Care amiche a cari amici, cari lettori e care lettrici, eccoci di nuovo a commentare gli ultimi avvenimenti, questa volta non tanto ciò che succede nella nostra città ma nel Paese. Da ultimo parleremo di come si fanno le leggi in Parlamento e perché ne dobbiamo parlare anche nel caso delle SCIA e delle norme in generale.
Quando il 20 settembre scorso aprendo i giornali ho letto che il Parlamento italiano aveva approvato il cosiddetto Decreto Sicurezza, presentato da PIANTEDOSI (Ministro dell’Interno non parlamentare), NORDIO (Ministro della Giustizia), CROSETTO (Ministro della Difesa non parlamentare (Ministro della Difesa non parlamentare), dunque un solo ministro di provenienza parlamentare, sono balzato sulla sedia.
Sono andato di corsa a leggermi il testo integrale, operazione che sconsiglio perché illeggibile come tutte le leggi italiane; a quel punto le mie vetuste sinapsi hanno fatto riemergere dalla memoria tante cose ma soprattutto una: le famose “leggi fascistissime” delle quali Mussolini si fece vanto.
Del Fascismo, fortunatamente, io non ho esperienza diretta ma dal 1945 (la Liberazione), in casa mia, una famiglia antifascista da sempre, se ne parlava come di leggi finalmente abrogate e l’avvio, anche per questo, della democrazia in Italia.
I padri della Patria, i Costituenti, ne sono in vita 96, certo guardano con sospetto il Governo Meloni.
Purtroppo temo siano morti quasi tutti quelli che il Fascismo lo vissero di persona ma per fortuna rimangono i loro scritti e le loro memorie e per spingere i più giovani a informarsi elenco qui di seguito alcune delle leggi che il fascismo varò: la supremazia del potere esecutivo sul legislativo, le assemblee comunali e provinciali furono soppresse e nominati amministratori locali direttamente dal Governo, la libertà di stampa fu soppressa e tutto sottoposto a censura, fu soppressa la libertà sindacale e istituito un sindacato unico, fu negata la libertà di associazione, furono inasprite le norme di pubblica sicurezza e reintrodotta la pena capitale.
Nel 1923 fu costituita la Milizia (il braccio armato del Fascismo): “la Milizia è al servizio di Dio e della Patria e agli ordini del Capo del governo” si proclamò all’atto della sua fondazione.
Il Decreto Sicurezza lo possiamo dunque assimilare alla Leggi fascistissime. Non per niente molti giornalisti e commentatori, molte associazioni, molti uomini politici e molti giuristi definiscono “liberticida” questo Decreto, che tra l’altro aggrava le pene e per alcuni reati e introduce di nuovi. Forse è perfino anticostituzionale.
Prima di proseguire vorrei proporre al Ministro della Giustizia la rilettura de Dei Delitti e delle Pene di Beccaria dove si dice chiaramente che l’inasprimento delle pene non riduce il numero dei delitti: la decisione di delinquere è sempre indipendente dal sapere a quali pene si va incontro.
Ciò detto per sommi capi ecco cosa da oggi diventa reato: il blocco stradale e quindi gli scioperi diventano reato penale con condanne fino a 2 anni di carcere, le proteste in carcere o nei Cpr possono essere punite col carcere fino a 20 anni; idem per chi protesta contro le grandi opere; la propaganda delle lotte è punibile fino a 6 anni, essendo considerata “terrorismo della parola”, carcere fino a 7 anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni, fino a 15 anni per resistenza attiva, fino a 4 anni per resistenza passiva (nuovo reato, ribattezzato “anti-Ghandi”), facoltà per forze dell’ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio, carcere immediato anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno, si vieta agli immigrati senza permesso di soggiorno finanche l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della SIM al possesso del permesso.
