatori offrendo della liquidità per soddisfare eventuali richieste di margine, i margin call, quando si devono dare garanzie aggiuntive in contanti per coprire delle perdite sopravvenute.

    Gli speculatori non sono solo gli hedge fund, ma anche i fondi pensione che, per compensare i bassi rendimenti delle obbligazioni pubbliche, hanno aumentato il profilo di rischio delle loro attività, assumendo una maggiore leva finanziaria e sottoscrivendo dei derivati per una copertura del rischio sugli interessi. L’aumento dei tassi ha generato richieste di margini sulle posizioni in derivati.

    In parole semplici, la liquidità ottenuta dalla Fed è stata “impegnata” in operazioni finanziarie a più alto rischio. Di conseguenza, le banche sono molto più esposte a qualsiasi incidente nel sistema finanziario, non avendo capacità di “tappare” eventuali buchi rilevanti. Lo stress di liquidità deriva dalla relazione asimmetrica tra lo stock di crediti concessi e quello delle riserve di liquidità. Anche il comportamento delle banche è asimmetrico rispetto a quello della Fed, più precisamente perché non riducono i crediti concessi quando la quantità delle riserve si riduce.

    Questo è avvenuto recentemente in Gran Bretagna, quando il “mini budget” proposto dall’ex premier Liz Truss ha fatto emergere lo spettro dell’insostenibilità del debito sovrano, provocando un immediato aumento dei tassi di interesse delle obbligazioni statali di lungo termine. Riconoscendo l’importanza sistemica del mercato dei titoli di Stato, la Banca d’Inghilterra è subito intervenuta sospendendo il programma di vendita di parte dei titoli in suo possesso, annunciando allo stesso tempo di voler riprendere ad acquistare i bond di Stato come nei passati mesi di QE.

    Il malfunzionamento del mercato dei titoli di Stato in un’economia sviluppata è un segnale di una potenziale instabilità finanziaria.

    Uno studio presentato da un gruppo di economisti americani all’incontro di Jackson Hole, rileva che, nel caso degli Stati Uniti, il rientro dal QE ha reso le condizioni molto difficili. E’ provato che, quando la Fed vuole riprendere le riserve emesse, il settore finanziario non riduce rapidamente i crediti concessi sulla base della liquidità generata. Questo rende il sistema vulnerabile agli shock o semplicemente a un qualche incidente. Era già successo a settembre 2019 e la Fed aveva ripreso le sue iniezioni di liquidità.

    In altre parole, maggiori sono le dimensioni e la durata del QE, maggiore è la liquidità cui i mercati finanziari si abituano. Di conseguenza, per le banche centrali sarà più difficile normalizzare i propri bilanci. Gli shock finanziari non rispettano i tempi delle banche centrali e potrebbero costringerle a nuovi interventi di sostegno.

    I responsabili delle politiche monetarie si trovano quindi in una posizione molto difficile: aumentare i tassi per ridurre l’inflazione e contemporaneamente fornire liquidità per stabilizzare i mercati dei titoli di Stato. E’ un processo infernale dal quale non si può uscire con gli strumenti tradizionali.

           

       

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da >>> TERZO GIORNALE https://www.terzogiornale.it/

 

Tra Mercosur e Unione europea

un accordo da ratificare

 

Il trattato è in “stand by” a causa della poca attenzione, lamentata da più Paesi, alle questioni ambientali e indigene da parte del Brasile. Ma con Lula le cose potrebbero cambiare

 

di Ludovica Costantini

 

Europa e America latina hanno un legame storicamente radicato, che oggi si sviluppa attraverso una importante rete commerciale tra le economie del vecchio continente e i singoli Paesi latinoamericani. Una serie di trattati regola questi rapporti, come l’accordo multilaterale dei Paesi europei con il Perù e la Colombia, o come quello tra Unione europea e Mercosur. L’Unione europea e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay), dopo circa vent’anni di negoziati, nel 2019, hanno raggiunto un accordo commerciale, che però non è mai stato ratificato. Come si legge sul sito della Commissione europea, l’Unione è a oggi il… (continua sul sito)

       

            

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

Al via il congresso del sindacato mondiale

 

“Un nuovo patto sociale”, questo lo slogan. Appuntamento a Melbourne dal 17 al 22 novembre con mille delegati provenienti da 120 Paesi

 

di Maria Teresa Polico

 

Il 17 novembre avrà inizio a Melbourne, in Australia, il quinto congresso mondiale della Confederazione sindacale internazionale, Ituc–Csi, l’organiz­zazione sindacale mondiale più grande, che raggruppa 332 organizzazioni sindacali affiliate, in 163 paesi, con un’affiliazione totale di 200 milioni di lavoratrici e lavoratori. Mille delegati di 300 sindacati nazionali, provenienti da 120 Paesi e territori si riuniranno, tra il 17 e il 22 novembre 2022, presso il Melbourne Convention and Exibition Centre per dibattere delle sfide con cui dovrà confrontarsi il movimento sindacale mondiale nei prossimi quattro anni.

