L’ADL del 22 giugno 2023

L’Avvenire dei lavoratori

22 giugno 2023 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

GLI USA E I MIGRANTI

 

L’umanità della California contro il

cinismo dei governatori di Texas e Florida

 

di Domenico Maceri *)

 

«Nel passato li dovevamo avvertire di fare attenzione ai coyotes (cioè ai trafficanti, ndr)… Adesso dobbiamo raccomandargli di guardarsi da persone che promettono trasporti gratis». Così il vescovo Mark Seitz della diocesi di El Paso (Usa), commentando le recenti azioni dei governatori della Florida e del Texas, fautori dell’idea di “tradurre” i migranti in California ed in altri luoghi dominati da amministrazioni liberal.

    Il vescovo Seitz ha una notevole esperienza in tema di migranti, data la situazione geografica di El Paso, città di frontiera fra il Messico e gli Stati Uniti. A fronte dei trasporti di gruppi di migranti da parte dei due governatori, Greg Abbott e Ron DeSantis, il vescovo ha recentemente comunicato ai suoi collaboratori di avvertire possibili incursioni di gente che promette trasporto e eventuale lavoro in altri Stati.

    Negli USA l’immigrazione è una questione federale, ma gli Stati e le città sono spesso influenzate dalla presenza di migranti. Sfortunatamente i governatori della Florida, Texas e qualche altro con tendenze conservatrici vedono i migranti solo come un problema. Impotenti nel risolverlo, cercano però di strumentalizzarlo per ragioni politiche. In ciò si distingue DeSantis, ancor più che Abbott, poiché il governatore italo-americano del Sunshine State ha di recente annunciato la sua candidatura alle primarie repubblicane.

    Facendo la faccia truce contro i migranti, DeSantis crede, non senza molti torti, di ottenere risultati favorevoli alle urne. Ecco perché nelle ultime settimane ha usato fondi statali per fare trasportare migranti dal Texas a Sacramento, la capitale della California. Nel corrente mese, due gruppi di disperati sono stati ingannevolmente indotti da individui che lavoravano per un’azienda con sede in Florida affidataria di un appalto del governo statale volto a “tradurre” migranti dal Texas alla California.

    Una volta arrivati in California con aerei speciali, i migranti sono stati “depositati” in un parcheggio appartenente alla Diocesi Cattolica di Sacramento. Povera gente finita dentro gli ingranaggi di un gioco cinico.

    Le autorità californiane non erano state certo informate, ma l’idea era chiara: indurre la California ed altri Stati liberal a farsi carico dei costi collegati a questi nuovi arrivati, provenienti dal Messico e da altri paesi dell’America latina e meridionale. Alcuni migranti sono arrivati negli Usa facendo il viaggio quasi esclusivamente a piedi.

    Le autorità californiane stanno indagando. DeSantis potrebbe essere accusato di sequestro di persona. Si ritiene che i migranti possano essere stati ingannevolmente indotti ad accettare il trasporto offertogli in quanto sedotti da promesse di lavoro.

    Non sarebbe la prima volta che DeSantis viene sospettato di questo inganno, che consisterebbe nel promuovere il trasporto di migranti verso Stati e città governati da amministrazioni liberal allo scopo di sottolineare la sua posizione ostile all’immigrazione. Nel mese di settembre dell’anno scorso il governatore della Florida fece “tradurre” 49 migranti a Martha’s Vineyard, nel Massachusetts (nota località di villeggiatura dei progressisti ricchi di New York e Boston).

    Questo atto del governatore californiano è stata fatta oggetto di un’indagine penale da parte dello sceriffo di Bexar County (Texas), Javier Salazar, il quale ha accusato DeSantis di coinvolgimento nel trasporto illegale di esseri umani.

    E sempre DeSantis ha fatto approvare, nel mese di maggio del corrente anno, una legge anti-migranti che viene considerata la più severa degli Stati Uniti. Essa richiede inflessibili controlli da parte delle aziende per assicurarsi che i loro dipendenti godano del diritto di residenza legale negli Usa. Né la Florida riconosce patenti rilasciate da altri Stati qualora queste non includano la comprovazione di “residenza legale”.

    Il trasporto di migranti dal Texas a luoghi dominati da amministrazioni liberal era stato “inaugurato” da Abbott, il governatore del “Lone Star State” texano. Nell’aprile del 2022 ebbero luogo autotrasporti di gruppi di migranti dal Texas a Washington D.C. mentre altri gruppi venivano “tradotti” a New York, Philadelphia e Chicago. Un gruppo ulteriore è stato poi abbandonato a Washington D. C., davanti alla residenza della vicepresidente Kamala Harris.

    Più recentemente Abbott e DeSantis hanno intensificato la loro collaborazione. La ragione è data dalle politiche sull’immigrazione del Presidente, Joe Biden, il quale non riesce, secondo Abbott e DeSantis, a bloccare gli ingressi dal confine sud del Paese.

    E però il numero di richiedenti asilo è diminuito. E qui allora Abbott canta vittoria rivendicando a sé il “successo” delle politiche migratorie USA. Laddove, in realtà, la ragione del calo si deve proprio e non da ultimo alla politica di Biden, il quale negli ultimi mesi ha istituito una serie di centri di accoglienza in Sudamerica, dove a individui desiderosi di venire negli Usa sia possibile presentare richiesta di asilo.

