L’ADL del 1° giugno 2023

L’Avvenire dei lavoratori

1° GIUGNO 2023 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

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IPSE DIXIT

 

Una scelta di politicizzazione – «[La facoltà di] Architettura si è politicizzata, non ha rifiutato il dibattito sulle necessità sociali, anzi lo ha scelto come scopo.» – Pao­lo Portoghesi (1931 – 2023)

 

Ufficialità e progresso – «Uno scontro con l’ufficialità è necessario per il progresso.» – Pao­lo Portoghesi (1931 – 2023)

 

Paolo Portoghesi con il presidente Ciampi alla

inaugurazione del Politeama di Catanzaro (2001)

 

   

L’Avvenire dei lavoratori

 

Visita il BLOG dell’ADL curato da Tiziana Stoto (KOLORATO)

     

   

EDITORIALE

 

Effetto Doppler

 

Sconfitta plateale del PD a guida Schlein?

Niente condanne né assoluzioni e nessun rinvio a giudizio.

 

di Andrea Ermano

 

Niente condanne perché il PD, parte di coalizioni locali non prevalenti, ha di suo guadagnato mezzo punto percentuale a fronte del partito meloniano, non certo avanzato nei consensi.

    Nessuna assoluzione perché Elena Ethel Schlein, detta Elly ha scelto di lavorare dietro le quinte, tenendosi al riparo dal cannibalismo mediatico, anche se prima o poi dovrà uscire allo scoperto, ed è in quel punto che si parrà la sua nobilitate.

    Ma neppure un rinvio a giudizio, perché Elly è la prima leader di ascendenza culturale genuinamente socialista alla guida del centro-sinistra italiano in questo nuovo anno, secolo e millennio.

    Dopodiché, essere socialiste/i non configura alcuna notitia criminis. E quasi ci dispiace, dopo tre decenni di duro lavoro di sputtanamento profuso dall’establishment dopo il crac del craxismo.

    Adesso bisognerà soprattutto vedere se le residue masse postcomuniste e post-demo­cristia­ne confluite nel PCI-PDS-DS-PD avranno finalmente il cuore di riconoscersi, con Elly e senza più remore, nel disegno strategico e valoriale della famiglia eurosocialista. Concluderanno, i nostri eroi, la loro lunga marcia di fuoriuscita dal proprio passato in stile Peppone e Don Camillo?

 

Fernandel e Gino Cervi in una scena del film

Don Camillo monsignore… ma non troppo (1961)

 

La casa madre degli avi Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Giacomo Matteotti e Angelica Balabanoff attende, sempre lì, il ritorno del figliol prodigo. Di sicuro stiamo attraversando una fase di bassa marea, di estrema debolezza, di crisi nera, eccetera. Ma per ora siamo ancora qui. E domani? Chi vivrà si vedrà. A maggior ragione vale una scelta di giustizia e di libertà che non può essere confusa con lo sport nazionale del salto sul carro del vincitore.

    Questo passaggio d’epoca, dopo la fine del postmoderno emblematicamente simboleggiata dalla scomparsa di un grande teorico dell’architettura qual è stato Paolo Portoghesi, richiede un profondo rinnovamento del socialismo liberal-democratico europeo, che a centotrent’anni passati dalla sua nascita resta saldamente la peggior costellazione possibile, sul piano politico-organizzativo, ideale e valoriale… Fatta eccezione per tutte le altre.

    Il 12 marzo scorso Elly Schlein è stata catapultata dal 53% dei voti alla guida del PD. A due mesi e mezzo dalle “primarie” il suo partito segna, come accennato, un sensibile incremento dei consensi a fronte di un lievissimo smottamento di Fratelli d’Italia.

    Dalle urne del 29 maggio non è uscito nessun “effetto Schlein”. E stupirebbe il contrario. Forse però c’è stato un “effetto Doppler”. Che è quel fenomeno di alterazione nel suono per esempio di una sirena quando la sentite avvicinarsi ed emette una frequenza acustica relativamente più alta (Doppler red shift), rispetto a come la sentite allontanarsi, con frequenza relativamente più bassa (Doppler blue shift).

 

       

   

 

LA VIGNETTA DI

CLAUDIO MELLANA

       

 

Politica

 

“LA MEGLIO GIOVENTÙ”

 

Dalle televisioni ci vengono le immagini della tragedia che ha investito l’Emilia-Romagna, soprattutto quest’ultima. Devastazione, distruzione, disperazione e pure la fiera dignità di un popolo che non ha perso le staffe e si è messo all’opera per ripulire, per preparare la ripresa.

