Nota Stampa – Schroders: Caldo estremo e inondazioni minacciano l’export di abbigliamento: a rischio profitti per 65 miliardi di dollari

 

Nota stampa

Caldo estremo e inondazioni minacciano l’export di abbigliamento: a rischio profitti per 65 miliardi di dollari

 

13 settembre 2023

 

  • Un’analisi condotta dal Global Labor Institute della Cornell University e da Schroders rivela che caldo estremo e inondazioni minacciano i principali centri di produzione di abbigliamento 
  • Quattro paesi vitali per la produzione di abbigliamento rischiano di perdere 65 miliardi di dollari in profitti da esportazioni, una flessione del 22%, e circa 1 milione di nuovi posti di lavoro a causa di un rallentamento della crescita
  • I ricercatori hanno analizzato la vulnerabilità al clima di 32 hub produttivi di abbigliamento: i risultati mostrano una diffusa esposizione al caldo e al rischio di inondazioni
  • Secondo Schroders, gli investitori devono fare engagement con le società di abbigliamento e gli stakeholder: le misure di adattamento non sono infatti considerate una priorità nei piani di rischio perché il settore è concentrato sulla mitigazione
  • I ricercatori hanno mappato l’impatto delle catene di fornitura di sei marchi di abbigliamento globale presenti nei quattro centri di produzione – i risultati mostrano che i lavoratori e i produttori di tutti e sei i marchi dovranno fare i conti con gli impatti sulla produttività derivanti da caldo estremo e inondazioni
  • L’analisi invita ad adottare meccanismi di protezione sociale e finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici che riducano i costi e i rischi a carico dei lavoratori del settore dell’abbigliamento.

Il caldo estremo e le inondazioni stanno minacciando i principali centri di produzione di abbigliamento e metteranno a rischio oltre 65 miliardi di dollari di esportazioni in quattro centri di produzione strategici entro il 2030.

 

È quanto emerge da una recente ricerca condotta dal Global Labor Institute (GLI) della Cornell University e dalla società globale di gestione degli investimenti Schroders sull’impatto economico dei cambiamenti climatici – in particolare caldo estremo e inondazioni – sui produttori di abbigliamento e sui lavoratori del settore. 

 

I ricercatori hanno analizzato le produzioni di abbigliamento vulnerabili al clima in Bangladesh, Cambogia, Pakistan e Vietnam, che complessivamente rappresentano il 18% delle esportazioni globali di abbigliamento, ospitano circa 10.000 fabbriche di abbigliamento e calzature e impiegano 10,6 milioni di lavoratori.

 

Sulla base di proiezioni, i ricercatori hanno analizzato i livelli futuri di caldo e inondazioni per questi Paesi. Questi dati sono stati poi utilizzati per stimare i risultati a livello di settore per il 2030 e il 2050, confrontando uno scenario di “adattamento al clima” con uno scenario di “caldo elevato e inondazioni”.

I risultati mostrano che il caldo estremo e le inondazioni comporteranno una perdita significativa di profitti e di posti di lavoro in tutti e quattro i Paesi, a causa di una crescita più lenta del settore, dovuta a una minore produttività. Rispetto a uno “scenario di adattamento al clima”, lo scenario “caldo estremo e inondazioni” mostra un calo di 65 miliardi di dollari nei profitti previsti tra il 2025 e il 2030, pari a una diminuzione del 22% dei profitti da esportazione. Allo stesso modo, lo scenario “caldo elevato e inondazioni” analizzato mostra che verrebbero creati oltre 950.000 nuovi posti di lavoro in meno, pari a un calo del 7%. Queste proiezioni aumentano significativamente per il 2050, con un calo del 68,6% dei profitti da esportazione e 8,64 milioni di posti di lavoro in meno nello scenario “caldo elevato e inondazioni”.

 

Inondazioni violente e ondate di calore stanno già segnando queste regioni. Nel 2022, un terzo del Pakistan è stato sommerso a causa di inondazioni senza precedenti mentre, all’inizio di quest’anno, a Dhaka, c’è stata un’ondata di calore durata undici giorni con temperature che hanno raggiunto i 40,2 gradi centigradi.