    L’intendimento di Biden è volto a fare risparmiare viaggi lunghissimi e pericolosissimi per raggiungere il territorio Usa dove avranno per legge diritto di presentare richiesta di asilo. Ciò non risolverà una spinosissima problematica che continua ad affliggere i profughi in tantissime parti del mondo, come tristemente confermano del resto le migliaia e migliaia di persone morte o disperse nel Mediterraneo durante gli ultimi anni. 

La politica cinica di Abbott e DeSantis ha però acceso uno spiraglio di luce nel concetto di città santuario ai migranti. Si tratta di grossi centri urbani che hanno dichiarato di voler declinare ogni forma di cooperazione con quelle forze federali che intendessero deportare migranti, eccezion fatta per i casi di reato. Lo ha confermato la consigliera comunale di Los Angeles, Eunisses Hernandez (D). Commentando le “traduzioni” di migranti dal Texas e dalla Florida, Hernandez ha detto che «Los Angeles e la California sono più che capaci di dare loro il benvenuto». I migranti costituiscono per altro “il sistema nervoso e il cuore della città”, ha aggiunto l’esponente liberal dei Democratici.

    Parole in una lingua totalmente incomprensibile per DeSantis, il quale ha ovviamente dimenticato le origini dei suoi antenati, immigrati in America all’inizio del Novecento.

 

*) Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli sono stati premiati dalla National Association of Hispanic Publications.  

       

      

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SPIGOLATURE

 

Ma la distensione

forse verrà

 

di Renzo Balmelli

 

DITTATORE. “Mr. President perhaps you were a little too hasty”. Signor Presidente forse è stato un po’ troppo precipitoso. Senza dichiararlo apertamente, i suoi collaboratori temono che Biden abbia scelto il momento meno adatto per chiamare “dittatore” il suo collega cinese Xi Jinping con il quale si deve trattare. Allora perché lo ha fatto? Il suo segretario di stato Blinken era appena tornato da Pechino. La missione era stata definita da entrambe le parti un buon passo avanti per riaprire il dialogo tra due Paesi che hanno concezioni diametralmente opposte e inconciliabili su come intendere a attuare la democrazia. Il capo della Casa Bianca parlava a un evento dei Democratici, ma dai toni si è capito che la frase non gli “era sfuggita”. L’opinione pubblica americana non ama la Cina e il leader democratico, con il pensiero già rivolto alle presidenziali 2024, deve pensare ai suoi elettori e a conquistare gli indecisi. Tra Biden e Xi è in programma un incontro al vertice in autunno a San Francisco per verificare come proseguire il dialogo. La posta in palio è altissima e richiede la massima prudenza. La distensione sino-americana per ora appena accennata forse verrà – annota il Corriere della Sera. Tuttavia la sfiducia reciproca è ben radicata tra le due superpotenze e nei prossimi mesi alla diplomazia non mancherà certo il lavoro.

 

Videoconferenza tra Biden e Xi nel 2022

 

VERGOGNA. Mai più. Sono trascorsi quasi otto anni da quel tragico 2 settembre 2015 quando, solo e abbandonato su una spiaggia turca, venne rinvenuto il cadavere del piccolo Alan Kurdi, di due anni. Fummo travolti dallo sgomento per quel corpicino lambito dalle onde che si infrangevano a riva. Quell’immagine devastante divenne il simbolo delle tragedie dei migranti alle quali andava posto fine senza indugi. Raramente invece un impegno di tale portata è stato così colpevolmente disatteso. La signora Tima, zia di Alan, ha scritto su ciò una lettera aperta, strappando ogni velo da un’ecatombe che non si è mai interrotta. Il recente naufragio nel Peloponneso riacutizza il dolore per la scomparsa del nipotino che il mare aveva restituito senza vita. Tante sono le anime perse negli abissi: non solo numeri. E tante ne andranno perdute ancora se non si spezzerà la catena del turpe commercio dei migranti, un traffico della vergogna, dietro il quale si celano interessi inconfessabili.

 

SFIDA. È calato il ritmo celebrativo seguito alla scomparsa di Berlusconi, con beatificazione del nome citata in tv ogni quattro minuti; ed ecco ricomparire, sulle testate della destra, la stucchevole terminologia denigratoria nei confronti dell’opposizione. Quando poi il discorso cade su Elly Schlein, ovvero un giorno sì e l’altro pure, si possono incontrare addirittura passaggi in cui la critica sconfina nell’ossessione, per fortuna solo a parole. Non occorre scomodare i sondaggi per intuire che il più delle volte tali reazioni servono da paravento per mascherare le difficoltà in mancanza di argomenti più validi. D’altronde lo vedono anche gli orbi che Lady Giorgia, alle prese con una maggioranza a volte piuttosto riottosa, abbia qualche problemino a concretizzare le promesse. Si può quindi supporre che l’apparizione sulla scena di una protagonista per niente malleabile qual è la segretaria del Pd rappresenti per la premier una sfida di tutto rispetto. Si dice che quest’ultima sia tornata “rinfrancata” da Parigi, ma difficilmente all’altro lato dei tavoli europei potrà incontrare interlocutori disposti ad affermare che le tasse rappresentino per taluni (quali?) un “pizzo di Stato”.