 

di Paolo Bagnoli

 

Sono immagini che riaccendono la Firenze del 1966 e, in chi la visse, il sentire di allora e pure la spinta interna a non rimanere a guardare, ad aspettare, a vincere il fango e guardare avanti. Anche allora, come avviene oggi in Emilia-Romagna, accanto alle strutture dello Stato tanti volontari i quali vollero condividere coi fiorentini i sacrifici del momento e la speranza di un futuro che, comunque, si presentava difficile e pieno di incognite. Li chiamarono “angeli del fango”. Volarono a Firenze un po’ da tutto il mondo e si misero alla stanga per aiutare Firenze e i fiorentini che, a loro volta, si erano rimboccate le maniche dando il proprio aiuto per quanto ognuno poteva. Fu un’espressione di coralità eccezionale; avemmo il senso vivo dell’umanità e della solidarietà.

    Nella disgrazia conforta vedere al lavoro giovani e meno giovani, gente che per lo più non si conosce nemmeno, impegnati nello sforzo comune per la rinascita. Si ha la percezione concreta di come l’uomo e l’umanità possano coincidere poiché non sempre è così. Avvenne a Firenze avviene nella piana romagnola e la fiducia continua nonostante le controrepliche della realtà.

    Le responsabilità della tragedia di Firenze come quelle dell’Emilia-Romagna non sono del clima, ma della politica e delle istituzioni. Ora, visto come vanno, peraltro sempre in peggio, le cose nel nostro Paese in un rimpallo di responsabilità e di norme eluse, non si saprà mai di chi le responsabilità siano. E così avanti verso la prossima sciagura poiché ciò che è capitato all’Emilia- Romagna può succedere in ogni parte d’Italia visto che la mala gestione del territorio è un dato nazionale. Ma no su questo vogliamo dilungarci. A Faenza, a Forlì, negli altri paesi e nelle campagne colpite dall’alluvione abbiamo visto tanti giovani al lavoro, molto spesso per decisione singola di dare una mano a chi si trova in difficoltà, al di fuori di ogni struttura di associazionismo, spinti dal dovere morale e da un senso concreto del consorzio civile. E’ la meglio gioventù; sì la meglio gioventù esiste; non è soltanto il titolo di un film di successo. La politica democratica, se vuole avere un futuro, deve dare un futuro a questa gioventù; a questa Italia, giovane di età e di cuore; una gioventù che non si merita un Paese di sicura incertezza, di bonus o di vaucher che siano.

    La migliore gioventù per mettersi al lavoro non ha avuto bisogno di divise, di fronzoli, di bandierine, mentre l’Italia ufficiale, quella ministeriale e delle altre istituzioni, non ha mancato di venire in televisione con la maglia della Protezione Civile; una maglia che è giusto porti il corpo della Protezione Civile poiché gli appartiene agli altri serve per far scena, per far vedere che sono dentro l’insieme operativamente; per vizio italico di dannunzianesimo e di mussolinismo – adopriamo questi termini non in riferimento a schieramenti politici, ma come indicazione antropologica – perché mascherarsi e mettersi una divisa agli italiani piace sentendosi, in tal modo, identificati nella propria immagine.

    Confessiamo che abbiamo trovato la cosa di cattivo gusto, di mancanza di stile a meno che non si riconduca il concetto dello stile alle felpe di salviniana memoria.

    La meglio gioventù ci dice che l’umanità, nonostante tutti i disastri che combina l’uomo non muore. E ciò, nel dolore per il disastro e nel vuoto di futuro per l’Italia, non è in fondo una cosa da poco.

 

Da La Rivoluzione Democratica

www.rivoluzionedemocratica.it/

      

  

SPIGOLATURE

 

state comodi

 

di Renzo Balmelli

 

IRONIA. Da qualche giorno, cioè da quando ha vinto le elezioni comunali, la destra sta inscenando un insolito corteo nelle vie capitoline. Illustri e compunti esponenti della maggioranza accorrono al capezzale della sinistra portando in processione l’ampollina dell’estrema unzione. Forse nessuno di loro ha letto o ricorda la celebre frase di Mark Twain che così rispose ai suoi detrattori: “Spiacenti di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente prematura e fortemente esagerata”. Sul filo dell’ironia, che non di rado si rivela un’arma appuntita, la segretaria del Pd ha replicato per le rime dimostrando di essere ancora in forma. La sua battuta “state comodi, non ci fermiamo” ha fatto il giro dei social, sollevando, com’era da prevedere, una miriade di reazioni contrastanti. Ironia a parte, in politica i cambiamenti non sono un pranzo di gala e nemmeno un picnic sull’erba. Le cose vanno fatte con calma per sovvertire la proposta della maggioranza che a sentire il giudizio di autorevoli osservatori del mondo finanziario ed economico finisce col colpire le fasce più povere. Rico­struire una prospettiva convincente e vincente richiederà un paziente lavoro di analisi e riflessioni che si preannuncia di lunga durata. Nell’attuale congiun­tura la sinistra, specie dopo la recente, pesante sconfitta, sta attra­versando una fase piuttosto complicata, ma non dall’esito scontato. Se Salvini ne salutò la contro­prestazione con un beffardo “ciao belli”, a pareggiare i conti ci ha pensato la Littizzetto rispondendogli con un non meno mordace “ciao bello”.

