Il prossimo 18 aprile la presentazione ai media (e poi alle 12 l’inaugurazione) degli spazi caratterizzati da un complesso rinnovo impiantistico e riallestimento. Costo totale dell’operazione: sei milioni di euro circa, finanziati attraverso il PNRR.
Urbino, 08.04.2024
Nell’ambito degli interventi finanziati tramite PNRR, procedono i lavori di adeguamento, riallestimento e rinnovo impiantistico del piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino sede della Galleria Nazionale delle Marche.
Infatti il prossimo 18 aprile alle ore 10 sarà presentato ai media la conclusione del primo lotto dei lavori nell’Appartamento della Jole, cui farà seguito alle ore 12 l’inaugurazione vera e propria degli spazi riallestiti e rinnovati al Piano Nobile dell’antica e prestigiosa dimora rinascimentale.
Finanziamenti e lavori
I due diversi finanziamenti rientrano tutti nel medesimo obbiettivo [M1C3 – Investimento 1.3 “Migliorare l’efficienza energetica in cinema, teatri e musei”], per l’importo di 2.737.600,00 euro il primo, che prevede l’Intervento di miglioramento, adeguamento ed efficientemento energetico per il comfort ambientale degli spazi espositivi della Galleria Nazionale delle Marche con monitoraggio ambientale del Palazzo Ducale di Urbino e di 3.285.780,00 euro il secondo, che prevede l’Intervento di messa a norma dell’impianto elettrico e la realizzazione di un nuovo allestimento illuminotecnico con relativo layout delle opere presso il Palazzo Ducale di Urbino, e confluiscono in un unico progetto di revisione museologica e museografica degli spazi espositivi del museo urbinate.
I lavori vengono condotti a lotti definiti, per permettere comunque la fruizione del museo, sia perché l’intero secondo piano – recentemente ampliato e riallestito – resta completamente accessibile, così come il piano terreno e i sotterranei, sia perché lo stesso piano nobile resterà in buona parte fruibile e le principali opere (Raffaello, Piero della Francesca, Tiziano, Città Ideale, etc.) rimarranno comunque sempre esposte al pubblico.
Gli aspetti museologici vedono impegnati in prima persona il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo, insieme a Giovanni Russo, funzionario storico dell’arte della Galleria, affiancati – per gli aspetti museografici – dal funzionario storico dell’arte Valentina Catalucci e da Andrea Bernardini. Il progetto architettonico e l’allestimento è curato dal funzionario architetto Francesco Primari così come interni alla struttura sono anche i funzionari restauratori Giulia Papini e Francesca Graziosi che hanno affiancato lo staff per quanto concerne gli aspetti conservativi delle opere. Si tratta quindi di un lavoro compiuto in larghissima parte da personale interno del museo, già parte integrante di esso.
Gli interventi in dettaglio
Il primo lotto dei lavori ha interessato il braccio orientale, comunemente detto Appartamento della Jole, dal nome del personaggio femminile scolpito nello stipite destro del camino della prima elegante sala. Quest’ala del palazzo ingloba delle preesistenze tra le quali, probabilmente, il precedente palazzetto appartenuto ai Montefeltro. La costruzione della grande reggia urbinate, iniziò proprio da questo lato, con l’impiego di maestranze fiorentine alla cui opera si devono eleganti elementi lapidei che nobilitano gli spazi, tra i quali il camino prima citato e le incorniciature delle finestre.
Nel corso dei lavori si è proceduto anche al restauro di questi elementi in pietra, compreso il grande portale di accesso – noto come Porta della Guerra attribuito ad Ambrogio Barocci – che caratterizza l’ingresso dallo scalone, nonché il corrispondente portale interno, opera di Michele di Giovanni da Fiesole.