 

MANIFESTO. Ancora oggi i nomi di Marx ed Engels talvolta provocano, al solo pronunciarli, fastidiosi mal di pancia. Tuttavia a volte possono essere di aiuto. Vediamo: finora tutti i tentativi di uscire dal ginepraio in cui si è cacciata la guerra in Ucraina sono rimasti infruttuosi. Siamo di fronte a un cumulo di sofferenze e nient’altro. Perché allora non provare altre strade. Se per esempio, ma è solo un’idea sbocciata per caso, prendessimo il loro celebre slogan “Proletari di tutti i paesi, unitevi!” e lo trasformassimo in qualcosa tipo Pacifisti di tutto il mondo, unitevi!, magari potrebbe uscirne qualcosa di buono. Qualcosa di simile a un manifesto universale per la pace. Non è detto che ciò avverrà, ma varrebbe la pena provarci. Utopia si dirà. Nel suo mirabile Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo dimostra con un deciso tratto di pennello che le utopie possono avere un senso se sorrette dalla comune volontà di migliorare il mondo. Ormai il conflitto, sul quale si allungano le ombre minacciose degli ordigni nucleari, si sta vieppiù avvicinando al punto di non ritorno, oltre il quale svaniscono le speranze. Nulla va quindi lasciato intentato per non varcare la soglia del cataclisma.

 

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto stato, (1898-1901), part.

 

FIDUCIA. Ormai, come è già stato più volte sottolineato, nelle cancellerie che formano l’assieme dei governi comunitari è in funzione a pieno regime il meccanismo che porterà i vari Paesi a misurarsi nelle elezioni europee dell’anno prossimo. Giorno più, giorno meno, a un anno dall’appuntamento fissato tra il 6 e il 9 giugno 2024, ogni partito si sta preparando ai nastri di partenza per una sfida che non si svolgerà principalmente nel contesto nazionale di ciascuno Stato membro. Nell’urna troverà posto una lunga serie di questioni che sono e saranno discusse in tutta l’Ue per le ricadute che hanno già avuto e avranno ancora di più sull’esistenza delle persone e la quotidianità dell’opinione pubblica. Tra i temi più caldi di un confronto che si preannuncia non privo di incognite figurano: guerra in Ucraina, costo della vita, lotta al cambiamento climatico, migrazioni, crisi energetica e, soprattutto, il nodo centrale dei rapporti di forza tra destra e sinistra nel nuovo Parlamento. L’importanza dell’appuntamento elettorale si evince dal fatto che, in base ai sondaggi, la popolazione sembra più incline a votare alle prossime elezioni europee più di quanto non lo fosse quattro anni fa. Questi dati tendono a dimostrare che il tasso di fiducia nelle istituzioni comunitarie, contrariamente a quanto sostengono gli euroscettici, sta crescendo. Dire però in quale direzione si muoverà tale tendenza è una questione cruciale che resta ancora tutta da verificare.

   

  

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L’Intervento

 

MA Il nostro impegno

non È per niente esaurito

 

La “Giornata Cooperativa 2023” è stata l’ultimo appuntamento pubblico alla St. Jakobstrasse di Zurigo, sede dalla quale il Coopi è poi uscito, a fine maggio, in attesa di trovare un nuovo locale in proprietà. La Giornata è stata arricchita dalla presenza di personalità del mondo politico, della cultura e dell’emigrazione italiana. I testi dei numerosi interventi verranno raccolti e pubblicati in un quaderno dell’ADL. Anticipiamo qui di seguito ampi stralci del discorso tenuto dalla  Presidente del Concistoro Valdese di Zurigo, Anna-Maria Cimini, già presidente delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS).

 

di Anna-Maria Cimini *)

 

Vi ringrazio vivamente per l’invito alla «Giornata cooperativa 2023»… Tutti noi ci auguriamo che la giornata di oggi segni solo una chiusura temporanea del Cooperativo, un passaggio e l’inizio di un nuovo impegno civico e politico.

    La Società Cooperativa Italiana (Coopi) e le Colonie Libere Italiane (FCLIS) sono stati e restano due riferimenti imprescindibili della lotta al fascismo non solo tra gli italiani in Svizzera, ma anche a livello europeo e mondiale. Lo dimostrano le azioni, gli interventi e le mobilitazioni che le nostre due organizzazioni hanno messo in atto durante molti decenni.

    Dopo il forte impegno comune e la nostra attiva partecipazione alla guerra partigiana, dopo la definitiva sconfitta del nazifascismo, abbiamo continuato a lottare insieme per la libertà e la democrazia ovunque i diritti degli uomini e delle donne fossero o siano ancora minacciati. Questo valeva ieri per l’indipendenza dei popoli e vale ancora oggi per i perseguitati in tanti Paesi a regime totalitario e dittatoriale.

    Come ha documentato il nostro Tindaro Gatani, presidente onorario della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, nel suo recente saggio intitolato Colonie Libere Italiane in Svizzera antifasciste per nascita e vocazione, la FCLIS ha per statuto il compito inscindibile di lotta a tutti i soprusi politici e a tutti i fascismi.

    Le origini della FCLIS sono strettamente legate al Coopi. Fu nella sua sede, alla Militärstrasse 36, che Fernando Schiavetti, tra i fondatori della FCLIS, ebbe, nel 1943, l’idea di aggregare le Colonie Libere Italiane allora esistenti in Svizzera in un’unica Federazione per meglio coordinare e rafforzare il sostegno ai partigiani impegnati nell’Italia settentrionale contro le forze nazifasciste.

