05.10.2023
Ogni museo ha un patrimonio di opere “mai” o “poco” viste. Un “capitale” conservato nei depositi – o “riserve” che dir si voglia – che attende solo di essere valorizzato e che da tempo è al centro di una delle più importanti mission delle dirigenze dei più importanti musei italiani.
A Urbino saranno le stanze del cosiddetto Appartamento degli Ospiti, al piano terreno del Palazzo Ducale, ad accogliere dal prossimo 5 ottobre la mostra L’altra collezione. Storie e opere dai depositi della Galleria Nazionale delle Marche. L’iniziativa è volta a presentare al grande pubblico la realtà dei depositi museali dell’istituto urbinate e, più in generale, a proporre una riflessione su una funzione, spesso misconosciuta o travisata, dei musei, che è appunto quella di deposito di opere e oggetti d’interesse storico-artistico.
Curata dal Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo, e da Valentina Catalucci e Andrea Bernardini, fino al prossimo 5 maggio 2024 la mostra proporrà al pubblico la selezione di 60 opere, che in qualche caso si riveleranno delle vere e proprie “epifanie d’arte”.
Come è stato ben evidenziato dai curatori nei saggi introduttivi al catalogo (edito da Electa), il ruolo dei depositi museali è ben più ampio che non raccogliere le opere “meno belle” o che non trovano spazio nel percorso di visita. I depositi di un museo custodiscono quei materiali che, essendo più fragili, non possono essere resi fruibili con continuità nel percorso espositivo, conservare quelli che sono in attesa di restauri o ancora, ospitare quelli messi in salvo in occasione di eventi calamitosi o da situazioni di rischio. I depositi, opportunamente organizzati e attrezzati, mettono a disposizione i loro materiali a ricercatori e studiosi, perseguendo così pienamente la funzione propria dei musei.
“Che si tratti di luoghi di ricovero emergenziali o di ambienti per lo stoccaggio di opere non presentate nelle sale espositive – afferma il Direttore Gallo – , i depositi sono uno strumento essenziale per la vita di un museo. La questione della loro messa a norma e fruibilità ha trovato negli anni risposte diverse, declinate da istituzioni in cui spesso l’esposizione permanente rappresenta solo una piccola porzione di una riserva invisibile. Molti esempi virtuosi hanno caratterizzato la museografia contemporanea, spaziando dalle esperienze di open storage alle esposizioni temporanee che hanno vieppiù catalizzato l’attenzione sul patrimonio sommerso. Inoltre, se il tema della valorizzazione del sommerso è sempre più centrale nella museologia contemporanea, non va dimenticato che, oltre alla funzione di stoccaggio di beni non esposti, si deve pensare ai depositi museali come a luoghi capaci di rispondere alla necessità di riparo in situazioni di emergenza. Ripensare i depositi e più in generale la sicurezza dei musei significa offrire una voce sempre aggiornata al nostro patrimonio architettonico, archeologico, storico-artistico, archivistico e librario, fatto di stratificazioni di simboli e valori che ratificano il suo valore identitario, per trasmetterlo intatto alle prossime generazioni. Il fine ultimo del nostro lavoro è rispondere alle possibili avversità, contribuendo, ognuno come può, a tramettere al futuro la nostra immensa ma fragile eredità culturale”.
L’allestimento
Nell’allestimento curato da Marco di Nallo che – tramite l’uso delle griglie metalliche – evoca le strutture proprie dei depositi museali, l’esposizione è organizzata per nuclei tematici che vedono dedicare, per esempio, una sezione alle grandi pale, un’altra ai ritratti o ai paesaggi, e così via. Temi e formati diversi si confronteranno nelle opere – tra gli altri – di Antonio Cimatori, Francesco Mancini, Giovanni Andrea Lazzarini, Pier Leone Ghezzi, Alessandro Gallucci, Vincenzo Nini, Domenico Rosselli, Simone Cantarini, Giovan Francesco Guerrieri, Francesco Podesti, Adolfo De Carolis. Tra le opere esposte, alcune provengono da quelle lasciate in deposito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e che non hanno trovato posto assieme alle altre nelle nuove sale del secondo piano piano aperte tra aprile e luglio 2022.
“A partire dall’inizio degli anni 2000 – aggiunge Valentina Catalucci, co-curatrice della mostra – si è notevolmente intensificato il dibattito critico sulle realtà museali dei depositi, intesi come “risorse invisibili” del percorso museale e degli spazi espositivi aperti al pubblico, che contengono beni non utilizzabili in un momento specifico dell’allestimento museale, ma disponibili per allestimenti futuri, esposizioni temporanee, laboratori e programmi educativi. Sullo scorcio del XX secolo, si sono sviluppati modi diversi di intendere il significato di ciò che era “non esposto” all’interno di un museo: cominciò a prender piede l’idea di rendere fruibili i depositi, nelle due diverse accezioni di depositi visibili (visible storage) e depositi aperti (open storage). Oggi, quindi, si deve ripensare proprio la centralità dei depositi nel ruolo dei musei, per permettere una maggiore ‘democratizzazione’ di accesso alle opere in essi conservate, ovvero come una struttura ‘di comunicazione che include il pubblico, fornendo degli strumenti culturali che favoriscano il dialogo’, portando così a un maggiore compimento della missione principale dell’istituzione museale, ossia la diffusione della conoscenza”.
