L’ADL del 25 aprile 2023

L’Avvenire dei lavoratori

25 Aprile 2023 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

Redazione e amministrazione presso la Società Cooperativa Italiana – Casella 8222 – CH 8036 Zurigo

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A causa di un problema tecnico riprendiamo solo oggi le tra­smissioni, anticipando in occasione del 25 Aprile l’uscita dell’ADL di questa settimana. Buona Festa della Liberazione! La Red dell’ADL

     

 

il 20 maggio prossimo la “GIORNATA COOPERATIVA 2023”

 

IERI OGGI E DOMANI

Una giornata sulle prospettive della cultura

e della sinistra italiana – in Italia e all’estero

 

 

Sono stati invitati alla “Giornata Cooperativa 2023”:

 

·       Alberto Aghemo, Presidente Fondazione Giacomo Matteotti

·       Renzo ambrosetti, co-fondatore dell’UNIA, già presidente centrale del Sindacato interprofessionale svizzero e della FMLO

·       paolo bagnoli, Professore ordinario di Storia delle Dottrine Politiche, già Senatore della Repubblica

·       Renzo balmelli, Giornalista, già direttore del TG svizzero, editorialista dell’ADL

·       Felice Besostri, Professore emerito, già Senatore della Repubblica

·        Emidio Campi, Professore emerito di Storia della Chiesa, già Direttore dello Institut für Schweizerische Reformations­geschichte Università di Zurigo

·        Anna-Maria Cimini, Presidente Concistoro Valdese Zurigo, già Presidente della Federazione Colonie Libere Italiane in Svizzera

·       Tatiana Crivelli, Ordinaria di Letteratura Italiana (Zurigo), ha diretto il progetto di ricerca S/confinare. I rapporti culturali italo-svizzeri tra associazionismo, editoria e propaganda (1935-1965)

·       tindaro gatani, Storico, Giornalista, Studioso dell’Emigrazione italiana in Svizzera

·       Helmut Holzhey, Professore emerito di Storia della Filosofia (Zurigo), Fondatore ed ex Presidente della Schweizerische Gesellschaft für die Erforschung des achtzehnten Jahrhunderts (SGEAJ)

·       Vreni Hubmann, Giurista, ex Docente, già Consigliera Nazionale del Partito Socialista Svizzero

·       Toni Ricciardi, Storico, Parlamentare, Segretario del Partito Democratico in Svizzera – Premio Coopi 2023

·       Antonio Spadacini, sacerdote MCLI, Presbitero Diocesi Brescia

·       valdo spini, Professore emerito, Politologo, Economista, Presidente Fondazione Rosselli, Presidente AICI, già Coordinatore PSI, già Parlamentare e Ministro della Repubblica

·       Anita Thanei, Giurista, Avvocata, già Consigliera Nazionale del Partito Socialista Svizzero, già Presidente della Commissione Affari Giuridici del Consiglio Nazionale Svizzero

 

Moderano:

 

·        Andrea Ermano, Filosofo, Co-Presidente Coopi, Direttore ADL

·        Francesco papagni, Teologo e giornalista, Consiglio parrocchiale Liebfrauenkirche Zurigo

 

Il “Premio Coopi 2023” è stato assegnato a Toni Ricciardi. All’inizio della manifestazione avrà luogo la consegna del Premio, che anche in futuro verrà attribuito a una personalità di spicco nel mondo dell’emigrazione italiana in Svizzera. Appuntamento il 20/5/2023 al Ristorante Cooperativo dalle ore 12.30.

   

    

L’Avvenire dei lavoratori

 

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EDITORIALE

 

BUON 25 APRILE!

 

Ma prima o poi l’Italia dovrà avviare una Seconda Ricostruzione

 

di Andrea Ermano

 

L’Avvenire dei lavoratori e la Federazione Socialista Italiana in Svizzera, sua editrice, appartengono alle non moltissime istituzioni oppostesi da subito alla dittatura mussoliniana. A ciò va aggiunto che nella Val d’Ossola i nostri predecessori hanno partecipato attivamente alla lotta partigiana, fornendo mezzi, armi e partigiane/i combattenti contro il nemico nazifascista fino alla sua ignominiosa sconfitta.

 

 

L’editoriale del Direttore, Guglielmo Usellini, sull’ADL

 del 1° maggio 1945.

 

Grava perciò su di noi l’onore non lieve di proseguire in una tradizione politico organizzativa uscita vittoriosa dalla Seconda Guerra Mondiale e che a buon diritto può prendere la parola in questo 78.mo Anniversario della Liberazione. Possiamo e dunque dobbiamo parlare.