 

DERIVE. Archiviata un’elezione, subito se ne prepara un’altra, senza soluzione di continuità. La politica ha messo il turbo e a volte toglie il fiato con le sue scadenze sempre più ravvicinate. Il prossimo appuntamento di grido saranno le elezioni europee del giugno 2024 sulle quali si addensa l’ombra inquietante dell’ondata nera. Dalla Spagna all’Italia, passando dalla Grecia, la destra avanza in ogni sua gradazione. A Madrid esce rafforzata quella estrema di Vox, alleata di Giorgia Meloni, ponendo serie ipoteche sugli assetti della futura UE. Non stupisce quindi, vista l’importanza della posta in palio, che nei quartieri generali di tutti i partiti siano già iniziate le grandi manovre per conquistare ambitissime pole positions. In pratica dovremo prepararci a una campagna elettorale lunga un anno per sapere come si configurerà la leadership politica dell’Unione Europea che finora si reggeva sull’intesa tra socialisti e popolari. Lo si dice sempre, ma questa volta è particolarmente vero: sarà una consultazione fondamentale per preservare l’Europa dalle derive nostalgiche che si fanno sempre più aggressive.

 

PERICOLOSO. Non c’erano fiammelle a doppio senso e neppure simboli dal significato ambiguo, nella scuola di Barbiana che Don Milani aveva immaginato e concepito per farne un’istituzione veramente democratica. Sfidando l’ipocrisia dell’epoca, il combattivo sacerdote ribelle, di cui si è commemorato in questi giorni il centenario dalla nascita, mise in atto un concetto della scuola che escludeva i privilegi destinati a promuovere soltanto “i figli del dottore”.

 

Don Lorenzo Milani insieme ai suoi studenti di Barbiana,

fotografia di Oliviero Toscani, 1959

   

Con la pubblicazione di Lettera a una professoressa, considerato un vero e proprio manifesto di un nuovo concetto pedagogico e politico che bandiva qualsiasi ingiustizia nelle aule, le cose cambiarono. Di conseguenza Don Lorenzo Milani venne subito guardato con sospetto dai benpensanti di allora. Per loro non era immaginabile l’dea di uno che fa il prete ma non predica l’obbedienza dovuta a chi sta in alto. Come minimo è un tipo strano. Se poi si mette in testa che siamo tutti uguali è addirittura pericoloso. Con l’aria che tira le parole di Don Milani sono ancora oggi di potente attualità. I suoi biografi si chiedono tuttavia come la destra, con le sue tentazioni autoritarie, accoglierebbe oggi il messaggio di questo scomodo sacerdote.

 

   

da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

DeSantis

versus Trump

 

Le primarie americane stanno per iniziare. Se appare più probabile la ricandidatura di Biden, sul versante repubblicano il tycoon dovrà vedersela con un contendente piuttosto titolato e reazionario almeno quanto lui, l’attuale governatore della Florida

        

di Stefano Rizzo 

 

La grande corsa sta per iniziare, anzi no, è già iniziata. Tra sedici mesi, nel novembre 2024, ci saranno le nuove elezioni presidenziali (sembra solo ieri quando ci sono state quelle precedenti!), i candidati si stanno allineando alla linea di partenza e le primarie – quella kermesse elettorale e mediatica che dura quasi un anno – stanno per avere formalmente inizio. A proposito di primarie, c’è una novità. Il Partito democratico, a febbraio, ha stabilito che quest’anno le consultazioni non inizieranno più nello Stato dell’Iowa, come avviene da decenni, ma nella Carolina del Sud. Il problema era che l’Iowa è poco rappresentativo per popolazione ed economia, ma finiva con l’esercitare un’influenza fuori misura sulle successive primarie.

    Nelle elezioni presidenziali americane i candidati sono spesso una decina, ma solo due sono quelli che contano perché raccolgono la quasi totalità dei voti, il democratico e il repubblicano. Al momento i frontrunners, quelli in testa a tutti, sono due: Joe Biden per i democratici, e Donald Trump per i repubblicani. Il primo è il presidente in carica, e di solito quando il presidente si ricandida per la seconda (e ultima) volta chi aspira a prendere il suo posto aspetta il turno successivo. Il secondo è assai noto: è stato presidente prima dell’attuale, non ha mai accettato la sconfitta, e con i suoi modi arroganti e padronali domina tuttora il suo partito.