    Fin dal suo primo arrivo a Zurigo, nel 1931, Schiavetti fu accolto dal Coopi, dove fondò una scuola in opposizione a quella statale fascista della Casa d’Italia, e che chiamò “Scuola di Emancipazione proletaria”, dove insegnò per oltre un decennio, sostenuto sempre dalla moglie Giulia Bondanini, anch’essa insegnante. (…)

 

Giulia Bondanini insieme al marito Fernando Schiavetti

a Zurigo (ca. 1936) e alle figlie, Annarella e Franca, con le

quattro figlie di Nenni: Giuliana, Eva, Vittoria e Luciana.

 

Oggi assistiamo forse alla crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale: la guerra in Ucraina, una crescente disuguaglianza sociale, la pandemia, il riscaldamento globale, la carenza di energia (seppur affievolitasi) e acqua, le tensioni tra grandi potenze (Stati Uniti e Cina), l’inflazione. Si è venuto a creare uno stato di depressione tale che sta facendo affiorare nella società movimenti che tendono chiaramente a derive sempre più illiberali, a un lento e mirato smantellamento delle strutture democratiche e all’imporsi di Stati autocratici. Stati in cui si sta affermando il sovranismo, dove le migrazioni diventano un elemento divisivo nel dibattito pubblico, dove l’ideologia della supremazia bianca si sta diffondendo tramite i social media e le retoriche antiimmigrati e pro-bianchi si stanno facendo strada nella politica e nella società.

    Il nostro impegno, quello del Cooperativo e delle Colonie Libere, ma in senso più generale, di tutte le forze progressiste e democratiche non è esaurito. In vari Paesi si stanno insediando partiti cosiddetti populisti e nazionalisti. In Paesi, fino a qualche anno fa considerati democratici, a partiti, movimenti e persone con una visione espressamente conservatrice, caratterizzati da un orgoglio nazionalistico e dalla totale fedeltà alla patria è stato possibile tramite elezioni democratiche ottenere il potere.

    Vediamo solo qualche esempio, limitandoci all’Europa e dintorni:

    Ungheria: le elezioni tenutesi l’anno scorso hanno confermato la quarta vittoria consecutiva di Viktor Orbán che ha consolidato la sua ascesa nel 2010. La conversione a una «democrazia» illiberale in Ungheria si è sviluppata nel tempo con il controllo dei media, dove l’opposizione non appare e con l’utilizzo dei fondi statali per finanziare la campagna elettorale del partito di Orbán.

    Un altro esempio è la Turchia: Recep Tayyip Erdogan, arrivato al potere nonostante strutture democratiche e liberali, ha fatto della Turchia un Paese autocratico, creando meccanismi di controllo centralizzati e di erosione dei diritti fondamentali e dello stato di diritto con un governo che esercita un potere straordinario per mettere a tacere i media e arrestare o isolare gli oppositori politici. Dopo le elezioni di domenica scorsa ci sentiamo probabilmente disillusi. Ma anche in Turchia il problema di fondo è il sistema, antidemocratico, privo di una reale separazione dei poteri, privo di libertà politica, di stampa.

    La Finlandia – un Paese da sempre ritenuto all’avanguardia per quanto concerne i diritti sociali, civili e politici, dove le donne godono del diritto di voto fin dal 1906 e il partito più importante è sempre stato quello Socialdemocratico – oggi è governata dalla destra in coalizione con l’estrema destra.

    La situazione in Svezia è simile: Anche in questo Paese l’influenza dei socialdemocratici è sempre stata molto marcata. Oggi, un partito di estrema destra, nazionalista, xenofobo con origini fasciste è secondo partito e darà un supporto esterno al governo.

    Arriviamo all’ultimo esempio, quello dell’Italia che è sotto gli occhi di tutti. Un governo che si dichiara di destra, che non è una destra liberale, e che utilizza gesti, parole e simboli fascisti.

    Sull’Italia vorrei solo ricordare le parole scritte da Annalisa Savino, preside del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze, dopo il brutale pestaggio, in città, di alcuni studenti dell’Istituto Michelangiolo da parte di sei picchiatori del movimento di destra «Azione studentesca». La professoressa Savino scrive ai suoi ragazzi: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate di migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti”, diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.»

 

Anna-Maria Cimini (Voce Evangelica)

 

Io credo che la sinistra italiana in Svizzera, oggi più che mai, ha il dovere di opporsi in modo fermo e deciso a chi vuole stravolgere le regole democratiche. Abbiamo il dovere di sensibilizzare le nuove generazioni che, fortunatamente hanno poca dimestichezza con i valori e i simboli nazisti o fascisti. Ma proprio a causa della loro non conoscenza tendono a non percepire la vera portata di certi simboli, di determinate azioni o dell’utilizzo di un linguaggio impregnato di propaganda fascista. Sono molto felice che il Consiglio nazionale elvetico, qualche giorno fa, abbia approvato a larga maggioranza la mozione di Marianne Binder di vietare l’utilizzo dei simboli nazisti in pubblico. Sono sconcertata, invece, del fatto che il Consiglio federale avesse respinto la mozione, prima che essa fosse discussa in Parlamento.

    Il nostro impegno deve essere esemplare, una reazione morale. A tutte e tutti noi e alle persone, memori dei disastri del passato e della guerra, spetta un compito: continuare a svolgere il nostro lavoro, di informazione e di sensibilizzazione, volto ad affermare i valori di libertà, i diritti e la democrazia nella società di oggi. (…)

 

*) Presidente del Concistoro della Chiesa valdese di Zurigo, già presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS)

       

     

L’Avvenire dei lavoratori

 

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da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

Debolezza di Elly

(e sua possibile forza)

 

Il problema della segreteria di Elly Schlein è di essere il frutto, nel bene e nel male, di una vicenda puramente politica, com’è quella del Pd e dei suoi riti, tra i quali spicca quello delle “primarie”.