    Bene. Che dire, senza troppo tergiversare, di questo governo a guida meloniana? La premier stessa spicca per neo-revisionismo, e basti notare che, sull’eccidio perpetrato il 23 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine, Meloni ha pesantemente tentato di manipolare la verità storica, parlando di quella strage nazifascista come di una persecuzione anti-italiana. In questo modo ha dato la stura a un’intera telenovela di provocazioni. Oggi la premier ha scritto sul Corriere che le destre parlamentari hanno “dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Traduciamo: il 25 Aprile del 2023 Giorgia Meloni – con vellutata ipocrisia – ci fa sapere che lei non abbraccia il valore dell’“antifascismo” su cui si fonda la nostra Costituzione.

 

Riunione del primo governo presieduto da Alcide De Gasperi

(DC), con Pietro Nenni (PSIUP), Palmiro Togliatti (PCI), Leone

Cattani (PLI) ed Emilio Lussu (PdA).

 

Ora, però, se vi domandate come sia potuto accadere che a capo del governo italiano segga una premier revisionista di tal fatta, vi troverete a riflettere intorno alla catastrofe della politica politicante abbattutasi sull’intero “arco costituzionale”. Bisogna, invero, ammettere in tutta onestà che questa orribile bassura della Repubblica non sarebbe neppur pensabile se trent’anni fa non fosse crollato il “sistema” a causa delle insaziabili appetizioni tangentizie su cui ormai si fondava il finanziamento della politica. In quel di Tangentopoli i partiti dell’arco costituzionale, inclusi quelli di sinistra, furono colti con le mani nel sacco, in un’irrefrenabile peripezia di malcostume.

    Nel biennio horribilis 1992-1993, il bubbone deflagrò. I portaborse craxiani vennero sbattuti in prima pagina. I due partiti maggiori, DC e PCI, tentarono di trasformare il PSI nel capro espiatorio unico di una degenerazione che invece era generale. In Italia, condurre una vita normale risultava ormai difficilissimo ai più. La gente incappava di continuo nei lacci e nei lacciuoli delle esazioni tangentizie, indispensabili a trovare un’occupazione, una casa e talvolta persino un letto d’ospedale.

    Quando si ebbe la scandalosa detonazione, con tutto il suo rimbombo, apprendemmo le vere dimensioni della malattia, in ampiezza e in profondità. Fu così che ebbe luogo la Rivoluzione mediatico-giudiziaria italiana, alla quale noi che vivevamo all’estero assistemmo tra le risate di disprezzo del mondo intero. E accadde, allora, quello che sempre rischia di succedere in dinamiche di questo genere: venne gettato il bambino insieme all’acqua sporca, dato che la “Prima Repubblica” ne uscì epurata anche per gran parte della sua classe dirigente più capace, liquidata quasi tutta, insieme ai tangentisti.

 

Ben sei lustri sono trascorsi da allora. Il nostro Paese è retrocesso in tutte le classifiche internazionali. La DC e il PCI si sono sciolti, confluendo in larga misura nel PD, che insieme al PSI appartiene alla famiglia del PSE. La Grecia, espugnata, ha soggiogato il selvaggio vincitore, si diceva anticamente. Così, la cultura politica del socialismo democratico si è estesa nei consensi degli italiani. E l’Italia dovrà imboccare, prima o poi, la via di una Seconda Ricostruzione.

    Appare arduo trovare oggi in Italia altre culture politiche strutturate quanto quella di cui L’ADL fa parte, senza soluzione di continuità. E, certo, i “postfascisti” al Governo non sembrano in grado di guidare un grande paese quale l’Italia è ridiventata, dopo molti secoli, durante i formidabili decenni degasperiani, saragattiani e nenniani del secondo Dopoguerra.

    Per riuscire in una Seconda Ricostruzione, appare necessario che l’Italia ritorni all’idea originaria di una Repubblica fondata su partiti, certo sottoposti al controllo di legalità, ma solidamente dotati di culture politiche degne del nome. Un serio impedimento su questa strada consiste nella mutazione individualistica in cui ci vediamo frattanto universalmente investiti con l’avvento della “società liquida”. Ma quanto meno lo schieramento progressista deve, e può, superare le difficoltà.

    Siamo finalmente giunti al compimento di una lunga marcia di riunificazione? Schlein e Maraio hanno l’opportunità storica di riaggregare il vasto mondo della sinistra italiana sotto la comune egida socialista democratica. Così era stato fino a cent’anni fa. E così deve essere oggi la nostra cultura politica, includendo in essa le ragioni del femminismo, dell’ecologia e del pluralismo culturale, etnico e religioso.