    Ma c’è un paradosso. Il fatto è che non solo entrambi i frontrunners nei sondaggi raccolgono poco più del 40% del favore popolare, ma in ciascun partito ci sono forti dubbi sulla capacità dei rispettivi candidati di essere eletti. Per quel che riguarda Biden, la preoccupazione principale è legata all’età, dal momento che avrebbe quasi 90 anni alla fine del secondo mandato, e già adesso di tanto in tanto mostra preoccupanti segni di invecchiamento mentale. Ci sono poi considerazioni di natura politica. Le scorse elezioni, in campo democratico, sono state contrassegnate da una vivace battaglia tra l’ala centrista del partito, impersonata da Biden, e quella di sinistra capeggiata da Bernie Sanders. Com’è noto, nelle primarie vinse l’ala centrista, ma quella progressista dopo quattro anni di presidenza Biden – e di promesse solo in parte realizzate – ha molti motivi di essere scontenta: il che potrebbe incidere negativamente sull’affluenza al voto, soprattutto da parte delle minoranze.

    Quanto a Trump, sembrava che dopo le elezioni di midterm del 2022, in cui molti dei candidati da lui sostenuti sono stati sconfitti, la sua presa sul partito fosse diminuita. E invece l’uomo è rimbalzato sulla scena politica più arrogante e vendicativo che mai, evidentemente forte del fatto che una parte dell’elettorato repubblicano – una parte minoritaria ma la più attiva e rumorosa, il popolo MAGA (Make America Great Again) – lo sostiene con un fanatismo che non ammette incertezze. In realtà, l’incertezza è nelle cose perché se i processi penali contro di lui dovessero andare male (ce ne sono almeno quattro importanti), è possibile che una parte dell’elettorato repubblicano decida di non votarlo, non tutti e neppure una maggioranza, ma quanto basta per convincere i finanziatori miliardari del partito che Trump ha scarse possibilità di vincere, e quindi non vale la pena sostenerlo.

    Ma intanto l’annuncio formale da parte di Trump della sua candidatura dalla pacchiana residenza di Mar-a-Lago, con l’accompagnamento di fulmini e saette nei confronti non solo dei democratici ma dei possibili “traditori” nel suo partito, ha spento molte delle velleità che si erano manifestate in campo repubblicano dopo la mancata vittoria del 2022. Tra i sei o sette che si erano fatti avanti, tre erano quelli con sufficiente autorevolezza e visibilità nazionale: Mike Pence, l’ex vicepresidente che aveva assecondato il proprio capo per quattro anni senza mai fiatare, ma si era rifiutato di seguirlo (evidentemente temendo conseguenze giudiziarie per se stesso) quando gli aveva chiesto di non proclamare la vittoria di Biden di fronte al Congresso riunito; Nikki Haley, già governatrice della Carolina del Sud e poi nominata da Trump ambasciatrice alle Nazioni Unite, che a febbraio è stata la prima ad annunciare la propria candidatura, suscitando le ire del capo. E infine, tra i “grandi” aspiranti, Ron DeSantis, attuale governatore della Florida, che è entrato formalmente in corsa pochi giorni fa con una presentazione via Twitter funestata da imbarazzanti inconvenienti tecnici. Immediatamente Trump ha riversato sul neocandidato la sua furia, attraverso una serie di epiteti tra l’offensivo e il derisorio: “Rob” (invece di Ron) con possibile allusione a ruberie varie, “piccola d” con riferimento alla statura e al carattere dell’uomo, desanctimonious, a indicare una certa ipocrisia. (continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

                             

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

Visco: “IL salario minimo È una

questione di giustizia sociale”

 

Il governatore di Bankitalia: “Troppi non hanno un’occupazione regolare o non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate”. Landini: “Punti condivisibili, ma nulla sugli extraprofitti”

 

Il salario minimo è uno strumento di giustizia sociale che potrebbe sostenere le condizioni economiche dei lavoratori, soprattutto dei giovani. È quanto ha affermato oggi il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in uno dei passaggi delle Considerazioni finali del suo ultimo mandato, in occasione della presentazione della Relazione annuale.

    “Troppi, non solo tra i giovani – ha detto Visco –, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali Paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”.

     “Le forme contrattuali atipiche – aggiunge il governatore di Bankitalia – hanno accentuato la risposta dell’occupazione agli andamenti ciclici dell’economia e favorito in molti nuclei familiari l’aumento del numero di occupati, ancorché con salari modesti”.

     “Nel 2022, con la ripresa sostenuta della domanda di lavoro, è cresciuta notevolmente la trasformazione di contratti temporanei in permanenti. In molti casi, però, il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni ancora si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20 per cento”, ha spiegato Visco.

