Buongiorno,
inviamo di seguito la flash note “Di nuovo rinviata” a cura di César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management con una view settimanale sulle principali tematiche globali e sull’andamento dei mercati finanziari.
Restiamo a disposizione.
Una buona giornata,
Lucrezia Pisani
+39 347 6732479
Di nuovo rinviata
Chi crede nella possibilità per l’economia statunitense di ottenere un «atterraggio morbido» ha ricevuto ulteriori conferme la scorsa settimana. Dai dati preliminari si vede che il PIL è cresciuto ad un tasso annuo del 2,8% nel 2° trimestre, migliore delle previsioni, mentre l’inflazione core PCE ha rallentato al 3% annuo a giugno rispetto al 3,8% di maggio. Restiamo convinti che gli effetti dell’aggressiva restrizione monetaria attuata negli ultimi 15 mesi debbano ancora essere avvertiti per intero. Con il miglioramento della fiducia dei consumatori a giugno, gli investimenti delle imprese in aumento e le richieste di sussidi di disoccupazione settimanali in diminuzione, la flessione dell’economia che continuiamo a prevedere potrebbe essere di nuovo rinviata. Le notizie economiche dall’Europa sono invece più contrastanti. Nonostante il leggero rimbalzo del PIL nel 2° trimestre, gli indici dei direttori degli acquisti hanno evidenziato un indebolimento dell’attività delle imprese dell’eurozona a luglio, mentre l’attività manifatturiera è già in contrazione da qualche tempo. Nel complesso, riteniamo che l’economia dell’eurozona potrebbe ristagnare per il resto dell’anno e registrare una crescita annua del PIL in termini reali dello 0,5% per il 2023. La nostra proiezione per l’intero 2023 negli Stati Uniti è dell’1,4%, con possibilità di revisione al rialzo. Anche i PMI cinesi ufficiali per il mese di luglio sono peggiorati, focalizzando ancora di più l’attenzione sul pacchetto di stimolo economico annunciato dal partito comunista la scorsa settimana. Sarà importante vedere le misure che verranno intraprese per sospingere i consumi, affrontare il grave problema del debito degli enti locali e aiutare il mercato immobiliare, la cui ripresa è in stallo.
La Federal Reserve statunitense e la Banca centrale europea hanno entrambe alzato i tassi di 25 punti base la scorsa settimana, lasciando aperta la porta ad ulteriori strette. La possibilità di un ulteriore aumento dei tassi negli Stati Uniti ha convinto maggiormente i mercati valutari, e il dollaro si è rafforzato nei confronti dell’euro durante la settimana. I sondaggi sui prestiti delle banche, secondo i quali la restrizione monetaria si sta trasmettendo più rapidamente all’economia reale nell’eurozona che negli Stati Uniti, sembrerebbero confermare questo giudizio. La mossa più interessante è venuta però dalla Bank of Japan, che in buona sostanza ha allentato la morsa sui tassi dei titoli di Stato giapponesi, consentendo la loro salita fino all’1,0%. Anche se il mercato deve ancora testare il nuovo tetto dell’1,0%, questa è un’area da monitorare. La Bank of Japan mantiene una politica ultra accomodante, con il tasso overnight che rimane al -0,1%. La volatilità sui mercati obbligazionari, valutari e azionari potrebbe però aumentare qualora la BoJ dovesse andare verso una qualche forma di «normalizzazione» della politica monetaria.
I risultati del 2° trimestre continuano, in generale, ad essere migliori del previsto – sebbene le imprese con utili inferiori alle previsioni siano state punite più di quanto quelle con utili superiori alle previsioni siano state premiate. Allo stesso modo, i titoli che ottengono i maggiori rialzi in una determinata giornata spesso non riescono a mantenere i guadagni, a dimostrazione del fatto che l’umore del mercato rimane mutevole. Quella che si apre sarà un’altra settimana densa di dati negli Stati Uniti, con l’ultima grande ondata di risultati trimestrali e i rapporti sugli occupati non agricoli e sull’inflazione per il mese di luglio.