Più nello specifico, il criterio museologico seguito non si discosta molto da quello precedentemente proposto: si è cercato di mettere in relazione le opere mobili alle corrispondenti maestranze impegnate nella decorazione del palazzo. Così, le prime sale dove più forte è la presenza delle decorazioni lapidee, ospitano le opere degli scultori che lavorarono al primo cantiere del palazzo, come Michele di Giovanni da Fiesole. Tra l’altro, i lavori hanno permesso di ricollocare nella loro sede originaria due fregi di camini rimasti erratici, dei quali si è individuata la primitiva collocazione. Stesso criterio, vede rapportate le opere di Giovanni Boccati agli affreschi della Camera Picta, quelle di Fra Carnevale, all’alcova, etc. Interessante è poi l’introduzione, in queste prime sale, della Flagellazione di Piero della Francesca: il dipinto è emblematico del cambio culturale in atto in quegli anni che, di lì a poco, porterà Luciano Laurana a dirigere il cantiere del palazzo.
L’allestimento è stato pensato per rispondere ad un doppio registro in cui l’esposizione delle opere dialoga con lo spazio architettonico; attraverso un principio di analogia alcuni allestimenti suggeriscono un carattere domestico delle sale; in altri casi ponendo le opere al centro della sala o distaccandole dal perimetro murario ne rendono evidente la parte retrostante, accentuando un carattere di teatralità dello spazio e al contempo rendendo possibile un più semplice accesso all’opera ai fini delle operazioni di manutenzione e restauro, nonché di studio.
Anche il profondo e sistematico lavoro sui sistemi impiantistici elettrici, di illuminazione, di emergenza e sicurezza nasce in sintonia con l’allestimento prevedendo in ogni sala totem allestitivi e carter illuminotecnici che raccolgono tutti gli elementi impiantistici, razionalizzandoli e riducendone l’impatto in relazione alle opere e agli elementi architettonici storici.
Due aspetti del nuovo sistema impiantistico risultano particolarmente evidenti: il nuovo sistema di illuminazione delle opere e dello spazio architettonico progettato ed eseguito dai lightdesigners Iskra & Giuseppe Mestrangelo di Lightstudio i quali hanno pensato a una composizione luminosa che assecondi funzionalità e “scenotecnica” in equilibrio con la visione d’insieme tra opere e architettura, dove una “luce rinascimentale”, tra composizione museografica e citazioni luminose di anfratti, si fonderà al disegno sobrio ed essenziale dell’ “architettura luminescente”, così voluta da Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. In questo senso si sono evitati accenti luminosi “drammatici” sulle opere e lungo tutto il percorso museale, al fine di ottenere una luce quasi “naturale”, propria del luogo, del tempo e della sua memoria percettiva. Talvolta la scenotecnica porta i fasci luminosi a disegnare con accenti e delicate ambre, la luce naturale, che a volte si insinua in un anfratto, verso l’angolo di una porta o sul lato di un camino, motivando una improvvisa “suggestione” per il visitatore.
Un capillare sistema di controllo microclimatico, inoltre, attraverso una apposita sensoristica installata nelle sale permetterà di controllarne il microclima (temperatura, umidità, velocità dell’arai e polveri sottili) permettendo un puntuale monitoraggio dei parametri conservativi delle opere, mentre un sistema domotizzato attiverà le sedute scaldanti che aumenteranno il comfort dei fruitori durante la visita.
Con l’occasione si è proceduto al monitoraggio dello stato di conservazione di tutte le opere e a un massiccio e generalizzato intervento di anossia (eliminazione degli insetti xilofagi) su tutti i materiali lignei, dalle preziose tavole alle eleganti porte intarsiate. Con l’occasione si è proceduto anche a un generale intervento di manutenzione straordinaria e di restauro degli ambienti nella loro complessità: parte dei pavimenti antichi è stata riposata mentre si è proceduto alla stuccatura generale, pulitura e nuova ceratura; sono stati effettuati interventi sugli infissi, ritinteggiate le pareti e altre operazioni di minore entità.
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