    Parlando della contrattazione nel mercato del lavoro, il numero uno di Bankitalia ha aggiunto che “va evitato un approccio puramente retrospettivo, poiché una dinamica retributiva che replicasse quella dell’inflazione passata non potrebbe che tradursi in una vana rincorsa tra prezzi e salari. Quello che occorre per un recupero del potere d’acquisto è una crescita più sostenuta della produttività”.

    Commentando la relazione di Visco, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha trovato dei “punti condivisibili”: “La questione salariale” e “provvedimenti legislativi che sostengano il salario, che vuol dire una legge sulla rappresentanza e un salario minimo”. Al termine della relazione, Landini ha dichiarato alle agenzie di stampa di trovare “condivisibile” anche la necessità di una vera riforma fiscale, che contrasti l’evasione fiscale e corrisponda ai criteri della nostra Costituzione, e il “fatto che non si possa perdere un euro del Pnrr”.

     “Vedo punti importanti ma una mancanza – osserva Landini – che non si è parlato di profitti ed extraprofitti”. Secondo il segretario generale della Cgil “la relazione di oggi rafforza la necessità di riforme che vadano nella direzione di riqualificare il lavoro: basta precarietà, bisogna aumentare i salari, una vera riforma fiscale che non vada nella direzione della flat tax e una vera lotta alla precarietà. I giovani – ha concluso – devono poter avere un futuro perché usano la loro intelligenza per cambiare il Paese”.

       

    

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Il governatore VISCO:

“NON C’È TEMPO DA PERDERE”

 

“Miglioramenti del Pnrr sono possibili” ma “nel perseguimento di eventuali modifiche bisogna però tenere conto del serrato programma concordato con le autorità europee”. Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso delle sue Considerazioni finali, ricordando come “un confronto continuo con la Commissione è assolutamente necessario, nonché utile e costruttivo”.

 

Il governatore Visco ha sottolineato che – se sul Pnrr dei “miglioramenti sono possibili” – tuttavia “non c’è tempo da perdere”. Un segnale chiaro al manovratore che sembra non avere ancora la quadra pronta.

    “Si discute di presunte insufficienze nel dibattito collettivo riguardo al suo disegno, dell’orizzonte temporale limitato per il raggiungimento degli obiettivi, delle possibili carenze nella capacità di attuarne le misure, ma va sottolineato con forza che il Piano rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese. Anche per questa ragione, oltre agli investimenti e agli altri interventi di spesa, è cruciale dare attuazione all’ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenuto”, ha detto ancora Visco.

    Il Piano nazionale di ripresa e resilienza “può stimolare progressi significativi nella digitalizzazione delle amministrazioni” e, in questo contesto “l’accentuazione del turnover già in atto nel pubblico impiego offre l’occasione di acquisire risorse umane con un livello professionale adeguato rispetto ai servizi che lo Stato si impegna a fornire”, ha detto ancora Visco.

    Sul lavoro e precari ha aggiunto: “In molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%”. È il dato riportato dal governatore della Banca d’Italia che aggiunge “troppi, non solo tra i giovani non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate”. Visco segnala anche una crescita, ora ad una quota del 30%, dei lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno”.

       

   

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Passato e Presente

 

In onda nella settimana dal 4 al 10 giugno

 

04.06.2023

1944 ROMA CITTÀ LIBERATA

UMBERTO GENTILONI

Liberazione di Roma

 

05.06.2023

COSMA MANERA E LA LEGIONE REDENTA

MARCO MONDINI

 

 

06.06.2023

LO SBARCO IN NORMANDIA

BARBERO

sbarco in Normandia

07.06.2023

LINCOLN E L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU’

RAFFAELLA BARITONO

USA e R.U. concordano  soppressione  tratta schiavi

08.06.2023

GLI ITALIANI NELLE SCUOLE DEL COMINTERN

FIAMMA LUSSANA    

 

09.06.2023

CARLO ROSSELLI SOCIALISMO E LIBERTA’

VILLARI               

09-06-37 uccisione dei fratelli Rosselli

10.06.2023

10 GIUGNO 1940 L’ITALIA IN GUERRA

AMEDEO OSTI GUERRAZZI

Mussolini annuncia ingresso Italia II G.M.]