 

di Rino Genovese

 

Se si esclude un legame con il movimento Lgbtq, non c’è un altro radicamento sociale da parte di questa leadership. La preistoria di Occupy Pd – una contestazione interna allo stesso partito, animata da Elly ai tempi della elezione del capo dello Stato nel 2013, in uno snodo tra i più ingarbugliati nella storia della Repubblica – era anch’essa una vicenda tutta politica. In questo senso, le pur differenti segreterie che si sono succedute alla testa del Pd sono state una conseguenza dello stesso peccato d’origine di questo partito che, fin dalla sua fondazione, vorrebbe essere – vuoi più al centro, vuoi più a sinistra – un partito di opinione progressista senza referenti sociali precisi. Schlein è apparsa finora in sostanziale continuità con questo difetto di fondo.

    Non stiamo pensando a un partito “di classe” di tipo novecentesco, ma a un’organizzazione che si faccia espressione, anzi direttamente promotrice, di una coalizione di interessi sul piano elettorale (e magari non solo su questo), nel segno di una riduzione delle diseguaglianze sociali e di un cambiamento del modello di sviluppo per la realizzazione di un nuovo rapporto con l’ambiente. Un partito utopico, si potrebbe dire, considerando come l’utopia, al di là del significato della parola (che indica qualcosa di collocabile in un “non luogo”, quindi qualcosa di inesistente), sia oggi un punto di riferimento indispensabile per qualsiasi progetto di trasformazione che non voglia rassegnarsi a gestire le cose come stanno.

    È scontato, lo si sapeva, che Schlein si troverà sempre più a fronteggiare una opposizione interna. All’ultima riunione della direzione questa è venuta fuori intorno a una difformità di giudizio riguardo all’opportunità del suo essersi recata a portare la propria solidarietà a una manifestazione dei 5 Stelle. Non è in questione, certamente, la valutazione sul carattere di questa formazione (che può essere negativa finché si vuole), ma solo il fatto che l’utopia di una coalizione di interessi per la trasformazione sociale oggi non può non fare i conti, in primo luogo, con la necessità di un’alleanza – di una piattaforma programmatica di opposizione – con i 5 Stelle. Anche perché soltanto vincolando questo “movimento” all’interno di un accordo ad ampio raggio sarà possibile, un po’ alla volta, eliminarne gli aspetti ancora persistenti dell’originario qualunquismo.

    Per fare questo, tuttavia, Schlein dovrebbe presentarsi non come una variante del ceto politico Pd, ma come una vera e propria rottura con il suo recente passato – anche a costo di dovere sopportare un’altra scissione alla sua destra. Non basta. Come si diceva, un partito utopico dovrebbe individuare un suo oggetto sociale di riferimento. Del resto, i partiti populisti questo “oggetto” ce l’hanno: sono gli evasori fiscali, le partite Iva, gli interessi corporativi di un regionalismo che mette insieme i padroni con i servi, e, più in generale, i pruriti bottegai e tutti i poujadismi possibili. A loro volta i 5 Stelle – non dimentichiamolo – si sono rivelati, soprattutto nelle ultime elezioni, espressione del tradizionale malessere del Mezzogiorno.

    Perché il partito di Elly, rafforzandosi elettoralmente (ciò lo si potrà vedere eventualmente nelle europee del 2024), dovrebbe rinunciare a presentarsi come l’espressione politica del costituirsi di una coalizione di interessi – oltre che, beninteso, come l’emanazione di un’opinione progressista anche generica, che non ci sta a essere governata da una compagine ultraconservatrice?

 

(Continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

         

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

Sanità: quattro milioni

rinunciano alle cure

 

Il 7% della popolazione non si avvale delle prestazioni sanitarie necessarie perché ritenute troppo costose o per liste di attesa troppo lunghe…

 

di Davide Colella

 

La pandemia ci ha ricordato il valore del Servizio sanitario pubblico e universale. Un diritto sancito dalla Costituzione. Un sistema da difendere, rafforzare e finanziare adeguatamente a tutela del diritto alla salute dei cittadini. In realtà la sanità è trascurata dall’agenda politica italiana, con ridimensionamenti del personale e scelte programmatiche errate, in un generale impoverimento degli asset di cui oggi tutti paghiamo le conseguenze.

    Secondo il Rapporto 2022 di Cittadinanzattiva, nel sistema sanitario pubblico è necessario attendere 720 giorni per una mammografia, 375 per un’ecografia, un anno per una TAC, 6 mesi per una risonanza magnetica. Per visite diabetologiche, dermatologiche o reumatologiche non si scende sotto i 10 mesi. Non va meglio per gli interventi chirurgici: in cardiologia e ortopedia bisogna attendere almeno un anno. Fino a 6 mesi per un intervento oncologico.

    Secondo l’ISTAT, nel 2020, il 7% della popolazione ha rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie perché ritenute troppo costose o per liste di attesa troppo lunghe. Un fenomeno che riguarda quattro milioni di persone.  Nel 2021 i cittadini italiani hanno speso 41 mld di euro per curarsi, erodendo salari e pensioni. 623 euro procapite con enormi   diseguaglianze territoriali.

    Nel decennio 2010-2019 solo 5 regioni hanno superato l’85% degli adempimenti dei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Si tratta di Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lombardia. Nel 2019 Basilicata, Calabria, Campania, Molise, provincia autonoma di Bolzano, Sicilia e Valle d’Aosta non hanno raggiunto gli adempimenti.

