La II commissione e la IV, presiedute rispettivamente da Vincenzo Di Gregorio e da Francesco Paolicelli, sono tornate a riunirsi in seduta congiunta sul tema dell’emergenza cinghiali, già affrontato nella precedente seduta, su sollecitazione dei consiglieri Renato Perrini (FdI), Massimiliano Di Cuia (Forza Italia) e Antonio Scalera (La Puglia domani). Dall’audizione della scorsa seduta, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni di categoria degli agricoltori, i presidenti dei comitati di gestione degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) i rappresentanti delle associazioni venatorie e i rappresentanti delle associazioni ambientaliste era emerso la necessità di confrontarsi con gli assessorati all’Ambiente e alla Sanità oltre che all’Agricoltura, che sono stati ascoltati oggi insieme al presidente di Federcaccia Bat, Michele Rossano Daleno, che aveva richiesto di essere audito. Per l’assessorato alla Sanità è intervenuto il dirigente della sezione Promozione salute e benessere, Onofrio Mongelli, spiegando che dal punto di vista sanitario il problema cinghiali è direttamente connesso con il palesarsi, sul territorio nazionale, da gennaio 2022, di casi di peste suina sudafricana. “Una malattia estremamente dannosa . ha spiegato – sia per i selvatici sia per gli allevamenti, caratterizzata da una elevatissima mortalità. Il tema è stato quindi affrontato a livello nazionale, con una legge speciale e la nomina di un commissario”. Principale obiettivo il depopolamento dei cinghiali, determinato, in base alle situazioni di rischio, regione per regione. Nel frattempo la Regione Puglia si era già dotata di un Priu (Piano regionale di interventi urgenti) per il contenimento dei cinghiali sul territorio. Mongelli ha evidenziato che “la situazione in Puglia, pur presentando indubbi problemi, non è particolarmente a rischio e che, sulla base del piano nazionale, il depopolamento richiesto riguarda solo 4000 unità (per esempio in Basilicata sono 28mila)”. Rispetto ai 4000 animali da prelevare, sia con la caccia sia con il selecontrollo sia con il depopolamento nelle aree protette, ad oggi non si sono superate le 400/500 unità, tutte solo con l’attività venatoria. Tra le attività in corso – ha aggiunto il dirigente – una nuova bozza di Priu che è stata inviata al commissario e sulla quale si aspetta un riscontro; l’insediamto del Got, Gruppi operativi territoriali costituiti da personale tecnico afferente alle diverse amministrazioni coinvolte del livello regionale, che sono il braccio operativo del commissario straordinario, e la formazione dei selecontrollori (cacciatori di selezione per il controllo numerico della fauna). La dirigente del Servizio parchi e tutela della biodiversità, Caterina Dibitonto, ha ribadito che c’è un divieto di caccia nei Pachi naturali regionali ma questo non esclude la possibilità di controllo numerico della fauna selvatica. Nel caso dei siti Rete Natura 2000, la disciplina deriva dalla regolamentazione dell’Unione e del Ministero, dunque pur potendo intervenire per il controllo delle specie faunistiche occorre interfacciarsi con governo e unione europea. Il problema emerso, e sottolineato anche dall’assessore all’agricoltura Donato Pentassuglia, è la latitanza di alcuni Parchi regionali negli adempimenti previsti. Latitanza che nel caso del Parco delle gravine nel Tarantino, è particolarmente grave per il maggiore livello di rischio anche sotto il profilo sanitario. Il dirigente Domenico Campanile ha infine riepilogato le iniziative dell’assessorato all’Agricoltura per la tutela, la prevenzione e l’indennizzo dei danni agli agricoltori nonché per la prevenzione del rischio di incidenti stradali, inviando i comuni a dotarsi di tabelle segnaletiche nelle zone di maggiore rischio. Molte attività comunque dovranno essere avviate dagli Atc, insediati o in fase di insediamento imminente. Le audizioni e i confronti proseguiranno anche per la sollecitazione giunta da alcune associazioni che vorrebbero essere convocate.
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