    Sarà presente una delegazione della Cgil, la cui composizione segue il criterio della rotazione e quello della parità di genere. Tra i delegati saranno presenti il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, il segretario generale della Filt, Stefano Malorgio, il presidente dell’Inca, Michele Pagliaro, il segretario generale della Fisac Veneto e responsabile del dipartimento internazionale, Claudio Cornelli, la segretaria generale della Funzione Pubblica, Serena Sorrentino, la segretaria generale della Fiom di Milano, Roberta Turi, Gloria Pavesi, Cgil Lombardia – Nidil Mantova, Silvana Cappuccio del dipartimento internazionale dello Spi, Elisa Gigliarelli del dipartimento internazionale della Filt, Salvatore Marra, coordinatore dell’area Politiche Europee e Internazionali, Sergio Bassoli e Mabel Grossi, dell’area Politiche Europee e Internazionali.

 

Temi e sfide da affrontare. “Un nuovo patto sociale” è lo slogan che accompagnerà il quinto congresso dell’Ituc–Csi, che metterà al centro del dibattito il documento congressuale imperniato sull’analisi delle tre sfide principali del movimento sindacale internazionale. Il primo tema è la questione climatica. Il secondo riguarda la questione della pandemia e il diritto all’accesso globale alla salute. Il terzo tema concerne la questione della trasformazione e della transizione tecnologica. Il titolo del documento congressuale è ancorato alla proposta di un nuovo contratto sociale che si fonda su alcuni pilastri: occupazione, diritti, salari, protezione sociale, uguaglianza e inclusione. Su questo documento è incentrato l’impianto dei giorni di lavoro congressuali, durante i quali si svolgeranno plenarie, forum tematici ed eventi collaterali.

 

Il calendario dei lavori. L’avvio dei lavori congressuali del 17 mattina sarà preceduto dalla Conferenza mondiale delle Donne, che si terrà il 16 novembre. Il Consiglio Generale, il parlamento del sindacato internazionale, e la Commissione Politica, si riuniranno nella prima giornata del congresso. Nella seconda giornata dei lavori congressuali inizierà la sessione plenaria, durante la quale si approverà la composizione degli organi statutari e si aprirà il dibattito sulla segreteria uscente e gli emendamenti allo statuto.

    I forum tematici del congresso, che sono parte integrante del congresso, dibatteranno i temi della relazione congressuale: lezioni sindacali tratte dagli shock globali, sindacalizzazione e organizing, clima e transizione giusta e tecnologia e impatto sul lavoro.

    Gli eventi paralleli riguarderanno i comitati giovani, l’obiettivo 8 di sviluppo sostenibile come nuovo contratto sociale per una ripresa e una resilienza ricche di posti di lavoro, la transizione pubblica, giusta ed equa dell’economia, così come l’evento dal titolo “Costruire la resilienza sotto l’oppressione: dialogo con i sindacalisti in esilio da Myanmar, Hong Kong, Afghanistan e Bielorussia”. Infine, va segnalato, tra gli eventi paralleli, l’evento comunitario della delegazione Cgil con Inca Australia a Melbourne.

    La sessione plenaria proseguirà domenica mattina, quando la segretaria generale uscente, Sharan Burrow, lascerà il testimone al nuovo segretario generale della Csi, e si concluderà martedì 22 novembre. Sarà un’esperienza intensa e formativa per la delegazione italiana della Cgil, che nel breve tempo di cinque giorni dovrà dedicarsi a questioni cruciali di non facile soluzione. Il quinto Congresso Mondiale Ituc-Csi si svolgerà in maniera interattiva e potrà essere seguito in diretta streaming attraverso il sito web del congresso e sui social media via #ITUC22.

       

                                      

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

PAURA A VARSAVIA

 

di Maria Teresa Olivieri 

 

Torna lo spettro della Guerra, con la Polonia di nuovo al centro. Un revival dell’ultima grande guerra in casa europea con Varsavia di nuovo sotto tiro. Ieri il missile che è arrivato in terra polacca ha seriamente spaventato non solo i polacchi ma tutta l’UE, temendo che il Cremlino volesse allargare il conflitto.