    Nel 2020, nonostante la pandemia, le giornate di degenza di pazienti ricoverati in ospedale in una regione diversa dalla propria sono state 351 mila. Nel 2019 se ne erano contate quasi mezzo milione. Negli ultimi 10 anni, le regioni del Mezzogiorno hanno versato 14 miliardi di euro a quelle del Nord per far curare i propri cittadini, perdendo importanti risorse per il proprio sviluppo. A beneficiarne soprattutto Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto. Ne consegue l’immagine di un Paese spaccato in due che tradisce i principi di universalità, equità, uguaglianza fondanti del Sistema Sanitario Nazionale.

    Le diseguaglianze nell’accesso ai servizi incidono sull’aspettativa di vita alla nascita con un inaccettabile gap di 3 anni tra la provincia di Trento e la Campania. Criticità già oggi gravi e insopportabili, destinate ad aggravarsi nel caso in cui si concretizzi il progetto di autonomia differenziata.

       

           

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Lula a Roma: lotta alla fame

e ricerca della pace in Ucraina

 

Il Presidente del Brasile, il socialista Luiz Inàcio Lula da Silva, è arrivato in Italia, a Roma dopo la partenza da Recife. La lotta alla fame e la ricerca della pace in Ucraina sono tra i temi che il presidente brasiliano pone nella discussione in un’udienza con Papa Francesco e successivamente lo farà a Parigi con il suo omologo francese, Emmanuel Macron.

 

di Salvatore Rondello

 

Lula è arrivato a Roma, prima di raggiungere Parigi, dove parteciperà al “Summit per un nuovo patto finanziario globale”, convocato dal presidente francese.

    La direttrice del Dipartimento europeo del Ministero degli Esteri brasiliano, Maria Luisa Escorel, ha spiegato in una conferenza stampa che l’agenda ufficiale di Lula a Roma inizierà oggi, quando sarà ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questo primo incontro riguarda le “intense relazioni bilaterali” ed i negoziati in corso per un accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Mercosur (il mercato comune e area del libero scambio dell’America del Sud), di cui l’Italia è tra i maggiori sostenitori.

    Lula si recherà poi in Vaticano, dove sarà ricevuto da Papa Francesco, con il quale, secondo Maria Escorel, ha “una grande convergenza di idee in merito alle questioni sociali e ambientali, alla lotta contro la fame e alla difesa dei diritti umani”.

    Il presidente brasiliano, nei suoi incontri, illustra anche le sue iniziative per la ricerca della pace in Ucraina, finora non condivise dalle potenze occidentali, che mirano a creare un gruppo di Paesi che possa mediare e portare Kiev e Mosca al tavolo dei negoziati.

    Dopo la visita al Papa, Lula incontra il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che nel 2018 da europarlamentare visitò Lula in carcere a Curitiba. Poi si recherà a Parigi, dove avrà un incontro bilaterale con il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, e con gli organizzatori del prossimo vertice della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), che si terrà nel corso dell’anno negli Emirati Arabi Uniti.

    Il giorno successivo si unirà ai lavori del vertice convocato da Macron, con il quale pranzerà venerdì. Il pranzo sarà l’occasione di Lula per ribadire l’invito a partecipare al vertice sull’Amazzonia che il Brasile ha convocato per il prossimo agosto nella città di Belèm. Sul tavolo ci saranno anche i negoziati per l’accordo UE-Mercosur e l’iniziativa di Lula per la pace in Ucraina, finora contrastata dalla Francia e da altre potenze occidentali.

    Già il 13 giugno scorso, il presidente brasiliano aveva annunciato questo suo viaggio in Italia, sottolineando: “Da molti anni non riceviamo in visita un presidente italiano, e ci sono molti italiani e discendenti qui in Brasile. Abbiamo bisogno di rafforzare le nostre relazioni”. La frase è chiaramente un invito fatto a Mattarella perché visiti nei prossimi mesi il Brasile.

    Durante la sua permanenza nella Penisola, il presidente brasiliano solleverà anche la salvaguardia dell’Amazzonia e il contrasto al cambiamento climatico.

    Per quanto riguarda il colloquio con papa Francesco, Lula ha anticipato che inviterà il Pontefice a visitare Belém per il tradizionale Círio de Nazaré, una delle più grandi feste cattoliche del Brasile, che si svolge annualmente nello Stato del Parà.

    Sul colloquio con Bergoglio, il Presidente Lula ha rivelato: “L’ho chiamato, ho preso io l’iniziativa, e gli ho detto che volevo fargli visita, fra l’altro per ringraziarlo per l’attenzione che mi ha riservato quando ero in carcere a Curitiba. L’ho incontrato già due volte e credo che sia il Papa inequivocabilmente più coinvolto con la gente che ci sia stato. Con lui, comunque, voglio parlare anche della lotta alle disuguaglianze. Voglio approfittare del mio mandato per cercare di creare una consapevolezza mondiale del fatto che è inspiegabile che non ci si indigni contro la fame su un pianeta che produce più cibo di quanto ne consuma. Non è, quindi, una questione di produzione alimentare, ma di distribuzione e di mancanza di soldi per comprare gli alimenti”.

