04 luglio 2024
Riduzione del danno, la rete degli Enti Locali per l’Innovazione sulle Droghe replica al Sottosegretario Mantovano
La Riduzione del Danno è un livello essenziale di assistenza. Un diritto di salute coerente con l’art. 32 della nostra Costituzione, riconosciuto perché è riconosciuta l’efficacia nel garantire salute alle persone che fanno uso di sostanze. Non è una opinione, ma una legge dello Stato ad affermarlo. La Riduzione del Danno è anche una strategia che da decenni si pratica nelle nostre città, nei contesti urbani, nel centro come in periferia, laddove non ci si può permettere il dibattito stereotipato sui consumi e le droghe, ma dove, assai concretamente, é necessario esserci con pratiche salva vita, con relazione d’aiuto, con la prevenzione ad HIV e HCV, con l’analisi delle sostanze, con l’orientamento verso consapevolezze e competenze che tutelino quanto più possibile, nel contesto dato, la vita e la salute delle persone.
Riduzione del danno per noi è la scelta di un governo sociale del fenomeno dei consumi nelle città, capace di andare oltre i fallimenti di un approccio esclusivamente repressivo e punitivo che non ha affatto tolto dalle strade i consumi e anzi spesso li ha resi più nascosti e periferici, aumentando enormemente i rischi.
La Riduzione del Danno é insomma strategia globale riconosciuta e praticata.
Per tutte queste ragioni che ci derivano dall’esperienza quotidiana delle nostre città, siamo sconcertati nel leggere le parole del Sottosegretario Mantovano che nella Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze parla della riduzione del danno come emblema del “fallimento di politiche rinunciatarie sulle droghe” e porta a testimonianza di ciò un dato tratto da non precisati indicatori, circa l’aumento dei decessi da somministrazione di metadone.
Detto che ricondurre la riduzione del danno al solo metadone è rappresentazione assai insufficiente e lontano dalla realtà,
vogliamo ribadire come strategie e pratiche di riduzione del danno siano, al contrario, fondamentali per gestire la complessità e la varietà dei consumi nelle nostre città e andrebbero ampliate e non certo additate come fallimentari, facendo un torto alla realtà che ogni giorno, chi amministra le città, ha di fronte a sé.
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