    Secondo “un’iniziale valutazione degli Stati Uniti”, il missile lanciato ieri in Polonia, che ha ucciso due persone in villaggio vicino al confine ucraino è partito dall’Ucraina anche se era di fabbricazione russa. Lo riferiscono due funzionari Usa alla Cnn, precisando che a questa valutazione si riferiva Joe Biden quando ha detto che è “improbabile” che il missile sia partito dalla Russia. Questa valutazione è stata al centro della riunione di emergenza G7-Nato convocata questa mattina da Biden al margine del G20 di Bali ed sarà al centro della riunione degli ambasciatori Nato in corso a Bruxelles.

    Ma intanto quanto successo viene valutato come una provocazione, sia dal vice rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, Dmtry Polyansky, che dall’ex Presidente russo e vice Presidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Mdevedev. Il missile che ha colpito Przewodow, in Polonia, ha innescato un vortice di polemiche proprio mentre in Indonesia era in corso il G20. Polacchi e ucraini hanno subito puntato il dito contro i russi che, dal canto loro, hanno respinto ogni accusa. Ci ha pensato, poi, Joe Biden a ritenere improbabile la pista dei missili russi.

    La Russia ha espresso apprezzamento per la reazione “moderata e professionale” degli Usa. “E’ la prima volta da molto tempo”, si precisa dal Cremlino. Le foto del relitto trovato in Polonia sono identificate come elementi dell’S-300 ucraino.

    Gli attacchi di alta precisione sono stati effettuati solo sul territorio ucraino e non più vicino di 35 km (22 miglia) dal confine ucraino-polacco, ha spiegato il ministero della difesa russo.

       

     

Politiche eco-sociali

A cura di Marco Morosini

 

Contro

il Potere italiano

 

Che resta maschile e senile, benché ora a trazione meloniana…

Segnalo l’uscita in tedesco del mio testo su questo tema.

 

Vai al sito di INFOSperber

       

    

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Ricordando Beppe Pericu

 

Beppe Pericu – il suo essere straordinaria figura  morale e civile e protagonista del cambiamento di Genova. Il Centro Studi Antonio Balletto e la Società di Letture e Conversazioni Scientifiche ricordano insieme, a cinque mesi dalla morte. Intervengono:

 

Federica Alcozer, Simone D’Angelo, Guido Fiorato,  Manuel Gausa Navarro, Giorgio Metta,  Valdo Spini.  Testimonianze video di Fernanda Contri e Renzo Piano.

 

Palazzo Ducale di Genova – Sala del Minor Consiglio

Venerdì 18 novembre 2022, ore 17.30

 

 

Presentazione del “Quaderno Circolo Rosselli” n. 1-2/2022

 

Sardegna 2021 A 70 anni dal numero speciale de “Il Ponte”. A cura di KRLS. 

 

Appuntamento presso la Fondazione Circolo Rosselli (Spazio QCR)

Via degli Alfani 101r, 50121, Firenze – Lunedì 21 novembre 2022, alle ore 17:00

       

       

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DAL PARTITO SOCIALISTA TICINESE

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

 

Palazzo del Quirinale 20/9/2020, Sergio Mattarella con

Simonetta Sommaruga, in visita presidenziale a Roma

 

Grazie Simonetta!

 

Simonetta Sommaruga, Presidente emerita della Confederazione svizzera e Consigliera Federale (a capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni), ha annunciato le proprie dimissioni dal governo elvetico con effetto a partire dal 1° gennaio 2023, motivando questa scelta con la volontà di prendersi cura del marito – lo scrittore e novellista Lukas Hartmann – colpito a fine ottobre da un ictus.

 

La scelta di Simonetta Sommaruga ci dispiace moltissimo, ma abbiamo grande rispetto e comprensione per la sua decisione. È una testimonianza della dedizione e della serietà con cui esercita il suo incarico.

    Ringraziamo di cuore la nostra Consigliera federale per il suo enorme impegno.

    Nei suoi 12 anni di permanenza in Consiglio federale, Simonetta Sommaruga ha compiuto passi importanti verso la transizione energetica e il rafforzamento della protezione del clima. Ha garantito una maggiore parità di retribuzione e ha modernizzato il diritto di famiglia.

    Grazie, Simonetta!

 

Il Partito Socialista del Canton Ticino, Bellinzona, Svizzera

 

* * *

 

La red dell’ADL si associa Simonetta Sommaruga si è dimessa per prendersi cura del marito – lo scrittore e novellista Lukas Hartmann.

