Comunicato stampa \ Cos’è l’autismo spiegato da un bambino. La disarmante lettera di un bimbo di 8 anni di Villafranca di Verona

Comunicato Stampa: #12371-2024
Cos’è l’autismo spiegato da un bambino

Villafranca di Verona, un bambino di 8 anni spiega in poche righe cos’è l’autismo. Il piccolo Colin è autistico, così come tutta la sua famiglia, ma è l’unico dei tre fratelli in grado di esprimere a parole la sua consapevolezza. Le sue sono poche frasi che però descrivono in modo chiaro e profondo l’autismo e come questo incide sulla sua vita.

(02-04-2024) Una giornata come le altre, a gennaio 2024, in una modesta scuola primaria del Villafranchese in provincia di Verona, e poche righe scritte di getto da un bambino di 8 anni . In quelle parole c’è tanta verità, impegno, consapevolezza su un tema complesso per cui oggi in tutto il mondo ci saranno luci blu accese e simboli di infinito arcobaleno.

La Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (WAAD dal nome inglese World Autism Awareness Day), istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, cade il 2 aprile ed è una giornata dedicata alla consapevolezza sull’autismo pensata per promuovere l’inclusione e la comprensione. Il giorno del 2 Aprile è stato pensato come un’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di garantire alle persone autistiche una vita piena e soddisfacente e porre sotto l’attenzione di tutti il rispetto dei diritti delle persone nello spettro autistico.

Nelle Parole del piccolo Colin c’è una consapevolezza disarmante su un tema sociale e sanitario estremamente complesso, ma anche la denuncia che c’è ancora molto da fare sulla tanto proclamata inclusione.“Autismo. Questa è veramente difficile da spiegare perché è un tipo di personalità diversa da tutte e quindi non vogliono capirci.” Così inizia il testo di questo bambino che senza nessuna specifica consegna ha deciso di parlare di Autismo, scrivendo sul quel quaderno poche frasi profonde che molti adulti non sarebbero stati in grado elaborare. “Però voglio parlarne con chiunque che stia leggendo”.

Colin Selmo, 8 anni, sente la necessità di sensibilizzare su un tema così tanto caro a lui, a lui perché autistico, autistico come incredibilmente lo sono tutti i membri della sua famiglia: genitori, nonno, e fratelli. “Dunque Iniziamo dal principio, l’autismo non è una malattia (anche se quasi tutti dicono che lo è) ma è una difficoltà e le cose facili per voi sono difficili per noi (cioè gli autistici) come per esempio parlare (che è una cosa fondamentale) mangiare, bere, vestirci …”.  

Da queste parole traspare la difficoltà e la sofferenza provate nel trovare strategie funzionali che permettano a persone autistiche di avere le stesse performance dei neurotipici ed emerge la profonda fatica che intere famiglie provano nel vivere la quotidianità che altri danno per scontata. Il testo termina con una frase di profondo significato nella sua disarmante sincerità e fierezza “ed è così che sono fatto io”. Colin è un bambino cresciuto nella consapevolezza delle sue difficoltà e quelle dei suoi fratelli che, purtroppo, hanno maggiori compromissioni ,fino ad arrivare anche ad un concomitante lieve ritardo del fratello maggiore. Nonostante ciò, ogni giorno, i tre fratelli Colin, Liam (gemelli di oggi 9 anni) e Derek (di quasi 11 anni), si mettono in gioco affrontando le loro difficoltà e migliorandosi grazie a strategie pensate e rimodulate su ognuno grazie ai genitori, anch’essi diagnosticati nello spettro autistico.

Per questa famiglia, come centinaia di migliaia in tutto il mondo, la giornata del 2 Aprile sarà una tra tante vissute tra obiettivi, strategie, strumenti facilitanti, fatiche e speranze. Come ogni giorno loro e altri combatteranno per il diritto allo studio, al gioco, al lavoro, alla vita, spesso negati da una società omologante e superficiale dove basta accendere delle luci per pensare di aver fatto la differenza. Purtroppo invece ci vuole disciplina, costanza, impegno, determinazione che forse solo un bambino come Colin ed i suoi fratelli Liam e Derek possono insegnare a tutti noi. L’invito è dunque a non limitarsi ad accendere luci il 2 aprile ma cuori, anime e menti facendo la differenza con i fatti ogni giorno. Ce lo insegna Colin.

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Monia Gabaldo
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