    Si dirà che per troppo idealismo sragioniamo. Tanto più che, se noi per un verso abbiamo di mira l’unificazione del centro-sinistra italiano sotto l’egida lib-lab di Elly Schlein, anche il centro-destra ha per l’altro verso compiuto qualcosa di analogo sotto la leadership di Giorgia Meloni. Ma la differenza salta all’occhio, non solo sul piano del personale di governo.

    Questa differenza attiene ben di più al tema della cultura politica. Che è, alla fin dei conti, la vera questione dell’egemonia, come si comprende raffrontando il conseguimento liberal-socialista, sedimentato in due secoli di storia europea, rispetto al miserevole pot-pourri neo-liberista, neo-regionalista, neo-nazionalista e “post-fascista” che caratterizza il centro-destra oggi al governo.

        

Elly Schlein rende omaggio alla stele di Matteotti a Riano  

 

Esattamente qui, secondo il nostro punto di vista, si profila la maggiore difficoltà, presa molto sotto gamba, delle destre italiane. Perché – mentre si staglia all’orizzonte un’epoca storicamente interessante (per non dire “pre-bellica”) – il basamento ideale di chi governerà l’Italia e l’Europa non potrà sussultare a ogni emergenza e a ogni stagione, pena la catastrofe.

    Insomma, se per l’Europa occorre rilanciare ovunque la presenza organizzata dei socialisti democratici, per l’Italia il punto di riferimento che emerge ormai con chiarezza è il Partito Democratico di Elly Schlein, alla quale Enzo Maraio ha opportunamente rivolto un appello unitario. E la giovane segretaria Schlein, quale primo atto pubblico della sua leadership, ha reso omaggio alla stele di Giacomo Matteotti, con gesto dotato di altissimo significato simbolico.

    Si tratta di un gesto che vale ben oltre la risposta data al presidente del Senato La Russa secondo il quale l’antifascismo non starebbe nella nostra Costituzione, mentre sul sito web della camera parlamentare da lui stesso presieduta (vai al sito) si legge questa Dodicesima Disposizione Finale: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Più antifascista di così…

    «Noi diciamo che l’antifascismo è la nostra Costituzione», ha dichiarato Elly Schlein a Riano. E ha aggiunto che la lotta contro questo governo non si ridurrà all’antitesi di cui sopra, ma investirà la «giustizia sociale, il contrasto alla povertà e un rapporto diverso col pianeta».

    Ecco, è sul merito delle proposte e delle strategie politiche che si misurerà la forza propulsiva di una nuova generazione della sinistra italiana.

    Buon 25 Aprile!

       

            

SPIGOLATURE 

 

Quando e come finirà

questa guerra?

 

di Renzo Balmelli 

 

SFIDA. Da buon democratico, anche Joe Biden ha voluto sottolineare a modo suo il 25 Aprile. E, a guardar bene, ha fatto un passo molto più netto di quanto siano stati capaci certi politici italiani (sappiamo bene quali) che stanno ancora arzigogolando sul significato da dare alla giornata della Liberazione. Magari sarà soltanto una di quelle coincidenze che la storia tiene in serbo e svela quando meno te lo aspetti. Eppure, che il Presidente americano abbia scelto  proprio il 25 Aprile per annunciare la sua ricandidatura per le elezioni del 2024 non è un gesto privo di significati per tutti coloro che si riconoscono in determinati valori. Se quando ha corso per la presidenza quattro anni fa la sua era una battaglia per lo spirito dell’America, a maggior ragione lo è ancora adesso. Anzi di più, se si soppesano le minacce che incombono sul mondo mentre un alto papavero russo, ossia nientemeno che il vice presidente del Consiglio di sicurezza Medvedev, non esita a dichiarare che la guerra nucleare è “possibile” e che tale prospettiva esiste qualora la Russia si trovasse di fronte ad un atto di aggressione tale da minacciare l’esistenza del suo Paese. Parole che mettono i brividi e fanno capire molto bene quale potrebbe essere la posta in palio se, per delirio d’ipotesi, la Casa Bianca dovesse finire in mano a Trump e ai suoi elettori, che non hanno perso un solo istante nel ridicolizzare la ricandidatura di Biden. Nel video che accompagna l’annuncio del leader democratico scorrono le immagini dell’attacco al Congresso del 6 gennaio, un evento che ha lasciato ferite ancora aperte. Biden chiede la rielezione per finire il difficile lavoro della riconciliazione nazionale ponendo agli Stati Uniti una domanda cruciale. La domanda che ci troviamo ad affrontare – dice – è se nei prossimi anni avremo più o meno libertà. Più o meno diritti. Una sfida epocale da far tremare le vene ai polsi. Una sfida da non lasciare nelle disponibilità degli avventurieri della politica.


