La settimana ai due lati dell’Atlantico
A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
Milano, 31 maggio 2024 – I dati più aggiornati evidenziano un’espansione dell’economia statunitense a un tasso annuo inferiore dell’1,3% nel primo trimestre 2024, inferiore alla stima iniziale dell’1,6%; una crescita tiepida – la più bassa in quasi due anni – che sottolinea la minaccia di un rallentamento economico di più ampia portata. A questa performance deludente del PIL hanno contribuito diversi fattori: la riduzione della spesa al consumo, un deficit commerciale più ampio, la flessione degli investimenti del tessuto imprenditoriale e il calo degli utili societari.
In particolare, il primo fattore, la spesa al consumo – uno dei principali driver dell’economia – ha registrato un aumento di solo il 2%, invece del 2,5% stimato in precedenza, un rallentamento significativo rispetto al +3% dei precedenti due trimestri. Allo stesso tempo, l’aumento del deficit commerciale e la riduzione della produzione di scorte hanno impattato significativamente sul PIL, sottraendo rispettivamente 0,9 e 0,5 punti percentuali. Per quanto riguarda invece le imprese, gli investimenti lordi sono rimasti solidi, crescendo a un tasso del 3,2%, invariato rispetto alle stime precedenti (segnale di rinnovata fiducia in alcuni settori), e i profitti hanno registrato un lieve calo, pari allo 0,6%, il primo in quattro trimestri, dato che riflette la pressione esercitata sulle imprese dalla resistenza dei consumatori all’aumento dei prezzi.
Il quadro generale si ricollega al tasso di inflazione attuale, che ha registrato poche variazioni: l’indice dei prezzi PCE, l’indicatore preferito dalla Federal Reserve, è aumentato del 3,3%. La combinazione di inflazione persistente e alti costi di finanziamento ha però limitato il potere d’acquisto dei consumatori, inducendo le famiglie a mantenere i livelli di spesa e attingere ai propri risparmi.
Tuttavia, da questo primo trimestre cauto emergono anche segnali positivi: le vendite finali agli acquirenti privati nazionali, indicatore della forza economica sottostante, sono cresciute a un tasso annuo del 2,8%, anche se in calo rispetto al 3,3% dell’ultimo trimestre 2023; in prospettiva, le previsioni indicano un potenziale rimbalzo del PIL per il secondo trimestre, con stime che indicano tassi di crescita del 3% o più, simili alla performance solida registrata nella seconda metà 2023. Tuttavia, diversi fattori potrebbero raffreddare le aspettative per il resto dell’anno, tra le quali lo stato dell’inflazione, i tassi di interesse alti e le imminenti elezioni presidenziali, che potrebbero forzare le imprese a adottare un atteggiamento cauto nei confronti di nuovi investimenti.
Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico l’inflazione dell’Eurozona è salita al 2,6% a maggio, superando le previsioni del 2,5% e la crescita del 2,4% di aprile; uno sviluppo che rappresenta una sfida per la BCE, in vista della riduzione dei tassi preventivata dal consensus per la prossima settimana, quando l’Eurotower si riunirà. Inoltre, l’inflazione annua core è aumentata a maggio, sollevando il timore che nei prossimi mesi possa stabilizzarsi intorno al 3% anziché al 2%. Anche se questa situazione potrebbe non alterare i piani di Francoforte per giugno, l’andamento dei dati futuri potrebbe indurre a una rivalutazione della situazione: la sfida per la BCE è che l’ultimo miglio della corsa verso l’obiettivo di inflazione al 2% potrebbe rivelarsi più arduo del previsto, con diminuzioni incrementali stimate più probabili.