 

Jason Judd, Direttore esecutivo di Cornell GLI ha commentato:

Le inondazioni e il caldo estremo rappresentano un rischio significativo per tutti gli attori della produzione globale di abbigliamento: lavoratori, produttori, autorità di regolamentazione, investitori e marchi stessi. Ma nessuno, nella propria pianificazione, tiene conto dei costi effettivi dei danni causati dal clima. L’industria dell’abbigliamento e le autorità di regolamentazione hanno per lo più strutturato le loro risposte al clima sulla base di temi di mitigazione – emissioni, uso dell’acqua e tessuti riciclati. Ignorano i problemi climatici che colpiscono direttamente e drammaticamente i fornitori e i loro lavoratori. Gli incubi climatici del Nord globale sono già evidenti in Bangladesh, Pakistan, Cambogia e altrove. La vita, per non parlare del lavoro, diventerà molto difficile in questi e in molti altri centri strategici da cui i marchi di abbigliamento e i rivenditori dipendono per la produzione“.

 

Angus Bauer, responsabile della ricerca sugli investimenti sostenibili di Schroders, ha commentato:

L’aumento dello stress termico e le inondazioni intense rappresentano 65 miliardi di dollari di mancati profitti da esportazione e quasi un milione di posti di lavoro per le principali regioni produttrici di abbigliamento nel 2030, con un aumento significativo nel 2050. Questi problemi comportano rischi concreti per i marchi, i rivenditori e gli investitori, in quanto si manifestano attraverso perdite di produttività, attività immobilizzate o entrambi. Questa ricerca evidenzia l’urgente necessità di agire. Gli investitori devono iniziare a fare engagement con le aziende di abbigliamento e gli stakeholder per garantire che inizino a misurare e ad affrontare le sfide significative dell’impatto fisico del clima sui lavoratori e sui modelli di business. Inoltre, le aziende di abbigliamento devono cercare di collaborare con i fornitori e lavorare con i concorrenti, le organizzazioni di lavoratori e i responsabili politici per progettare strategie di adattamento adeguate che tengano conto dell’impatto sui lavoratori. La pianificazione dell’adattamento potrebbe avere ritorni positivi sugli investimenti per il settore e rappresenta una cruciale integrazione agli sforzi di mitigazione“.

 

Oltre i quattro centri di produzione

L’analisi rileva inoltre che i rischi di inondazioni e caldo sono un problema diffuso per la produzione di abbigliamento e non si limitano a queste quattro regioni. I ricercatori hanno analizzato la vulnerabilità al clima di 32 centri di produzione di abbigliamento, in termini di esposizione a calore e umidità estremi e a inondazioni fluviali e costiere. Molti altri centri di produzione si sono evidenziati per la loro vulnerabilità a entrambi, in particolare Colombo (Sri Lanka), Managua (Nicaragua), Chittagong (Bangladesh), Port Louis (Mauritius), Yangon (Myanmar), Delhi, Bangkok e le regioni di Dongguan-Guangdong-Shenzhen in Cina.

 

L’analisi alla prova di sei marchi globali di abbigliamento

Inoltre, lo studio analizza anche il modo in cui questi problemi si manifestano per i marchi e i rivenditori. I ricercatori hanno mappato l’impatto della catena di fornitura di sei marchi globali di abbigliamento che rappresentano un’ampia varietà di modelli di business, nei quattro centri di produzione.

Per vedere nello specifico come le problematiche si riflettono sulla produzione, i ricercatori hanno esaminato i costi in termini di produttività dovuti agli impatti del caldo e delle inondazioni per un marchio campione come esempio.

 

L’analisi suggerisce che il danno stimato alla produttività derivante dall’impatto dello stress termico e delle inondazioni nelle sole città di Ho Chi Minh e Phnom Penh potrebbe equivalere al cinque percento dei profitti operativi consolidati per anno. I risultati ribadiscono la necessità che i marchi promuovano misure di adattamento.

 

L’analisi rileva che le strategie di investimento e di finanziamento della transizione per l’industria dell’abbigliamento devono includere nuovi costi nei loro piani.

 

Judd ha commentato:

Le perdite e i danni dovuti al clima per i produttori e i lavoratori sono trattati dai marchi come delle esternalità – un problema di qualcun altro. Le nuove regole di due diligence in Europa spostano una parte della responsabilità sui marchi e i rivenditori e questo può portare a maggiori investimenti nell’adattamento – luoghi di lavoro più freschi, prevenzione delle inondazioni e sistemi di protezione sociale di base. Tuttavia, le misure per caldo e inondazioni non compaiono nelle bozze iniziali, perché l’industria è concentrata sulla mitigazione. Fondamentale sarà l’introduzione di standard e protocolli per le ore di lavoro, i livelli di sforzo, il riposo e l’idratazione da comunicare quotidianamente, nonché l’applicazione di sanzioni significative in caso di violazione degli standard.