ARMAGEDDON. Chissà le volte che Richard Wagner, al colmo dell’indi­gna­zione, si sarà rigirato nella tomba nel vedere il suo nome associato a quello di un gruppo di mercenari pronti a tutto. Se il wagneriano Crepuscolo degli dei viene unanimemente considerato l’Armageddon della mitologia nordica, viene ora da chiedersi quali strumenti siano ancora disponibili per fermare le atrocità che si stanno commettendo durante la guerra in Ucraina. E come si potrà impedire che un altro Armageddon travolga una civiltà cresciuta alle porte dell’Europa. La risposta non è tanto difficile. La conosciamo e sappiamo qual è. Da tempo si va ripetendo che l’unica via d’uscita sono i negoziati di pace senza precondizioni da parte del Cremlino che ha innescato il conflitto e si rifiuta di ammetterlo. Certo la Russia si è dichiarata pronta a porre fine agli scontri armati, ma in un modo davvero curioso, disseminando tutta una serie di paletti che rendono la proposta inattuabile. La presidenza moscovita finge infatti di dimenticare che l’Ucraina è la vittima dell’aggressione e quindi sta a Kiev definire il quadro negoziale nel quale sia implicito il ritiro dell’invasore. Altre ipotesi praticabili non ne esistono. Al netto della propaganda di Mosca, alla domanda: “Quando e come finirà questa guerra?” gli esperti più accreditati allargano le braccia sconsolati, unanimi nel rispondere: “Non presto, purtroppo”.

 

GRANCASSA. È dal primo giorno di questo mese – e non scherzo – che la destra con le sue pubblicazioni cartacee e digitali le prova tutte per dissacrare la data del 25 Aprile. La mobilitazione sull’altro fronte è stata ispirata da un unico, vero, squallido movente: cercare con ogni mezzo di screditare l’evento e convincere l’opinione pubblica che la storica ricorrenza che oggi si celebra altro non sarebbe se non la “chiamata alle armi” della sinistra contro l’attuale maggioranza ed il suo governo. Ma vi pare possibile col passato da ricordare e commemorare che di Liberazione e Resistenza antifascista si parli solo per dovere di cronaca. A essere presa di mira è in particolare Elly Schlein rea di essersi subito “mobilitata” – così abbiamo letto – per il 25 Aprile, suonando la “grancassa dell’antifascismo”. Capito: la grancassa dell’antifascismo, come se fossimo al luna park della storia e non al cospetto di un evento memorabile che ha segnato la fine dell’oppressione scandita dallo spaventoso rumore degli scarponi chiodati. Mentre scrivo queste righe mancano pochi giorni al 25 Aprile e nel commosso ricordo di chi si è battuto per la libertà a me pare più attuale e necessario che mai tenere ben alta la guardia per impedire che venga riscritta la storia antifascista del Paese.

   

      

economia

 

India: è in arrivo

la petro-rupia?

 

L’India sta preparando la sua moneta, la rupia, a giocare un ruolo sui mercati internazionali simile a quello dello yuan cinese. Pur essendo parte importante nel gruppo dei Paesi Brics, l’India non vede di buon occhio l’espansione cinese in Asia e non intende essere trainata dall’attivismo di Pechino. Pensare, però, di giocare l’India contro la Cina, a nostro avviso, sarebbe la solita politica miope e perdente.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all’economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

La riflessione indiana parte dall’energia, come riportato anche da un documento dell’Istituto Gateway House, un centro studi di Mumbai. Si afferma che negli ultimi due decenni lo scenario energetico globale è cambiato: domanda, offerta e prodotti energetici. L’unica costante è stata il dollaro Usa come valuta usata nel commercio di energia. Ultimamente lo yuan cinese è emerso per sfidare il dollaro. Nuova Delhi adesso si chiede se la rupia indiana possa essere un terzo giocatore. Una “petrorupia”?

    Com’è noto, l’India è il terzo consumatore mondiale e il secondo importatore di energia. Gli indiani lamentano che il commercio mondiale di petrolio e di gas si svolga quasi interamente in dollari sulle borse occidentali e con prezzi che non rappresentano la domanda reale.

    Una serie di fattori politici, economici e finanziari, stanno creando un nuovo equilibrio nell’ordine e nella finanza globali. Uno di questi è il cambiamento nella bilancia del commercio energetico. Mentre negli Usa, in Europa e in Giappone il consumo di petrolio sta diminuendo o si sta stabilizzando, in India, con la sua economia in crescita, il consumo energetico aumenta. Si prevede, infatti, che il fabbisogno passerà dagli attuali 4 milioni di barili al giorno ai 10 milioni entro il 2040.