Il massimo del disprezzo è il titolo stesso “sicurezza”. Sicurezza per chi? Per i cittadini che contestano? Per le associazioni e i loro aderenti che cercano di tutelare i beni pubblici? Guai se organizzano convegni o cose simili come i sit in.
Che ne facciamo dell’art. 17 della costituzione: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”.
Chi comprova che vi siano motivi di sicurezza o incolumità pubblica?
Questo è il classico sistema – discrezionale – per punire gli avversari politici e chiudere gli occhi nei confronti degli amici. Torneranno in auge i “delatori”, i confidenti?
Torniamo ai bei tempi di Federzoni dal 1924 al 1926 ministro dell’interno? O quando Mussolini tenne per sé il Ministero degli Interni da 1922 al 1924?
I firmatari del Decreto Sicurezza sono dunque dei fascisti?
Bisogna stare molto attenti nel dare del fascista a qualcuno perché una sentenza della Cassazione (Cass. sent, n. n. 29433/2007) dice che un politico è giustificato a dare del fascista a un altro politico. Ma per chi non fa parte del Parlamento, per chi non svolge attività politica, le cose cambiano. La Cassazione, infatti, sancisce che «dare gratuitamente del fascista ad un comune cittadino è certamente offensivo (e quindi un reato N.d.R.) perché mira a dipingere lo stesso come arrogante e prevaricatore, ma riferirlo ad un politico che, peraltro, esercita rilevanti poteri pubblici è espressione di critica».(sic)
Eravamo nel 2007, Governo Prodi, forse oggi la Cassazione sentenzierebbe in maniera diversa. Forse Prodi non ne seppe nulla ma oggi? C’è un solo rimedio: diamoci tutti alla politica, ci proteggeremo e forse salveremo il Paese.
La questione SCIA
Ora veniamo alla questione SCIA e dintorni, siamo ancora in alto mare e non sappiamo chi riceverà un avviso di garanzia o sarà mandato a giudizio e il perché.
Quel che è certo è che sul banco degli imputati non siederanno i principali colpevoli: i legislatori.
Il 5 giugno 2023, Patrizia Masciocchi, prima che esplodesse a Milano lo scandalo delle SCIA, su il Sole 240re titolava: INCOSTITUZIONALE LA LEGGE INCOMPRENSIBIELE, CREA UN’INCERTEZZA INTOLLERABILE. Parole sante.
La giornalista scriveva citando brani di una sentenza della Corte Costituzionale (n°110 relatore Francesco Viganò): le leggi “irrimediabilmente oscure” che determinano una “intollerabile incertezza nella loro applicazione concreta,” sono in contrasto con il principio di ragionevolezza fondato sull’articolo 3 della Costituzione. La sua era una riflessione su di una sentenza della Corte Costituzionale che riguardava proprio la materia di cui parliamo: l’interpretazione di una norma urbanistica della Regione Molise.
Vi era nella norma in questione persino il fatto che l’acronimo V.A. veniva declinato in due modi diversi: V.A. “valutazione ambientale” e V.A. “verifica di ammissibilità”.
Non dobbiamo stupirci che la confusione, l’imprecisione e l’illeggibilità (vedi il rinvio ad altre norme o parti delle stesse) generino mostri giuridici e incertezza tra i cittadini: in Italia ci sono 111.000 tra leggi e norme. Oltre a quelle regionali.
Se i cittadini non capiscono o ignorano le leggi e dunque diffidano della giustizia c’è il suo perché; un amico di famiglia avvocato mi diceva che quando gli si presentava un cliente sicuramente innocente lo avvertiva dicendogli: ” stia comunque in guardia! Lei forse conosce il detto latino “tot capita tot sententiae” (ognuno ha le sue idee), guardi che la traduzione vera è: “tutto capita nelle sentenze”.
A presto e che possiate non incappare nelle maglie della giustizia.
Luca Beltrami Gadola
* Testo integrale della canzone fascista
it.wikisource.org/wiki/All%27armi_siam_fascisti
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