Care lettrici, cari lettori,
cerco sempre di non parlare di me perché sono molto geloso della mia vita privata ma le ultime cose che ho letto sulle pagine milanesi di la Repubblica e del Corriere della Sera a proposito della città e dei suoi irrisolti problemi mi hanno molto irritato e quindi: dai!
L’anno scorso di questi tempi, per un acciacco alla schiena ora fortunatamente risolto, ero costretto a muovermi con un deambulatore per poter uscire di casa e ho potuto così provare personalmente quanto sia difficile per un handicappato muoversi: marciapiedi malconci con una pendenza trasversale di molto superiore ai minimi di legge (1%), il dislivello massimo tra strada a marciapiede non dovrebbe superare i 15 centimetri.
E ancora: le auto sul marciapiede, così come qualunque ingombro anche se provvisorio, deve lasciare uno spazio libero per il passaggio di almeno 85 centimetri (D.P.R. 384 del ’78) e il Codice della strada purtroppo non prevede sanzioni per questo reato che andrebbe assimilato alla sosta irregolare negli spazi delimitati per la sosta delle auto degli gli invalidi.
Non parliamo dei gradini che delimitano i marciapiedi, altezza massima 15 centimetri, o gli scivoli per handicappati che dovrebbero essere larghi almeno 70 centimetri nel punto in cui si raccordano al marciapiede.
Quasi mai queste prescrizioni minime vengono rispettate dal Comune e le concessioni per i dehors hanno peggiorato la situazione.
Avete notato che quando piove negli scivoli per handicappati si forma una pozzanghera che costringe chi li spinge a bagnarsi fino alle caviglie?
Andando in giro col deambulatore si guarda dove si mettono i piedi e non si può fare a meno di notare quanto sporco si accumuli in strada lungo il cordolo dei marciapiedi e che quando piove le caditoie sono intasate e si formano pozzanghere perché le pendenze sono sbagliate.
Tempo fa AMSA aveva annunciato che per non “disturbare” gli automobilisti costretti a spostare le loro automobili avrebbe provveduto al lavaggio delle strade lungo i marciapiedi con un getto dove la moto spazzatrice non riusciva ad arrivare, promessa non mantenuta. Prima si aveva il fastidio di spostare la macchina a partire dalla mezzanotte, oggi abbiamo il fastidio di vedere lo sporco , prevalentemente mozziconi di sigaretta e, dall’autunno in avanti, foglie secche. Non ci è stata data la possibilità di scelta.
Con il deambulatore molte volte mi è successo di finire in una sorta di cul de sac tra auto sul marciapiede, case ed auto in sosta: ho imparato a guardare avanti per scegliere la “rotta” migliore. Si impara sempre qualcosa ma nell’imparare si riflette sulla scarsa empatia di Sindaco e Giunta verso i cittadini: non solo in questo caso ma sempre.
Ma non finisce qui. Nel mio isolato vi è una giovane signora che da qualche anno ha perso la vista e va in giro con il classico bastoncino bianco. Va rasente le casa e ho potuto vedere cosa significa per lei superare motociclette parcheggiate sul suo percorso per non parlare dei monopattini messi di traverso al marciapiede.
Nel mio scorso editoriale dicevo a proposito delle buche nelle strade: ” Capovolgendo il vecchio adagio “ubi maior minor cessat”, io dicevo: se non si sanno fare le piccole cose figuriamoci le grandi.”. Ribadisco.
La nostra assessora al traffico annuncia la realizzazione di nuove piste ciclabili: a quando una pista per handicappati? Ma diciamo di più, a quando i pedoni saranno realmente protetti da ciclisti e monopattini selvaggi? Anche loro, i pedoni, hanno diritto a una viabilità “morbida”.
A proposito delle piste ciclabili vorrei che il Comune facesse un report sulle quantità di ciclisti che transitano su ogni pista ciclabile. Ho percorso molte volte strade dotate di piste ciclabili senza vedere una sola bicicletta e vorrei sapere soprattutto perché dopo quattro anni di lavori la pista ciclabile in Viale Monte Rosa non sia ancora finita.
E ancora: quando ci accorgeremo che l’impronta ecologica a Milano è troppo alta e ci domanderemo se c’è spazio per nuove costruzioni?
Nelle prossime lettere vi parlerò della asfaltatura dei marciapiedi e della posa dei cartelli stradali: ce n’è per tutti.
La città a 30 chilometri all’ora
Il traffico negli ultimi tempi è diventato più caotico di prima che arrivasse il Covid. La pandemia e il lavoro da remoto ci hanno fatto apprezzare, unico dato positivo, una Milano diversa, meno caotica e con un traffico quasi umano. Peccato che le polveri sottili non siano nel frattempo diminuite. Dell’aria a Milano dovremo riparlare ancora molto. E se fosse che la densità di popolazione e di conseguenza di edificazione fossero la vera causa della cattiva qualità dell’aria?
Gli ultimi dati sul traffico a Milano li ha illustrati sinteticamente Gianni Santucci sul Corriere della Sera di lunedì scorso desumendoli da una relazione di Amat (Agenzia Mobilità Ambiente Traffico del comune di Milano), una relazione del giugno 22 (ignota al grande pubblico e agli assessori comunali) e io non mi dilungo a riassumere il contenuto del suo articolo suo : faccio prima riproducendo l’immagine del Corriere della Sera che accompagna il testo.