    Questa è la prima visita di Lula in Italia e la seconda in Europa nel suo terzo mandato. Infine, Lula parteciperà a Parigi, come ospite d’onore, a un vertice di alto livello e all’evento “Power our Planet”, a cui è stato invitato da Chris Martin, frontman dei Coldplay. Dunque, un programma intenso in questo viaggio del Presidente Lula, ex sindacalista metalmeccanico, che ha ben presente i principi fondamentali del socialismo volto al miglioramento dell’umanità stando vicino ai più deboli.

           

               

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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Politica

 

INQUINAMENTO

ELETTROMAGNETICO

 

Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti principali sono la terra stessa, l’atmosfera ed il sole, che emette radiazione infrarossa, luce visibile e radiazione ultravioletta.

 

di Salvatore Rondello

 

Gli esseri viventi hanno da sempre convissuto con tali radiazioni, evolvendosi in modo da adattarsi ad esse, proteggendosi o utilizzando al meglio questi agenti fisici. Al livello di fondo naturale si è però aggiunto, al passo con il progresso tecnologico, un contributo sostanziale dovuto alle sorgenti legate alle attività umane.

    L’uso crescente delle nuove tecnologie, soprattutto nel campo delle radio telecomunicazioni, ha portato, negli ultimi decenni, ad un continuo aumento della presenza di sorgenti di campi elettromagnetici (Cem), rendendo la problematica dell’esposizione della popolazione a tali agenti di sempre maggiore attualità.

    Con il termine “elettrosmog”, si intende una forma anomala di inquinamento ambientale, in quanto non si ha una vera e propria “immissione” di sostanze visibili nell’ambiente. Gli agenti fisici implicati (campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) sono presenti solo finché le sorgenti che li hanno generati rimangono accese e non danno luogo a processi di accumulo nell’ambiente.

    Tra le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici nell’ambiente vanno annoverati (fonte: R. Delia, Metodologia di misure dei campi elettromagnetici RF e MW e protezione dalle loro esposizioni, ISPELS, AIRP 1989):

 

·       campi elettromagnetici a bassa frequenza, generati dagli apparati per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica o elettrodotti. Essi, denominati comunemente ELF, sono costituiti da linee elettriche ad altissima, alta, media e bassa tensione, da centrali di produzione e da stazioni e cabine di trasformazione dell’energia elettrica;

·       campi elettromagnetici a alta frequenza, generati dagli impianti per radio telecomunicazione. Essi comprendono i sistemi per diffusione radio e televisiva, gli impianti per la telefonia cellulare o mobile o stazioni radio base, gli impianti di collegamento radiofonico, televisivo e per telefonia mobile e fissa (ponti radio) ed i radar. In ambiente domestico e negli ambienti di vita, soprattutto nelle immediate vicinanze degli utenti, sono comuni sorgenti di campi elettromagnetici anche i dispositivi ad alimentazione elettrica (elettrodomestici, computers) ed i telefoni cellulari.

 

Se fino all’inizio del secolo scorso la radiazione elettromagnetica sulla terra aveva origine solamente naturale, con le innovazioni e le tecnologie umane le radiazioni hanno cominciato ad aumentare, fino a creare quello che oggi chiamiamo l’inquinamento elettromagnetico che non riguarda solo l’uomo ma tutti gli esseri viventi del pianeta.

    L’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, incaricata di monitorare lo stato dell’inquinamento elettromagnetico in Italia, lo definisce come un «aumento del campo elettromagnetico dovuto alle sorgenti artificiali rispetto al campo elettromagnetico naturale». Anche il ministero della Transizione ecologica parla di «generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali non attribuibili al naturale fondo terrestre o a eventi naturali».

    Dovunque l’elettricità sia trasformata, trasportata e utilizzata si generano dei campi elettrici e magnetici, a bassa o ad alta frequenza. A livello naturale, invece, i campi elettromagnetici vengono generati dal sole, dalle stelle, dai temporali e dalla terra stessa.

    I principali provvedimenti con i parametri di esposizione all’inquinamento elettromagnetico, o elettrosmog come qualcuno lo definisce, sono due decreti del 2003. Questi definiscono limiti molto stringenti per l’esposizione ai campi elettromagnetici sia a bassa frequenza, causati dagli elettrodotti, sia ad alta frequenza, prodotti dagli impianti radio-tv e di telefonia mobile. Per i campi ad alta frequenza il limite di esposizione è compreso tra i 20 e i 60 V/m (Volt/metro), in base alla frequenza, mentre il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità non devono superare i 6 V/m. Per limite di esposizione si intende una quantità che non deve mai essere superata, mentre il valore di attenzione si applica agli ambienti (residenziali e lavorativi) adibiti a permanenze non inferiori alle quattro ore giornaliere. Quindi, c’è l’esigenza di un monitoraggio sempre più frequente, completo e veritiero su tutto il territorio.

    Gli effetti sulla salute dell’uomo e della natura dei campi elettromagnetici sono ancora molto dibattuti, e in parte sconosciuti, nella comunità scientifica. Alcuni studi hanno dimostrato che un’eccessiva esposizione alle radiazioni elettromagnetiche può causare degli impulsi nervosi e delle contrazioni muscolari involontarie, o un generale surriscaldamento dei tessuti. Alcuni esperimenti hanno evidenziato dei danni alle facoltà di apprendimento degli animali e di crescita delle piante esposti all’elettrosmog. I limiti di esposizione introdotti dalle normative dovrebbero, impedire questi effetti, ma non si ha certezza dell’efficacia dei limiti segnalati e dei soggetti interessati.

