Amchor IS – Banche centrali, pochi tagli quest’anno e il prossimo

Buongiorno,

invio di seguito e in allegato un commento sulle prospettive macro, che rimangono “cautamente costruttive”, e una view di mercato su azioni, bond, valute. È a cura di Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS.

 

Buon lavoro

massimo

 

 

 

Amchor IS – Banche centrali, pochi tagli quest’anno e il prossimo

 

A cura di Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS

 

Le nostre prospettive macro e di mercato rimangono “cautamente costruttive”. Negli Stati Uniti, il significativo aumento dei tassi a lungo termine dall’inizio dell’anno contribuirà a moderare la crescita della domanda aggregata a tassi più in linea con la crescita potenziale dell’economia. Per essere precisi, prevediamo tassi di espansione di circa il 2% per l’intero 2024. A sua volta, un migliore equilibrio tra domanda e offerta, unito al fatto che le aspettative di inflazione rimangono ben ancorate, dovrebbe consentire un progressivo calo dell’inflazione di fondo nei prossimi mesi.

 

Se da un lato ci aspettiamo pochi tagli dei tassi quest’anno e il prossimo, dall’altro riteniamo altamente improbabile che la Fed sia costretta ad aumentare il costo del denaro nello stesso orizzonte temporale. Per quanto riguarda l’Eurozona, continuiamo a vedere segnali di miglioramento, il che rafforza la nostra impressione che il nostro continente sarà in grado di crescere un po’ più dell’1% quest’anno. A loro volta, questi tassi di crescita economica potrebbero essere perfettamente compatibili con una tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo per il resto dell’anno.

 

In Cina, le autorità stanno nuovamente aumentando gli stimoli, rendendo ancora più probabile il raggiungimento di tassi di espansione intorno al 5% quest’anno. Per il resto, continuiamo a prevedere una performance economica molto positiva nel resto dell’Asia emergente e un rapido miglioramento dell’attività economica in Giappone. Negli Stati Uniti, la curva dei rendimenti si è spostata sensibilmente verso l’alto dall’inizio dell’anno, contribuendo a moderare il ritmo di espansione della domanda aggregata a tassi intorno al 2%, in linea con la crescita potenziale dell’economia.

 

Allo stesso tempo, riteniamo che il rischio di un preoccupante rallentamento dell’economia USA rimanga basso nel breve termine. I consumi privati dovrebbero continuare a essere sostenuti da salari che crescono al di sopra dell’inflazione, da un tasso di disoccupazione molto basso e dalla forte posizione di bilancio del consumatore medio statunitense. Il miglioramento dell’equilibrio tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, insieme alle aspettative di inflazione che rimangono ben ancorate, crea le condizioni giuste per un’ulteriore moderazione della crescita salariale nei prossimi trimestri.

 

Nell’Eurozona, i dati macro continuano a indicare chiaramente una direzione positiva, anche in Germania. I fondamentali dei consumi privati rimangono molto solidi. La prevista fine dell’aggiustamento al ribasso delle scorte aiuterà il settore industriale nel corso dell’anno; la politica fiscale non diventerà restrittiva quest’anno; i tassi reali a lungo termine rimangono piuttosto bassi nonostante il recente aumento. L’inflazione di fondo dovrebbe continuare a moderarsi nel nostro continente. La ripresa economica che ci aspettiamo per il nostro continente nei prossimi trimestri limiterà il numero di tagli dei tassi che potrebbero verificarsi quest’anno e il prossimo.

 

Rimaniamo ragionevolmente costruttivi sulla Cina macro, ma siamo un po’ cauti per la crescente vicinanza delle elezioni statunitensi e per ciò che questo può significare per il rumore geopolitico nei prossimi mesi. L’unica cosa su cui repubblicani e democratici sembrano essere d’accordo è credere che sia elettoralmente favorevole per loro “punire” la Cina con misure protezionistiche. Continuiamo ad apprezzare il buon mix di crescita e stabilità macro in molti Paesi asiatici emergenti.