 

Canevascini con Turati e Rosselli

       

              

DAL SUPPLEMENTO giorn. murale di Riv. Com. del 1/6/2013

 

Un fiore rosso

per Franca Rame

 

Salutiamo con queste righe Franca Rame spentasi a Milano il 29 maggio 2013 all’età di 83 anni. Era nata a Parabiago (Mi) il 18 luglio 1929 e ha vissuto i tanti anni, con impegno coraggio generosità, in mezzo al popolo e alle donne proletarie. Figlia d’arte aveva raccolto dai genitori l’esperienza del teatro ambulante e trasposto questa esperienza nel campo politico, creando con Fo in via Colletta 15 “La Comune” ove al termine delle loro rappresentazioni, indimenticabile “morte accidentale di un anarchico” (dedicata all’uccisione di Pinelli), si svolgevano i dibattiti tra militanti della “sinistra extraparlamentare”. Qui, non avendo spazio per dire di più, fissiamo alcuni tratti della sua figura col richiamo di due episodi per noi indelebili. Il 13 dicembre 1972 cinque nostri compagni vengono sbattuti a S. Vittore dall’Ufficio Politico della Questura di Milano per avere reagito a una provocazione fascista e animato la piazza nelle manifestazioni del 12 dicembre in onore di Saverio Saltarelli e in solidarietà agli anarchici reclusi. L’indomani a ciascuno dei nostri compagni giunge una rimessa di £ 15.000 a cura del “soccorso rosso militante”, che Franca Rame aveva promosso per sostenere compagni arrestati o detenuti nelle carceri. L’11 marzo 1973 (si veda il nostro Lotte Operaie Murale n. 16 del 23/3/73) una squadra di 5 fascisti la rapisce e la violenta, vilmente, per punirne l’impegno politico e umiliarla come donna. Nel 1981 pubblica “Lo stupro”, affrontando sulla sua pelle un dramma che è diventato generale. Nel 1998 il reato si prescrive. Nessuno dei suoi autori ha pagato.

 

Mi vergogno di chi non si vergogna – Intervento di Franca Rame – Milano, 13 febbraio 2011

       

 

Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

Susanna Camusso: “Facciamo Pace”

 

Susanna Camusso

 

Presentazione del libro: “Facciamo Pace” di

Susanna Camusso (edizioni di Strisciarossa)

 

Con l’autrice ne parlano:

Graziano Delrio, deputato del PD, già ministro nei Governi Letta e Renzi

Matteo Mauri, deputato del PD, già vice-ministro nel Governo Conte

Registrazione video del dibattito tenutosi a Roma mercoledì 31 maggio 2023

       

                     

LETTERA dal ticino

 

il 14 giugno saremo in piazza

per lo sciopero delle donne! 

 

Care compagne, cari compagni, le votazioni si avvicinano e il materiale di voto è arrivato nelle vostre case! È fondamentale che ci mobilitiamo: andiamo a votare e facciamo votare. Parliamo con le persone che ci stanno vicine e cerchiamo di smontare gli argomenti che la destra ci rifila ogni giorno: sgravi fiscali pseudo-sociali, utili unicamente di facciata ma che in realtà vanno a beneficio delle famiglie benestanti. O ancora scenari apocalittici di crisi energetica e di bollette stratosferiche se voteremo SÌ alla Legge sul clima. Dobbiamo agire ora per garantire un ambiente meno inquinato e uno Stato sociale solido alle future generazioni! Nei prossimi giorni arriverà nelle vostre buche delle lettere il nostro nuovo ps.ch dedicato per gran parte alle votazioni del 18 giugno. Inoltre troverete una bella intervista dei nostri copresidenti Mattea Meyer e Cédric Wermuth, avrete modo di conoscere i nostri nuovi deputati e le nostre nuove deputate e la storia di Joao Kuzulo, compagno del Mendrisiotto.

    Il nostro Congresso elettorale si avvicina: vi aspettiamo numerosi l’11 giugno a Rivera per le discussioni e l’approvazione della lista elettorale per le federali!

E per concludere non perdetevi altri due eventi molto importanti: il 14 giugno saremo in piazza del Sole per lo sciopero delle donne! Ma prima, il 7 giugno, festeggeremo assieme Marina Carobbio al campo di calcio di Lumino. Non mancate!

Saluti solidali

Laura e Fabrizio, Bellinzona

       

 

segnalazione

mostra dal 2 giugno a buja (ud)

 

SEICENTOMILA “NO” a Hitler

e al SUO alleato Mussolini

 

MOSTRA a MONTE di BUJA (UD) SULLA Resistenza dei

soldati italiani deportati in Germania (1943-1945)

 

Si inaugurerà venerdì 2 giugno, Festa della Repubblica, alle ore 17.30 nella sede dell’A.N.A., in Monte di Buja (UD), la mostra foto-documentaria dedicata agli Internati Militari Italiani (I.M.I.) “600.000 NO a Hitler e a Mussolini: la Resistenza dei soldati italiani deportati in Germania, 1943-45”.