    Viene anche fatto notare che i due benchmark petroliferi globali, il WTI e il Brent, sono datati e che spesso anche manipolati. Oggi i due maggiori importatori, Cina e India, fanno riferimento a produttori e mercati totalmente diversi. È implicito che il nuovo orientamento vada a intaccare antiche posizioni di privilegio occidentale o, meglio, del vecchio colonialismo.

    L’India sostiene che la crisi finanziaria del 2008 ha messo in discussione il ruolo del dollaro come moneta unica globale e che la sua instabilità avrebbe fatto raddoppiare il debito degli Usa, inducendo Washington a una ritirata dai processi di globalizzazione. Si rileva che le sanzioni unilaterali e motivate geopoliticamente avrebbero suscitato forti risentimenti nei confronti del potere americano.

    Secondo lo studio succitato, il processo dell’Unione europea e dell’euro, che si sarebbe accontentato di controllare il 20% degli scambi monetari e commerciali e delle riserve mondiali, si è fermato.

    Di conseguenza, l’India, come la Cina prima, vede l’opportunità per più di una valuta di svolgere un ruolo internazionale importante. 

    New Delhi è consapevole che sui due mercati principali, quello di New York e quello di Londra, la stragrande maggioranza delle operazioni finanziarie, future e altri derivati riguardanti l’energia, è di carattere puramente speculativo. I contratti future sono almeno 10 volte il volume del petrolio realmente trattato. Secondo gli esperti indiani anche sul mercato di Shanghai, creato nel 2018, dominerebbe incontrastata la speculazione finanziaria.

    Inoltre, Nuova Delhi vede che la Cina, attraverso l’Asian infrastructure development bank e la Belt and road iniziative, la nuova “Via della seta”, starebbe penetrando in molti Paesi dell’Asia, nell’Oceano Indiano e in altri continenti. Con lo yuan vorrebbe anche influenzare l’architettura finanziaria globale. Un processo che pone dei problemi ma anche delle nuove opportunità per l’India.   

    Da qui nasce l’azione per l’internazionalizzazione della rupia attraverso la creazione di un hub per un nuovo mercato internazionale del petrolio e del gas, eventualmente collegato alle borse di Mumbai. Così il governo indiano potrebbe far sentire il suo peso sulla formazione dei prezzi dell’energia.

    È un processo in grande movimento. Recentemente, la Reserve Bank of India ha autorizzato alcune banche indiane a operare in rupie in 60 contratti commerciali che coinvolgono 18 Stati, tra cui la Gran Bretagna e la Germania. Con la Malesia detto meccanismo è già a uno stadio più avanzato. Al prossimo summit del G20 di Nuova Delhi, sotto la presidenza indiana, saranno annunciati nuovi passi verso l’internazionalizzazione della rupia.

    L’Europa non può essere indifferente ai mutamenti nello scenario globale e dovrebbe relazionarsi meglio anche con la nuova emergente superpotenza economica e politica indiana.

       

       

da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

Quel giorno in via Rasella

 

Sabato 22 aprile, lezione in strada su che cosa

sia stato l’episodio di guerra partigiana

 

di Guido Ruotolo 

 

Via Rasella, Roma, 23 marzo 1944. Poco prima delle quattro del pomeriggio, quindi in pieno giorno e soprattutto in pieno centro, lì dove avevano sede diversi comandi delle truppe d’occupazione naziste, il plotone di reclute altoatesine viene attaccato da dodici partigiani comunisti dei Gruppi d’azione patriottica (Gap). L’esplosione di un ordigno, e a seguire di quattro bombe a mano, uccidono trentatré militari nazisti e due civili. Tanti i morti dell’attacco partigiano. Anche perché gli altoatesini erano armati, non portavano certo con sé strumenti musicali. Il giorno seguente, la rappresaglia tedesca (con la complicità degli alleati fascisti italiani che forniscono gli elenchi dei comunisti, degli ebrei, degli oppositori politici) e l’eccidio delle Fosse Ardeatine, 335 morti.

    Sabato 22, alla vigilia di questo importante 25 Aprile, un incontro in via Rasella per ricordare e per capire il presente. Colpiscono alcuni passaggi dell’intervento dello storico Sandro Portelli. Intanto, nonostante il revisionismo di destra, via Rasella non fu un atto terroristico, ma un’azione di guerra, un episodio di battaglia contro un esercito di occupazione. Roma, per 271 interminabili giorni, fu occupata dai nazisti. Manca, nella ricostruzione storica a uso e consumo del revisionismo della destra, che via Rasella non fu l’unica azione di guerra, e che essa avvenne dopo mesi di violenze naziste in città.