 

In Giappone, prevediamo una riaccelerazione dell’attività nel resto del 2024, quando i consumatori inizieranno a notare che, a differenza dell’anno scorso, i loro salari crescono nettamente al di sopra dell’inflazione. Questa maggiore crescita economica, in un contesto di output gap positivo, dovrebbe contribuire a consolidare tassi di inflazione compatibili con l’obiettivo della BoJ. Stando così le cose, continuiamo a credere che la BoJ adotterà ulteriori misure di normalizzazione della politica monetaria entro la fine dell’anno.

 

Sul fronte dei rischi, restiamo attenti sia ai rischi geopolitici sia a quelli legati agli elevati deficit pubblici e ai livelli di debito di alcuni Paesi. Non riteniamo, però, che i conflitti in Medio Oriente o in Ucraina possano portare a un aumento serio e sostenuto dei prezzi dell’energia. La traiettoria insostenibile del debito pubblico in molti Paesi potrebbe generare episodi potenzialmente dirompenti di tensione finanziaria.

 

View di mercato

Azioni: in un contesto di crescita abbastanza solida, ma senza rialzi dei tassi, puntiamo su posizioni equilibrate tra value e growth e pensiamo, allo stesso tempo, che i titoli ciclici possano fare meglio di quelli difensivi nel resto del 2024. Dal punto di vista geografico, preferiamo l’azionario europeo a quello statunitense. In ogni caso, ci piace anche il segmento delle piccole imprese negli Stati Uniti, che hanno valutazioni un po’ più economiche in un mercato che non lo è affatto e, inoltre, potrebbero finire per beneficiare di un contesto di forza macro e di moderati tagli dei tassi. Infine, riteniamo che dovremmo avere anche una certa esposizione all’azionario dell’Asia emergente, senza escludere la Cina.

 

Titoli di Stato: nel caso della curva statunitense continuiamo a considerare la parte lunga della curva con una certa cautela. Per quanto riguarda la curva tedesca, continuiamo a ritenere che gli attuali livelli dei tassi medi e lunghi siano ancora troppo bassi e non riflettano pienamente i segnali di ripresa macro dell’Eurozona. Allo stesso tempo, non escludiamo che la delicata situazione di bilancio che caratterizza attualmente diversi Paesi dell’Eurozona possa a un certo punto portare a episodi di allargamento degli spread. Per quanto riguarda il Giappone, ci aspettiamo di assistere a ulteriori spostamenti verso l’alto della curva dei rendimenti nipponica entro la fine dell’anno.

 

Obbligazioni societarie: preferiamo il credito perché i bilanci societari sono sani e perché, nel nostro scenario centrale di assenza di recessione, i tassi di default non dovrebbero aumentare troppo. In ogni caso, dato che gli spread sono già molto compressi, continuiamo a credere che sia sensato combinare l’esposizione al credito con posizioni ben selezionate in titoli di Stato emergenti in valuta locale che offrono ottime prospettive di rendimento, soprattutto in termini di carry e, forse, anche grazie a possibili movimenti di apprezzamento di queste valute nei confronti dell’euro.

 

Valute: la Bce mantiene un tono molto dovish e questo dovrebbe favorire una certa debolezza dell’euro nei prossimi mesi. Pertanto, all’interno dei Paesi sviluppati, manteniamo una view positiva su valute come corona norvegese, dollaro neozelandese, dollaro australiano o sterlina, grazie a fattori quali: rating elevato, carry positivo rispetto all’euro, buone prospettive macro rispetto alla zona euro, banche centrali generalmente meno dovish della Bce. Nel mondo emergente, continuiamo a preferire le valute dei Paesi con una buona governance macro, un carry elevato rispetto all’euro e prospettive di crescita economica favorevoli (real brasiliano, rupia indiana, peso messicano, rupia indonesiana). Per il resto, riteniamo che, guardando a 6-9 mesi di distanza, il dollaro presenti più rischi di ribasso che di rialzo rispetto all’euro, in primo luogo, perché è fondamentalmente apprezzato, in secondo luogo, perché la situazione fiscale degli Stati Uniti è chiaramente peggiore di quella della media dell’eurozona; in terzo luogo, perché è sempre più chiaro che il differenziale di crescita tra Stati Uniti ed Europa si sta riducendo sensibilmente rispetto a quanto accadeva nel 2023.

(Commento in allegato)

 

 

 


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