    La mostra, realizzata dal Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, con il patrocinio di U.T.E. Udine, A.R.C.I. Udine e Pordenone, A.N.E.D. Udine e Istituto Friulano per la storia del Movimento di Liberazione, è stata organizzata a Buja (UD) grazie alla stretta sinergia fra la sezione bujese dell’A.N.P.I. intitolata a Wilma e Ranieri Pezzetta, il gruppo A.N.A. di Buja (UD) e la Associazion Culturâl El Tomât APS.

    El Tomât, A.N.P.I. e A.N.A. di Buja (UD) hanno significativamente scelto la data del 2 giugno “Festa della Repubblica” e la sede della mostra nella casa che fu di Angelo Ursella (uno dei bujesi protagonisti del primo attentato a Mussolini nel 1925) per la loro forte valenza simbolica dell’impegno e del contributo dei cittadini bujesi per la democrazia e la libertà.

    La mostra sarà aperta a BUJA (UD), nella sede A.N.A. in via Salita di Monte, nei sabati 3 e 10 e nelle domeniche 4 e 11 di giugno dalle 10.oo alle 13.oo e dalle 16.oo alle 19.oo con ingresso libero.

       

  

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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Riceviamo dalla Federazione Italiana Associazioni Partigiane

 

appuntamenti di Giugno a Roma e Milano

 

Domenica 4 Giugno

ore 17.00

79° Anniversario della Liberazione di Roma

Omaggio ai Caduti Partigiani – Porta San Paolo – Roma

 

 

ore 17.20

Omaggio ai Caduti del Commonwealth

Rome War Cemetery

 

 

ore 17.30

Musica e Teatro

in ricordo della Resistenza Romana

Piazza Testaccio – Roma

 

 

Giovedì 8 Giugno ore 18.00

Presentazione del libro:

L’ Europa delle donne

a cura di Roberta Cairoli

Partecipano:

Roberta Cairoli, Marco Cavallarin, Francesca Lacaita,

Maria Grazia Suriano, Ferruccio Parri, Ardemia Oriani

Casa della Memoria – Via Federico Confalonieri, 14 Milano

 

 

Martedì 13 Giugno ore 15.30

Tavola Rotonda e Presentazione della pubblicazione:

«Le Brigate Rosselli nella Resistenza a Firenze» Quaderni Rosselli

 

Con i saluti di:

Miguel Gotor Assessore alla Cultura Roma Capitale

 

Intervengono:

Luca Aniasi – Presidente Fiap

Valdo Spini – Presidente Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

Lucio Villari – Storico

Nicola Terracciano – Storico

Salvatore Rondello – Presidente Circolo Giustizia e Libertà Roma

Francesco Maria Fabrocile – Storico

Cinzia Bellone – Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

Luca Menconi – Curatore della pubblicazione QCR

Bianca Cimiotta Lami – Vice Presidente Fiap

Casa della Memoria e della Storia / Via S. Francesco di Sales, 5 Roma

 

 

Inaugurazione della mostra ore 17.30

Carlo e Nello Rosselli

“Giustizia e Libertà, per questo morirono, per questo vivono”

Mostra a cura di Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e della Fiap

Inaugurazione e conferenza

La mostra sarà visitabile fino al 27 Giugno

Da lunedì a venerdì – dalle ore 10.00 alle ore 19.30

Casa della Memoria e della Storia

Via S. Francesco di Sales, 5 Roma

 

 

Mercoledì 14 Giugno ore 18.00

 Presentazione dei volumi di Sonia Gallico

 L’ITALIANO DI TUNISI e IL DELITTO MICELI

 

Con i saluti di:

Bianca Cimiotta Lami – Vice Presidente FIAP

Intervengono:

Sonia Gallico – Architetto e autore delle pubblicazioni

Leila El Houssi – Docente di Storia e Istituzioni dell’Africa

Sonia Marzetti – Storica

Casa della Memoria e della Storia – Via S. Francesco di Sales, 5 Roma

       

            

Da Anbamed, notizie dal

Sud Est del Mediterraneo

 

Ucciso in agguato figlio dell’ex capo dei

servizi di sicurezza della dittatura libica

 

Il figlio dell’ex capo dei servizi di sicurezza del defunto regime è stato assassinato a Sebha, capoluogo del Fezzan. Mohammed Abdallah Sanussi è stato ucciso in una situazione misteriosa. I familiari sostengono che sia stato freddato con colpi di arma da fuoco, probabilmente un mitra; quindi si sia trattato di un agguato su sfondo politico o una vendetta per i crimini compiuti dal padre. Il capo della polizia della regione meridionale, invece, minimizza l’accaduto e afferma che l’uomo è stato ucciso con una coltellata per un litigio personale con un’altra persona, che è stata arrestata ed è sotto interrogatorio. Una versione considerata non credibile e volta soltanto a mantenere la calma nel capoluogo, per evitare la mobilitazione del clan familiare e l’innesco di una faida.  