    Bella e commovente la lezione di storia di sabato scorso. Tanti romani (ma pochi giovani) seduti come se fossero in un’aula scolastica. E, nel centro del cerchio, una sedia per il “professore”. Risuonano come bestemmie le parole del nostalgico Ignazio La Russa, purtroppo presidente del Senato: “Nella Costituzione non c’è scritta la parola antifascismo”. Qualche giorno prima, lo stesso nostalgico che conserva a casa, gelosamente, i cimeli del ventennio fascista, se n’era uscito con il plotone degli altoatesini arruolati dai nazisti come una banda musicale di pensionati. E prima ancora, nel giorno dell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva affermato che 335 “italiani” furono trucidati per rappresaglia dell’attacco partigiano in via Rasella. E invece sentir dire, proprio in via Rasella, che non fu così, che quelle affermazioni improvvide della destra oggi al governo offendono la memoria delle povere vittime dell’odio nazista. Fu un atto di guerra. Legittimo, come testimoniato, del resto, dalle motivazioni dei giudici nei processi penali e civili celebrati nel tempo.

    Fanno riflettere le affermazioni ascoltate sabato, che invitano a leggere la cultura e i provvedimenti di questo governo di destra in continuità ideologica con il passato. I provvedimenti contro i rave, le donne, gli immigrati, le Ong, la proposta di abolizione del reato di tortura – scelte divisive che, di fronte all’incapacità di governare la complessità dell’oggi, trovano nelle misure autoritarie e repressive l’unica strada possibile.

(continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

   

L’Avvenire dei lavoratori

 

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

Landini, tutti gli errori

di questo governo

 

Dalle pagine di Repubblica, il segretario generale della Cgil mette in fila le scelte sbagliate dell’esecutivo su lavoro, fisco, Pnrr, Def, salari, 25 Aprile. E rilancia le manifestazioni unitarie di maggio

  

“Il governo sta facendo scelte sbagliate sulle politiche per il lavoro e il fisco”. Lo ha detto a La Repubblica Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. “Prosegue senza un disegno, con interventi non strutturali. Ci fa arretrare sul Pnrr. Ha fatto un Def sbagliato che taglia la spesa pubblica. E procede solo a colpi di propaganda. I lavoratori sono stufi dei salari troppo bassi e di essere il bancomat per chi fa grandi profitti e non paga le tasse. Noi ci mobiliteremo. Lo faremo, assieme a Cisl e Uil, con tre manifestazioni interregionali il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli. E andremo avanti fino a quando non avremo risposte alle nostre richieste dal governo. Anche con lo sciopero se necessario”.

 

Aumentare i salari

“Vogliamo aumentare i salari – ha aggiunto Landini -. Chiediamo un taglio di 5 punti del cuneo fiscale. E il fiscal drag, l’adeguamento delle detrazioni all’inflazione, per garantire aumenti reali di salari troppo bassi. Chiediamo di superare la precarietà anziché procedere a colpi di voucher e liberalizzazione dei contratti a termine senza causale. Chiediamo una riforma fiscale che sani disuguaglianze ormai non più accettabili con il lavoro tassato al 40%, la rendita immobiliare al 21%, quella finanziaria fino al 20%, il reddito degli autonomi al 15%. Vogliamo una vera riforma delle pensioni. Chiediamo di non tagliare, come fa il governo nel Def, la sanità e la scuola pubblica. Il governo sta smantellando il servizio sanitario nazionale. Ci sono liste d’attesa di anni. E per accedere alle prestazioni sanitarie troppo spesso bisogna pagare il privato. Medici e infermieri sono allo stremo. Serve un piano straordinario di assunzioni”.

 

La denatalità frutto di scelte sbagliate

Secondo Landini, “la denatalità di oggi è il frutto di politiche sbagliate degli ultimi 15-20 anni. Ci sono meno figli perché siamo il Paese con il tasso di occupazione femminile più basso, la precarietà più alta, meno asili, meno scuole, meno servizi. Senza politiche abitative per sostenere le scelte dei giovani. Senza finanziare la legge sulla non autosufficienza, mentre la vita media si allunga. Raccontare che si può invertire un processo così profondo con qualche incentivo fiscale significa prendere in giro le persone”. Sull’ipotesi di nuove detrazioni per i figli, risponde: “Mi chiedo quali famiglie il governo voglia aiutare. Le detrazioni non vanno agli incapienti e solo in minima parte ai redditi bassi. Il rischio è di sostenere solo quelli alti. Ma ricordo che l’87% dei lavoratori italiani guadagna meno di 35 mila euro all’anno”.

