Schroders – Economia globale verso un atterraggio morbido, nonostante i timori dei mercati

Buongiorno,

invio di seguito e in allegato un commento sull’andamento dell’economia globale, a cura del team degli economisti di Schroders

 

buon lavoro

massimo

 

 

Schroders – Economia globale verso un atterraggio morbido, nonostante i timori dei mercati


A cura del team degli economisti di Schroders

 

I timori dei mercati per un’imminente flessione globale sono esagerati. L’aumento della disoccupazione negli Stati Uniti è dovuto a un’eccessiva debolezza dell’indagine sull’occupazione, incoerente con una serie di altri indicatori sul mercato del lavoro. Quest’ultimi segnalano infatti un raffreddamento delle condizioni, piuttosto che un crollo. Per il futuro, il ritorno delle assunzioni e della crescita dei salari a un ritmo più usuale, unitamente all’ulteriore disinflazione e al miglioramento della disponibilità del credito, dovrebbe fornire un sostegno per solidi consumi delle famiglie e, di conseguenza, per l’attività economica in generale. Pertanto, il nostro scenario di base rimane quello di un’economia statunitense in grado di evitare una recessione e che realizzerà un atterraggio morbido.


In altre economie sviluppate, le famiglie continuano a godere di buona salute, mentre la ripresa del flusso commerciale assicura ancora un sostegno ai Paesi industrializzati e agli esportatori netti di materie prime. Tuttavia, sussistono motivi di preoccupazione. I produttori dell’Eurozona risentono di una mancanza di competitività, mentre la Cina sembra destinata a mancare l’obiettivo di crescita del 5% per quest’anno. I declassamenti di queste due economie ci portano a prevedere attualmente una crescita globale del 2,7% sia per il 2024 che per il 2025, quindi leggermente inferiore al 2,8% da noi ipotizzato in precedenza. A fronte di questo solido scenario di crescita, i rischi per l’inflazione tendono verso l’alto. La nostra previsione centrale è che le pressioni sui prezzi continueranno ad allentarsi nel corso di quest’anno e del prossimo, anche se i traguardi più semplici sono in buona parte già stati raggiunti. In futuro, il ritmo della disinflazione è destinato a rallentare, poiché ci vorrà del tempo prima che il raffreddamento dei mercati del lavoro si faccia sentire. La nostra previsione per l’inflazione globale IPC rimane del 3,1% per il 2024, per poi ridiscendere al 2,5% nel 2025, un livello un po’ più alto rispetto alla nostra precedente previsione del 2,4%.


Di conseguenza, è improbabile che l’allentamento delle banche centrali venga interamente scontato sui mercati.
Dopo essere stati sulla difensiva negli ultimi anni, i policymaker sono ora pronti a tagliare i tassi con cautela, per non rischiare una seconda ondata d’inflazione. Con le modifiche apportate ai nostri profili dei tassi per la Bce e la BoE, ci aspettiamo che entrambi gli istituti centrali effettuino un taglio in meno entro la fine del 2025. Per quanto riguarda la Fed, abbiamo previsto un ulteriore taglio nel 2025, considerata la recente sorpresa al ribasso dell’inflazione core, ma continuiamo a ipotizzare un numero di tagli nettamente inferiore a quello scontato dal mercato. In media, le nostre previsioni di allentamento per queste tre banche centrali sono inferiori di circa 85 punti base (pb) rispetto a quanto attualmente scontato dai future.


Gli esiti delle elezioni statunitensi sono bimodali
. Harris è la leggermente favorita sui mercati delle scommesse, con una probabilità di vittoria implicita del 50,5%. A nostro giudizio, Trump e Harris hanno le stesse probabilità di vincita, ma, per designare le previsioni, ipotizziamo che i mercati delle scommesse abbiano ragione. Da un punto di vista economico, ciò dovrebbe avere un impatto trascurabile, visto che una presidenza Harris dovrebbe probabilmente fare i conti con un Congresso diviso al suo interno. Se invece vincesse Trump, l’impatto sarebbe reflazionistico, considerate le sue politiche di deregolamentazione, neo-mercantiliste e anti-immigrazione. Per gli investitori, i mercati dovrebbero registrare buone performance, a prescindere da chi siederà alla Casa Bianca in futuro. La solidità del contesto globale, unitamente al graduale allentamento delle banche centrali, rappresenta un contesto ancora favorevole per gli asset di rischio.

 

 

 

 


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