I lavoratori hanno bisogno di questi investimenti ora, perché gli standard per il caldo estremo e le protezioni contro le inondazioni sono inesistenti o i sistemi sono facilmente aggirabili. Inoltre, per far fronte ai costi quotidiani prodotti dai danni climatici, i lavoratori hanno bisogno di sistemi di protezione sociale e di salari adeguati. E infine, i regolatori e i marchi devono trattare gli eventi di caldo estremo e inondazioni come rischi per la salute“.

 

La ricerca “Higher Ground” è disponibile per il download qui.

 

*Vedi la tabella completa nella Parte 1: Mappatura della vulnerabilità al clima del settore dell’abbigliamento

 

Nota per i redattori

Scenari “di adattamento al clima” e “ad alto stress termico” – vedi R1

  • Lo scenario di “adattamento al clima” rappresenta la traiettoria di crescita delle industrie dell’abbigliamento che si muovono rapidamente per ridurre lo stress termico dei lavoratori.
  • Lo scenario “Business-as-Usual” o “ad alto stress termico” rettifica la crescita futura dei profitti da esportazione e dei posti di lavoro in base alle nuove proiezioni della temperatura del globo a bulbo umido, l’indice di valutazione per lo stress termico da caldo, nei nostri quattro Paesi di riferimento. Combiniamo questi dati con le variazioni di produttività osservate a causa dello stress termico: la produzione dei lavoratori dell’abbigliamento diminuisce di circa l’1,5% per ogni aumento di 1 C della temperatura del globo a bulbo umido. (Hsiang et al, 2010; Somanathan et al, 2021).[1]

*Misure di vulnerabilità al clima – si veda R1, Parte prima per i dettagli completi della metodologia.

  • Il calore e l’umidità sono misurati utilizzando la temperatura del globo a bulbo umido (Wet Bulb Globe Temperature o WBGT) per prevedere l’effetto dello stress termico per i lavoratori. Secondo l’ILO, con un valore di 30,5 C di temperatura del globo a bulbo umido i lavoratori in un’ora devono riposare tanto tempo quanto quello che passano a lavorare. Le variazioni dei livelli di calore sono rappresentate usando il numero di giorni all’anno – o giorni di superamento – in cui le letture della temperatura del globo a bulbo umido superano la soglia di produttività di 30,5 C WBGT.
  • Le proiezioni delle inondazioni includono sia le inondazioni costiere sia una combinazione di inondazioni fluviali e pluviali. La vulnerabilità alle inondazioni viene misurata stimando la percentuale di popolazione per ogni centro che sarà colpita dalle inondazioni – per lo più tra 0,25 e 1 metro – in un’alluvione di 10 anni, definita “periodo di ritorno” (RP10).

Dati sui profitti da esportazione e sull’occupazione per Bangladesh, Cambogia, Pakistan e Vietnam – si veda R1, Parte 2 per tutti i dettagli sulla metodologia.

          Per confrontare gli impatti per i quattro Paesi, sono state eseguite analisi per il 2030 e il 2050 in due diversi scenari: uno scenario di “adattamento al clima” e uno scenario “Business-as-Usual“.

          Le stime dei danni causati dal caldo, specifiche per Paese, per quanto riguarda i profitti e i posti di lavoro, si basano sulle proiezioni dell’ILO relative alle variazioni annualizzate della produttività dei lavoratori in ambienti chiusi. Le cifre dei danni da inondazione si basano sulle stime dei “giorni di interruzione” in base a diversi periodi di ritorno, poi convertite in perdite di profitti e posti di lavoro.

 

Analisi dei marchi – vedi R2, Parti 1 e 2.1 per la metodologia

          Utilizzando la stessa metodologia di cui sopra, i ricercatori hanno mappato l’impatto della catena di fornitura di sei marchi globali di abbigliamento (Value Fast Fashion, Value retailer, Fast fashion e mid-multi retailer, Mid-market sportswear, Mid-market multi retailer e Online only) presenti nei quattro centri di produzione coperti dall’analisi precedente per calcolare l’esposizione di ciascun marchio al rischio di inondazioni e agli impatti del caldo. Per il marchio di abbigliamento sportivo Mid-Market, i giorni di produzione persi a causa delle inondazioni e del caldo sono stati tradotti in un dato di produttività.

 

Informazioni sulla ricerca

I dettagli sulla metodologia completa, comprese le ipotesi formulate, i limiti della ricerca e i revisori esterni sono riportati nel rapporto.

 


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