 

25 Aprile: la storia non si cambia

Alla domanda cosa significa il 25 Aprile, la risposta del leader di Corso Italia è chiara: “Significa libertà e democrazia. Significa una Costituzione fondata sul lavoro che nasce dalla lotta di liberazione degli italiani scesi in campo per sconfiggere nazismo e fascismo”. E reputa “un’offesa a tutti gli antifascisti” le parole presidente del Senato Larussa che dice che nella Costituzione non c’è la parola antifascismo. “La storia non si cambia, come non si cambia il divieto inserito in Costituzione di ricostituire il partito fascista. Siamo tornati liberi grazie a chi ha donato la vita per ridare a tutti democrazia e libertà. Non a caso abbiamo scelto i 75 anni della Costituzione antifascista e il suo articolo uno come tema del Primo maggio: l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

 

Un Primo maggio di lotta

Nel giorno della Festa dei lavoratori, il governo ha convocato un Consiglio dei ministri per varare il decreto Lavoro. “Il Primo maggio – sottolinea Landini – è e resta una giornata di lotta e mobilitazione dei lavoratori. Penso che il governo dovrebbe pensare ai lavoratori tutti i giorni, non solo il Primo maggio. Non è questo il momento di fare propaganda, ma di dare risposte. Leggiamo di questo decreto sui giornali, visto che i sindacati non sono stati mai convocati. Ma nelle numerose assemblee di aprile nelle industrie, nella sanità, nei supermercati, abbiamo trovato lavoratori, giovani e precari pronti a mobilitarsi per ottenere risultati”.

        

                                         

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Maraio a Schlein: hai un’occasione storica

per nuova sinistra senza cancellare socialisti

 

“Il socialismo è vivo in tutta Europa, è vivo in Italia. Vive, nel nostro Paese, al netto della violenta stazione giudiziaria che ha travolto la comunità socialista. Oggi c’è una nuova opportunità davanti a noi”. Così Enzo Maraio, segretario nazionale del Psi, a margine della festa per i 50 anni dei socialisti portoghesi, in corso ad Oporto, alla presenza di António Costa, segretario dei socialisti e premier portoghese, del Presidente dell’internazionale socialista e premier spagnolo, Pedro Sanchez e del Presidente del Pes, Stefan Lofven. “Ora Elly Schlein ha una occasione storica. E’ la sua generazione che ha le carte in regola per scrivere una nuova pagina della sinistra italiana. Siamo l’unico Paese europeo che non ha una grande formazione riformista e socialista a guidare la sinistra. La segretaria ha iniziato ‘a pescare’ nel Pantheon socialista con Sandro Pertini e Giacomo Matteotti, operazione che crediamo sincera e che, allora, convintamente apprezziamo. Prima che passi ai Turati, ai Nenni, ai Craxi le chiediamo di assumere un atteggiamento nuovo e diverso con quanti socialisti lo sono da sempre e quanti sono socialisti di nuova generazione. C’e’ una grande tradizione che vive in questo Paese e che il Pd ha tentato, più volte, di cancellare o annettere. Serve fare altro e noi ci siamo”.

       

                                  

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Intellettuali in fuga dall’Italia fascista

 

Gaetano Salvemini ricordava che quando Carlo Rosselli riuscì a far fuggire Turati in Corsica, nel dicembre 1926, questi “insisteva a rifiutare di dirsi esule e rifugiato, e ci teneva a dirsi ‘evaso’: evaso dall’Italia fascista.

 

A narrare le storie dei fuorusciti come  Salvemini  e   Carlo Rosselli, oltre a quelle di intellettuali colpiti poi dalle leggi razziste, è dedicato il sitoweb Intellettuali in fuga dall’Italia fascista da poco in 2a edizione ampliata, con articoli di ricerca basati su fonti archivistiche italiane ed estere, timeline e mappe di mobilità interattive, alberi genealogici e gallery di centinaia di bellissime fotografie concesse da archivi e discendenti.

Tra uomini e donne dell’antifascismo che espatriarono, si segnalano Marion Cave, e Maria Todesco Rosselli con Amelia Pincherle Rosselli,  lo studente Paolo Rossi, fratello del più celebre Ernesto, e uno dei fondatori del British Institute Guido Ferrando, l’anarchico Camillo Berneri, e Carlo Sforza e Giuseppe Emanuele Modigliani ed  altri . Utilizzando le funzioni di ricerca, https://intellettualinfuga.com/it/guida_ricerca, a Giustizia e libertà escono per ora 30 risultati.