“La conoscenza di un museo non può dirsi completa – ha detto Andrea Bernardini, co-curatore dell’esposizione – se, insieme alle opere esposte, non si conoscono le storie degli oggetti conservati nei depositi. I motivi della loro esclusione non sono sempre da imputare a una mancata attrattiva estetica; il più delle volte anzi le opere non trovano posto in sala a causa del loro cattivo stato di conservazione, per le dimensioni o per la delicatezza dei materiali e della tecnica, come è il caso delle opere grafiche. C’è anche la possibilità, non rara, che interi secoli d’arte vengano lasciati in deposito per mancanza di ambienti espositivi. In questa casistica è rientrata in passato anche la Galleria Nazionale delle Marche, che vi ha posto rimedio inaugurando, il 14 luglio 2022, le nuove sale del secondo piano del museo, dedicate ai secoli più recenti e – in particolare – con un focus sul Settecento e la figura di papa Albani”.
I restauri preventivi
La mostra è stata preceduta da un intervento di riordino e messa a norma dei depositi della Galleria Nazionale delle Marche – imprescindibile per lavorare a questa mostra e curato da Giovanni Russo – che ha offerto l’occasione per un generale e approfondito monitoraggio sulle opere. Diverse opere sono state sottoposte a interventi di manutenzione straordinaria e di restauro in parte svolti direttamente dal laboratorio interno alla Galleria diretto da Giulia Papini e Francesca Graziosi e in parte affidati alle mani di professionisti esterni.
Nella condivisa decisione di restaurare o meno opere che nel corso della loro storia conservativa avevano già subito degli interventi, è stata quindi valutata la presenza di due principali criticità. In prima istanza è stata data priorità alla risoluzione di problemi strutturali, in parte dovuti alla presenza di telai privi di sistemi a espansione, con conseguenti deformazioni dei supporti e di fenomeni di distacco degli strati pittorici. In seconda istanza sono stati valutati i problemi di lettura estetica, dovuti alla presenza di vernici fortemente alterate e di ritocchi pittorici, anch’essi alterati e condotti a mimetico o con tinte neutre.
“A distanza di cinquanta anni dalle principali mostre a Palazzo Ducale – ha concluso Giulia Papini, funzionario restauratore –, sui restauri effettuati sulle opere del territorio, l’iniziativa concomitante di un evento espositivo incentrato sulle opere custodite nei depositi ha fatto sì che si ponessero le basi per intraprendere, come allora, una consistente campagna di restauro. La favorevole congiuntura dell’adeguamento dei sistemi di sicurezza dei depositi e dell’ideazione de L’altra collezione, non solo ha permesso di perfezionare e razionalizzare gli ambienti, facilitando visite e ispezioni, nel rispetto dei fini conservativi, ma ha permesso di approfondire, attraverso lo studio e il restauro, la conoscenza di opere per lungo tempo rimaste confinate. Nondimeno, l’attuazione di una manutenzione totale e sistematica, oltre che intervento imprescindibile per garantire la conservazione delle opere, sarà utile nella programmazione di futuri interventi, nella prospettiva di un continuo e contemporaneo miglioramento di contenuto e contenitore”.
Apre la Biblioteca “Pasquale Rotondi”
Sempre giovedì 5 ottobre 2023 verrà inaugurata a Palazzo Ducale la Biblioteca “Pasquale Rotondi” della Galleria Nazionale delle Marche.
È una biblioteca specializzata, costituita da circa 20mila volumi (tra monografie e riviste scientifiche) a carattere storico artistico, oggi punto di riferimento per lo studio del Palazzo Ducale e di tutta la storia dell’arte con particolare riferimento al territorio marchigiano.
La Biblioteca è stata dedicata al grande direttore Pasquale Rotondi che la fondò negli anni ‘40 del Novecento in omaggio alla prestigiosa biblioteca del Duca Federico da Montefeltro che vantava più di 900 codici manoscritti .
Contestualmente al taglio del nastro, il catalogo bibliografico della Biblioteca sarà integralmente consultabile on line nel Sistema Bibliotecario Nazionale (Opac-Sbn) https://opac.sbn.it/ a cui l’istituto aderisce attraverso il Polo BibliomarcheNord (https://bibliomarchenord.it/).
INFO MOSTRA
L’altra collezione. Storie e opere dai depositi della Galleria Nazionale delle Marche a cura di Luigi Gallo, Valentina Catalucci, Andrea Bernardini 05.10.2023 – 05.05.2024 Inaugurazione: 05.10.2023 ore 11:00 Orari: da MA a DO: dalle 8:30 alle 19:15 (chiusura biglietteria ore 18:15); LU chiuso Ingresso: € 11 intero; € 3 ridotto; € 1 prenotazione Catalogo edito da Electa Galleria Nazionale delle Marche Palazzo Ducale di Urbino Piazza Rinascimento 13, 61029 Urbino (PU) Telefono: 0722 2760 gan-mar@cultura.gov.it www.gallerianazionalemarche.it
|