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Tutte le vite dei grandi ricordate da un bambino
Scritto da Redazione, lunedì 20 febbraio 2023 alle 11:49
Dentro la cornice l’istantanea di persone in bianco e nero che mostrano grandi sorrisi, ferme in uno scatto a volte studiato o ritratte senza preavviso in un momento che qualcuno vuole ricordare. Le trovi accanto a foto sbiadite in carta Polaroid dove c’è spesso un viso difficile da riconoscere, bello da vedere, che guarda altrove, come se la cosa importante fosse lontana, fuori dall’inquadratura.
“Storia immaginaria della mia famiglia”, il romanzo di Andrea Vianello, giornalista, scrittore e direttore di Rai Radio1, presentato nella Sala Pegaso di Palazzo Sacrati Strozzi dall’autore assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, Luciano Tancredi, direttore del quotidiano Il Tirreno e all’attrice Gaia Nanni è insieme storia personale e collettiva e un’occasione di incontro e riflessione sui fatti che hanno scandito la storia italiana degli ultimi decenni visti da una prospettiva inedita e originale.
Nelle pagine c’è la luce della televisione illuminata dalla lampada di cortesia, come era buona cosa fare, il suono delle grandi orchestre della radio e di rock bands nuove di zecca, confinate ai margini della programmazione o proposte da voci visionarie che anticipavano, di parecchio, il loro tempo, con certi dischi accanto a libri impilati a caso e vecchi calendari con giorni speciali segnati con la biro.
“Un romanzo calato nella vera cronaca italiana – sottolinea Giani – ambientato in una Roma che cresce e si sviluppa in quel senso di certezza nel futuro riflesso nei nuovi palazzi del quartiere della Balduina e dove si muove un’umanità pienamente calata nelle speranze e nei conflitti di quegli anni raccontati anche con quel tocco di “toscanità” tratteggiata dalla figura di Amintore Fanfani che appare nel palcoscenico di una capitale di politica e di governo accanto ai personaggi della vita quotidiana”
E davanti a tutto questo, in una specie di piano americano, l’immagine della famiglia, le persone care, i volti dei parenti, le voci che spiegano, educano, proteggono, suggeriscono, correggono e vivono vite che un bambino esaurisce nei loro ruoli naturali: mamme, babbi, nonni o zii che vedi poco e frequenti meno.
Così è facile come dormire tranquillo sul sedile posteriore della Seicento, mentre qualcuno guida e pensa a darti tutto quello di cui hai bisogno.
E’ la famiglia “immaginaria” che ti basta, delle cose a posto, dove il pensiero che le donne e gli uomini che ti stanno accanto non abbiano altra vita che quella dedicata a te e l’idea che possano essere o essere stati anche “altro” è un pensiero che scacci dalla mente con fastidio: poco probabile.
Alla doverosa domanda da cronista che Luciano Tancredi pone su quanto di vero, verosimile o immaginato possa esserci nelle pagine del romanzo, Andrea Vianello risponde da romanziere di razza e di istinto e rivendicando la “libertà della narrazione che prende cose vere e le porta in un altro mondo, le modella adattandole alle esigenze del racconto e si prende l’onere di colmare i vuoti e le dimenticanze riempiendoli con tutta la verità che l’immaginazione può offrire”
Ed è proprio qui, in questo punto, che il romanzo di Andrea Vianello accende la sua luce e parla al presente: su quello che manca al racconto immaginario di un bambino e diventa la parte più importante della storia “grande”, quella che non conosci e sta dietro il bel regalo di Natale del misterioso zio che abita lontano, nascosto con imbarazzo dal nonno partigiano. Una storia di famiglia che diventa storia di famiglie: le improvvise fortune, i fallimenti, l’impegno politico della mamma, le discussioni sottovoce, i mutui in scadenza, l’Italia che si apre ai temi dei diritti, del nuovo ruolo delle donne, del cambiamento sociale e civile. Nelle pagine del romanzo di Andrea Vianello la cronaca ha nomi e volti di persone conosciute che costruiscono la vera identità comune e condivisa di un Paese che ancora fa fatica a riconoscere la sua pluralità e la sua forza.
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