Abdallah Sanussi è stato l’uomo numero due del regime di Gheddafi, suo cognato, ed è ritenuto responsabile dell’eccidio nel carcere di Bani Selim, nel giugno 1996, con 1270 vittime uccise a sangue freddo in cella. È ricercato dalla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità compiuti durante la rivolta del 2011. Attualmente è detenuto a Tripoli.

       

 

Da Terni riceviamo e pubblichiamo

 

Care/i compagne/i, nella torna di elezioni amministrative italiane del mese di maggio un risultato particolare ed unico si è verificato per il Comune di Terni. Al ballottaggio per il Sindaco sono andati un candidato di Fratelli d’Italia, assessore alle finanze della Giunta uscente, Orlando Masselli per l’intero centro-destra, e un candidato del partito di Altenativa popolare (pressoché sconosciuto in Italia) e di liste civiche Stefano Bandecchi. Ha vinto Bandecchi, già paracadutista, Presidente della Ternana calcio e dell’Università Nicolò Cusano, imprenditore con cliniche private. Vivo a Terni e Vi invio un mio articolo di commento, vi ringrazio e saluto.

Mauro Scarpellini

della Presidenza nazionale dell’Associazione Socialismo XXI secolo

 

A TERNI TRE PERDENTI:

SALVINI, MELONI E LA DEMOCRAZIA

 

Terni. Esito del secondo turno per l’elezione del Sindaco. La LEGA

NORD diretta da MATTEO SALVINI esprimeva il Sindaco avendo

conquistato il 29,09 % nel 2018; alle elezioni di maggio 2023 ha avuto il

4,28 %. Non ha il Sindaco e neanche un consigliere comunale.

    MATTEO SALVINI ha perso.

    FRATELLI D’ITALIA ha svuotato la LEGA NORD, ha imposto il candidato Sindaco in sostituzione di quello eletto precedentemente che era al primo mandato e al ballottaggio ha vinto il suo contendente. La Presidente MELONI era col candidato Sindaco, fotografati insieme su manifesti di propaganda elettorale più larghi di sei lenzuola matrimoniali ben cucite.

    GIORGIA MELONI ha perso. E con lei ha perso forza il disegno di autonomia regionale differenziata e ha perso l’onda vincente della Presidente del partito con la fiamma. Poiché è abituata a parlare in prima persona – << io sono … >>, << io faccio … >>, << io non voglio … >> similmente ad un unico predecessore nel suo attuale incarico di governo dall’unità d’Italia ad oggi – dovrebbe dire << io ho perso >>. Dovrebbe, ma non lo farà.

    La DEMOCRAZIA vede un nuovo Sindaco eletto col 54,62 % dei voti espressi ma ha partecipato l’avvilente 43,32 % degli elettori; in calo rispetto al primo turno, in calo rispetto alle elezioni regionali; in calo rispetto alle elezioni politiche; in calo in calo in calo rispetto alla partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla scelta delle responsabilità personali da assegnare e delle politiche da seguire. Quindi a Terni la nuova maggioranza e il nuovo Sindaco hanno avuto il 23,66 % del totale degli elettori. Un disastro democratico.

 

La DEMOCRAZIA perde per i sistemi elettorali che esistono per le elezioni italiane, negatrici di partecipazione, di possibilità di scelta, negatrici della rappresentanza proporzionale che è l’unica che garantisca più voci, più idee, più sicurezza antiautoritaria e antitecnocratica. A Terni si aggiudica la carica di Sindaco un imprenditore che appare come prodotto dall’opposto della maturazione, della crescita e dell’affermazione partecipata dei cittadini e degli iscritti di un partito o di un movimento politico. Non appare, è. È l’opposto della maturazione, della crescita, della partecipazione, della condivisione. Ha vinto perché i pochi elettori che hanno votato non volevano far ripetere l’amministrazione della Giunta precedente. C’è chi lo avvicina, meglio ne

avvicina l’immagine a Briatore, chi ad un più piccolo Berlusconi (non

certamente per le sue dichiarazioni << prenderò Terni, poi l’Umbria, poi

l’Italia>>), chi ad un “parvenu” qualunque, cioè una persona che si

improvvisa politico e amministratore della cosa pubblica ma mantiene

convinzioni e prassi personali e private e quelle d’interesse generale sono

tutte da scoprire (che non s’inventano all’improvviso per gli incarichi

d’interesse pubblico).

    Dunque hanno perso SALVINI e MELONI e anche noi che siamo i

militanti della DEMOCRAZIA.

 

Mauro Scarpellini

       

 

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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