Buongiorno,
di seguito e in allegato inviamo un breve commento sull’inflazione USA e le sue implicazioni su crescita e prossime mosse della Fed a firma di Jeffrey Cleveland, Chief economist di Payden & Rygel.
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Laura Morreale
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Flash note su inflazione USA
A cura di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel
Milano, 11 agosto 2023 – I dati annunciati oggi sull’inflazione USA sono abbastanza in linea con i dati di consenso sull’IPC (aumento dello 0,2% su base mensile), con l’IPC principale in leggero aumento su base annua e l’IPC core in calo dal 4,8% al 4,7%.
Durante il mese di agosto, l’IPC nominale probabilmente subirà un aumento, a causa del recente rialzo del prezzo della benzina; per tale motivo, è probabile che le proiezioni al ribasso dell’IPC finiranno presto.
In termini di IPC core, il detrattore maggiore è rappresentato dal segmento dei veicoli usati, che sono scesi del -1,3% su base mensile. Non una grande sorpresa, se si tengono in considerazione i recenti dati sulle aste. Inoltre, i prezzi dei veicoli nuovi sono scesi dello 0,3%.
L’aumento dello 0,4% su base mensile, il secondo consecutivo, per quanto riguarda gli alloggi rappresenta una buona notizia rispetto alla prima parte dell’anno, quando gli aumenti si attestavano sullo 0,6-0,8% su base mensile. All’interno della categoria, sia gli affitti che i canoni equivalenti dei proprietari si sono ridotti, aumentando dello 0,4% e dello 0,5%.
Gli elementi maggiormente fuori dal coro sono le tariffe aeree, scese dell’8,1% e diminuite per 4 mesi consecutivi, e i prezzi dei servizi medici, in calo dello 0,2%.
Nel complesso, la variazione dello 0,2% da un mese all’altro dei prezzi core dimostra che le pressioni sui prezzi sono diminuite, dirigendo lo scenario macroeconomico sempre più verso un soft landing. Nei prossimi mesi, tuttavia, sia il dato nominale che quello core potranno registrare un incremento: per quanto riguarda il dato nominale, l’aumento dei prezzi del gas giocherà un ruolo importante, mentre per quanto riguarda il dato core, potremmo assistere a una ripresa dei prezzi dei biglietti aerei e delle cure mediche.
La domanda principale al momento è se la Fed può dichiarare vittoria, dato lo scenario attuale. Personalmente non lo ritengo possibile dopo soli due report. Inoltre, la Fed è in attesa di vedere il numero 2 sui dati di inflazione core anno su anno prima di annunciare la vittoria. Ciò potrebbe significare, ad esempio, il 2,9% su base annua del PCE core e forse un po’ di più dell’IPC core (l’IPC è tipicamente più alto di 40-50 punti base rispetto al PCE core su base annua). Di conseguenza, con un IPC core del 4,7% su base annua, la vittoria sembra ancora lontana. Ovviamente, se riuscissimo a mantenere le letture mensili dello 0,2%, potremmo arrivarci presto, forse all’inizio del 2024. Tuttavia, un simile risultato non è affatto garantito.
La buona notizia è che stiamo assistendo a una decelerazione dell’inflazione core senza un aumento del tasso di disoccupazione, il che è storicamente singolare e molto positivo. Questo dato è in contrasto con le opinioni di alcuni colleghi “bear”, secondo cui “l’unico modo in cui l’inflazione svanirà è se ci sarà una recessione”.
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