    Come molte altre persone, dentro e fuori dal Paese che da sempre ospita il Centro Estero del socialismo italiano, abbiamo anche noi appreso con vero dispiacere le due notizie.

    Per fortuna, ce n’è anche una terza, e cioè che Hartmann sta meglio.

    La scelta compiuta da Simonetta Sommaruga pone in evidenza la rara capacità di giudizio e decisione di questa statista ed esponente socialista, che non ignora gli affetti, senza cui ogni agire degrada a mera astrusità. Grande lezione politica e umana.

 

       

                

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Le tragedie nel Mediterraneo

e la fuga dei giovani dal Sud 

 

Un’iniziativa dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CONSIGLIO dei COMUNI e delle REGIONI d’EUROPA SEZIONE ITALIANA PUGLIA (AICCRE Puglia), dell’Associazione Europa Mediterraneo (AEM), dell’Associazione Italiana Tutela Emigranti e Famiglie (AITEF) e al Movimento Federalista Europeo in Puglia.

 

Le continue tragedie nel Mediterraneo e la fuga dei giovani dal Sud hanno suggerito alle associazioni di organizzare un convegno il 18 gennaio nella sala ZUCCARI di PALAZZO GIUSTINIANI in Roma, gentilmente concessa, sul tema:

 

“Macroregioni Europee del Mediterraneo:

prospettive di sviluppo, migranti e la Pace”

 

Per invitare il Governo a chiedere, quanto prima, al Consiglio Europeo l’attuazione per garantire la pace nel Mediterraneo, nuovi posti di lavoro e investimenti!

    Sarà possibile, infatti, avvalersi dei finanziamenti Europei per realizzare progetti strategici: i collegamenti stabili tra l’Italia e la Sicilia, la Puglia e l’Albania e tra la Sicilia e la Tunisia, visto che è in corso avanzato la progettazione del tunnel che collegherà il Marocco e la Spagna.

    Con la guerra in corso dobbiamo trovare nuovi finanziamenti per ridurre i flussi migratori e dare lavoro ai giovani!

    Nell’invito alla signora Presidente Meloni, ai signori Ministri Calderoni, Tajani, Fitto e Musumeci, ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari, ai Presidenti delle Regioni e ai Sindaci l’Aiccre della Puglia ricorda che quattro delle cinque Macroregioni operano bene da tanti anni!

    Sono indispensabili e urgenti quelle del Mediterraneo per fermare il grande esodo degli immigrati e la fuga di tanti giovani dal Sud! Non si deve rinviare ancora! Il Mediterraneo deve essere mare di pace non di traffici illeciti, di clandestini e di continue tragedie!

    Ancora: con l’aiuto dell’ONU e dell’UE si devono allestire, quanto prima, dei centri di raccolta e formazione per fermare i traffici e consentire ingressi programmati in Europa!

    Le Associazioni promotrici rivolgono un invito pressante a partecipare per elaborare una proposta unitaria, in linea con il parere del C.E.S.E, che aiuti le Regioni e i Cittadini, specie i giovani, e induca il Governo a inoltrare, quanto prima, la richiesta attesa da tanti anni!

 

Signora Presidente, Signori Ministri,

è fondamentale assumere l’iniziativa per:

 

– essere protagonisti nel Mediterraneo

– il rilancio dell’Italia,

– spostare il baricentro dell’Europa,

– usufruire delle grandi risorse dell’Africa

– attrarre i traffici che giungono nel Mediterraneo.

 

Un passo decisivo perché il Mediterraneo sia mare di pace e prosperità!

Con l’invito alla partecipazione e alla diffusione.

 

Grazie cordiali saluti.

Giuseppe Abbati e Giuseppe Valerio

 

       

APPUNTAMENTO A BARI

Tornano le Lezioni Salvemini della Fondazione Giuseppe Di Vagno

 

Palazzo Del Prete, Bari ore 11:00 del 22 novembre 2022

 

Gaetano Salvemini e l’Italia nuova


Ne discutono

 

Patricia Chiantera

Docente di Storia delle dottrine politiche – Università degli Studi “Aldo Moro”, Bari

Gaetano Quagliariello

Docente di Storia Contemporanea – Università Luiss “Guido Carli”, Roma

Andrea Ricciardi

Storico – Fondazione “Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini”, Firenze (sito)

Introduce e coordina Luigi Quaranta

Giornalista – Fondazione “Giuseppe Di Vagno (1889-1921)”, Conversano (sito)

 

Ingresso libero

 

Per informazioni > Tel.: 080/4959372 – Mail: info@fondazione.divagno.it

 

 

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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