da Columbia Threadneedle Inv. – L’inflazione vischiosa impedirà agli Stati Uniti di tagliare i tassi di interesse? – a cura di Steven Bell

Buongiorno,

di seguito inviamo il weekly market outlook a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments (+ foto).

 

Restiamo a disposizione per ulteriori informazioni.           

Un saluto,

Laura

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Weekly market outlook a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

 

L’inflazione vischiosa impedirà agli Stati Uniti di tagliare i tassi d’interesse?

 

  • Gli ultimi dati sull’inflazione negli Stati Uniti sono stati piuttosto deludenti, portando il mercato a rivedere al ribasso le aspettative per il taglio dei tassi.
  • Le probabilità che negli Stati Uniti ci sia un taglio dei tassi d’interesse a giugno sono ora pari al 50%. Si tratta di un pessimismo eccessivo?
  • Un’analisi più approfondita dei dati indica un rallentamento dell’economia dovuto ad una riduzione delle vendite al dettaglio e dei piani di assunzione da parte delle piccole imprese.
  • I dati in arrivo questa settimana prevedono una diminuzione dell’inflazione nel Regno Unito.
  • Sebbene la Federal Reserve manterrà un tono cauto, riteniamo che le prospettive a lungo termine siano positive.

 

Sebbene ci attenda una settimana importante per i mercati del Regno Unito, con la riunione della Banca d’Inghilterra (BoE) e la pubblicazione di molti dati significativi, sarà la Fed la vera protagonista dei prossimi giorni. Infatti, alla luce di alcuni dati deludenti sull’inflazione, in occasione della riunione della FED di questa settimana, Powell potrebbe decidere di adottare una posizione prudente che indurrebbe i mercati a ritardare e ridurre il ritmo dei tagli ad oggi previsti. Questo potrebbe scatenare una reazione a catena sulle aspettative dei tagli dei tassi di interesse in tutto il mondo. In ogni caso, riteniamo di essere ancora sulla buona strada per una forte riduzione dei tassi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa.

 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i dati sull’inflazione dei prezzi al consumo sono stati superiori alle aspettative solo di poco, ma dopo un calo maggiore nel mese precedente. Il vero shock è arrivato nel corso della settimana, quando i prezzi di produzione sono aumentati in modo significativo e ben al di sopra delle previsioni. A differenza delle serie dei prezzi di produzione in altri paesi, i dati statunitensi coprono l’intera economia, compresi i servizi, rappresentando dunque gli aumenti dei prezzi in corso. Di conseguenza, i mercati hanno rivalutato le probabilità di un taglio a giugno, che, se ad inizio mese era considerato una certezza, adesso è stimato al 50%. Allo stesso modo, il numero totale dei tagli nel corso del 2024 è passato da quattro a tre. La Federal Reserve potrebbe addirittura indicare questa settimana la previsione di soli due tagli per quest’anno. Tuttavia, riteniamo che questo pessimismo sia eccessivo. In primo luogo, un leggero aumento dell’inflazione negli Stati Uniti nei primi mesi di quest’anno non è sorprendente se si considera la vitalità dell’economia alla fine del 2023. Il PIL reale è cresciuto di quasi il 5% nel terzo trimestre e del 3,2% nel quarto. Si tratta di una crescita su base trimestrale annualizzata, molto più forte del previsto. Per quanto riguarda l’occupazione, quest’ultima è aumentata di oltre un milione negli ultimi 5 mesi.

 

L’economia USA è molto flessibile e i prezzi reagiscono rapidamente quando la domanda è forte. Tuttavia, ci sono segnali di un rallentamento. Infatti, quei fattori peculiari che hanno finora sostenuto la domanda dei consumatori, e che ricordiamo essere stati un elemento determinate per la forte crescita dell’anno scorso, non sono più validi. In primo luogo, gli adeguamenti del costo della vita ai pagamenti della previdenza sociale (COLA) l’anno scorso sono stati dell’8,7%, dando una forte spinta ai redditi di oltre 70 milioni di americani e rappresentando la metà dell’aumento del 4,2% del reddito reale totale delle famiglie. Tuttavia, quest’anno i COLA saranno solo del 3,2%, producendo un aumento dei redditi reali del 2%. Inoltre, nel corso del 2023, i consumatori statunitensi hanno dato fondo ai risparmi accumulati durante la pandemia da Covid-19. Infatti, l’indice di risparmio statunitense, che misura la percentuale di reddito che non viene spesa, è sceso al di sotto della media pre-Covid. Se tale valore dovesse risalire, i consumatori saranno costretti a rallentare le loro spese. Infine, i tassi ipotecari sono in aumento, invertendo gran parte del calo registrato lo scorso anno, e producendo verosimilmente un rallentamento del mercato immobiliare che andrà a intaccare ulteriormente la spesa. Tutte queste dinamiche stanno iniziando a mostrarsi anche negli stessi dati, se analizzati accuratamente. Infatti, le vendite al dettaglio sono rallentate e le indagini sulle piccole imprese mostrano che i piani di assunzione sono stati ridimensionati. Inoltre, prevediamo che la crescita dell’occupazione rallenterà in modo significativo nei prossimi mesi. Questi fattori aiuteranno a ridurre le pressioni inflazionistiche. Infine, l’inflazione salariale sembra essere già contenuta e vicino al livello che soddisferebbe l’obiettivo della Fed del 2%.

 

Questa settimana il Regno Unito dovrebbe registrare un forte calo dell’inflazione. Senza dubbio la BoE metterà in guardia dai pericoli di un taglio dei tassi di interesse prematuro; tuttavia, riteniamo che l’inflazione britannica raggiunga l’obiettivo del 2% in aprile e che vi rimanga per il resto dell’anno, anche se l’economia si trova in fase di risalita. Il mercato immobiliare si sta già riprendendo, con i prezzi di Rightmove in forte aumento negli ultimi dati. In Europa, la BCE ha delineato la prospettiva di un taglio a giugno e l’economia si sta riprendendo solo lentamente. Sebbene siano state settimane difficili, in cui la Fed statunitense ha adottato una linea cauta, a nostro avviso le prospettive di lungo termine rimangono positive.

 

 

Laura Morreale

 

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