Ideato e diretto da Patrizia Guarnieri dell’Università di Firenze, il sito ha la collaborazione della Fondazione Circolo Rosselli e di importanti istituti italiani ed esteri.

       

   

L’Avvenire dei lavoratori

 

Visita il BLOG dell’ADL curato da Tiziana Stoto (KOLORATO)

     

   

Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

Guerra Giusta e Diritto internazionale

da Grozio a Putin

 

Presentazione della prima traduzione integrale de Il diritto di guerra e

di pace di Ugo Grozio, a cura dell’Istituto Italiano per gli studi Filosofici.

 

Partecipano: Carlo Galli (emerito di Storia delle dottrine politiche all’università Alma Mater di Bologna), Geminello Preterossi (direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli), Antonio Del Vecchio (ricercatore di Storia delle dottrine politiche all’università Alma Mater di Bologna).

 

Modera il dibattito Giuseppe Di Leo (giornalista presso Radio Radicale).

       

                                

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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Lettera da Lione

 

ricordando Giobatta ‘Tite’ Cois

 

Forse in Italia non si usa più, ma a Lione, i friulani continuano a commemorare il 25 Aprile 1945, la Festa Nazionale della Liberazione, questo, nel ricordo dei nostri padri, era la loro festa!

    Li hanno trattati da pidocchiosi, morti di fame, fascisti, traditori, voltagabbana… forse era (parzialmente) la verità, ma a Lione nessuno tratterà i friulani da smemorati, irriconoscenti.

    Se abbiamo la Libertà di celebrare questa festa, lo dobbiamo a coloro che hanno combattuto per ottenerla, tra cui i partigiani e la Resistenza, non solo in Italia ma anche qui in Francia!

    I friulani di Lione organizzano, in collaborazione con il consolato, queste commemorazioni, che iniziano sempre con il deporre dei fiori alla lapide di Tite Cois, per noi è simbolo della Resistenza a Lione!

    Era un friulano, partigiano della FTP-MOI (Franchi Tiratori-Mano d’Opera Immigrata), italiano certo, ma una volta morto dissanguato è diventato francese, ha pagato il prezzo senza sconti!

    Giobatta “Tite” Cois era di Tarcento, sapeva riparare le armi dei partigiani, è stato denunciato, preso e fucilato sommariamente dai tedeschi, ha dato il nome ad una via, e c’è una piccola lapide che nessuno vede, alla porta d’accesso di un grande liceo di Lione-Villeurbanne.

    Lo hanno ammazzato qualche mese prima del 25 Aprile, aveva 56 anni. Se non fosse stato denunciato avrebbe potuto vivere la Liberazione!

    I friulani del Fogolar di Lione, sono testardi, insistono, mettono il cappello di alpino e vanno con la bandiera italiana alla lapide per dire “Mandi” a Tite e portandogli due fiori!

    Perdiamo tempo? Siamo in pochi? Ma non importa! La bandiera rappresenta un popolo, e poi ci viene anche il console generale, incuriosito da questa fedeltà al nostro Tite Cois, una volta salutato, andiamo tutti assieme alla Casa degli Italiani, per la grande cerimonia.

    La Casa degli Italiani è il monumento vivente dei nostri morti in terra di Francia, c’è una lapide ed all’interno, dietro il bar, un Albo d’Oro con centinaia di nomi di italiani, forse erano pidocchiosi, ma non erano né traditori, né voltagabbana, e lo hanno provato perdendo il loro sangue per la Liberté, questa non ha nazionalità, è universale.

    I friulani non li dimenticano. Abbiamo promesso ai nostri padri di inclinare le bandiere su queste lapidi, sono promesse che valgono più di un patto d’acciaio.

 

Danilo Vezzio, Fogolâr Furlan, Lione

       

   

Buon 25 Aprile!

 

Per esempio Ilonka

 

 

Buon 25 Aprile con uno dei lavori prodotti da ragazzi e ragazze della 2°R e 2°A della Scuola secondaria di primo grado Fabio Besta e della 2°F della Scuola secondaria di primo grado Guido Reni di Bologna, che ho trovato in rete, grazie a un testo del 2019 di Helga Marsala (clicca qui).

    Per esempio Ida Camanzi (1924-2011), staffetta della 28^ brigata col nome Ilonka, si alterava quando si parlava della resistenza delle donne come “aiuto” a quella degli uomini, diceva che in quei giorni duri, pensavano al dopoguerra, al diritto di voto, al diritto al lavoro e di studio, agli asili per i bambini e le bambine, perché, diceva, “guardavamo lontano”.

 

Lettera Firmata

       

 

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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