    Sul sito dell’Airc, invece, si legge che «gli studi epidemiologici e sperimentali condotti finora non hanno ancora mostrato associazioni significative tra l’esposizione a campi magnetici e un’aumentata insorgenza di cancro in bambini e adulti». Se il principale effetto dei campi elettromagnetici sul corpo umano è il riscaldamento, infatti, «i livelli ai quali siamo normalmente esposti, per esempio mentre guardiamo la televisione o utilizziamo il computer, sono molto inferiori ai valori richiesti per produrre un riscaldamento significativo».

    Tuttavia, sintomatologie come disturbi del sonno, spossatezza, diminuzione delle difese immunitarie, ansia, stress, mal di testa, danni alla ghiandola pineale, crampi notturni, depressione, dolori muscolari, disfunzioni ormonali, irritabilità, neoplasie (tumori), etc…, sono in aumento. Non si conoscono ancora nemmeno i limiti di tollerabilità da parte degli altri esseri viventi. Per esempio, recentemente è stato osservato sulle api la difficoltà sempre maggiore che incontrano nel trovare il percorso di ritorno all’alveare. Un allarme per tutto l’ecosistema. (Continua la lettura sul sito)

 

Da La Rivoluzione Democratica

www.rivoluzionedemocratica.it/

      

           

Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

Socialismo liberale

e socialismo riformista

 

Dibattito organizzato da Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

a Firenze venerdì 9 giugno 2023.

 

Sono intervenuti:

 

Valdo Spini (presidente della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze),

Simona Bonafè, (Deputata, Partito Democratico)

Carlo Cottarelli (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano),

Flavia Piccoli Nardelli (presidente di AICI),

Stefano Caretti (Università degli Studi di Siena),

Vincenzo Servalli (sindaco del Comune di Cava de’ Tirreni).

      

                                       

Segnalazione bibliografica

 

Guido e Margherita Antifascisti ticinesi

 

Minuzioso lavoro di ricostruzione biografica attraverso un fondo epistolare comprendente le lettere tra un volontario della guerra di Spagna, rifugiatosi in Unione Sovietica, e la moglie operaia a Tenero. Il volume è curato dallo storico Renato Simoni per la Fondazione Pellegrini Canevascini. Ed è disponibile liberamente anche in versione digitale (clicca qui).

 

Protagonisti sono i coniugi Guido e Margherita Tedaldi di Tenero (TI), la cui vicenda familiare si inserisce nel contesto dell’attiva solidarietà antifascista che coinvolse nella guerra civile spagnola (1936-1939) circa 40’000 combattenti, inquadrati per lo più nelle Brigate internazionali. Dalla Svizzera partirono allora circa ottocento giovani e dal Ticino un’ottantina di combattenti. Molti tornarono gravemente feriti, altri persero la vita sui campi di battaglia.

   Durante la guerra di Spagna essi intrattennero una vasta corrispondenza con amici e familiari. Così anche il protagonista, Guido Tedaldi, scalpellino italiano nato e cresciuto a Tenero, sposatosi con l’onsernonese Margherita Mordasini, con la quale ebbe quattro figlie: Fede, Noemi, Luce e, al suo ritorno dall’URSS, Silvana.

    L’eccezionalità della raccolta epistolare dipende anche, per una volta, dallo spazio fatto anche al resto della famiglia, spesso in ombra nelle raccolte biografiche dei combattenti. La moglie Margherita (Ghita) dovette crescere tra mille difficoltà le figlie e lavorare come operaia in cartiera. Di Ghita sono riportate le lettere che permettono di ergerla a coprotagonista di questa vicenda. Alla voce di lei si affiancano quelle delle bimbe che crescevano durante una decennale assenza del padre, dando all’epistolario una profonda dimensione affettiva ed espressiva.

 

 

Fanno da sottofondo, in una sorta di coro polifonico, non solo le voci di parenti e conoscenti solidali con la famiglia, ma anche quelle di coloro, e non furono pochi, che osteggiarono le scelte dei volontari in Spagna, primo atto di una lunga guerra contro il nazifascismo in Europa.

    L’autore del libro Renato Simoni è docente di storia, membro della Fondazione Pellegrini Canevascini e studioso della guerra di Spagna. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni sul tema.

    Nella presentazione del libro, è stato affiancato da Francesca Mariani Arcobello, docente di storia al Liceo di Mendrisio, collaboratrice scientifica presso il Dizionario storico della Svizzera e presidente della Fondazione Pellegrini Canevascini, presso cui ha pubblicato la biografia di Francesco Nino Borella, Socialista di frontiera (Bellinzona 2008). Ha partecipato alla presentazione anche Ivano Fosanelli, storico e geografo, già insegnante ed esperto nelle scuole del Cantone, autore di diversi studi sui fenomeni migratori tra cui il volume Verso l’Argentina (Locarno 2000).

    La Fondazione Piero e Marco Pellegrini-Guglielmo Canevascini con sede a Bellinzona da oltre cinquant’anni raccoglie nei suoi archivi le fonti documentarie del movimento operaio nella Svizzera italiana e tra i suoi fondi vi è un ampio capitolo dedicato al sostegno alla Repubblica spagnola durante la Guerra civile 1936-1939.

    L’interesse per Guido e Margherita Tedaldi nasce anche dalla donazione dei documenti fatta dai familiari. Oltre a raccogliere le fonti storiche, riordinarle e agevolarne l’accesso agli studiosi, la Fondazione diffonde i risultati della ricerca attraverso una propria attività editoriale e anche con una collana online.

 

    

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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