Agenzia nr. 128 – Acqua per ex ILVA, Azione: “Ogni sei mesi un’idea nuova per non occuparsene. E il Pappadai muore. Una commedia”

 
ANNO XX
Numero 128
20/01/2023
Pubblicato in Bari

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Acqua per ex ILVA, Azione: “Ogni sei mesi un’idea nuova per non occuparsene. E il Pappadai muore. Una commedia”

Dichiarazione dei Consiglieri regionali di Azione Fabiano Amati, Sergio Clemente, Ruggiero Mennea e del responsabile regionale di Azione del Dipartimento Acqua e depurazione Nicola Di Donna. 

“Sulla riduzione di consumo dell’acqua per gli scopi industriali di ex ILVA, ogni sei mesi ne esce una nuova. 
All’inizio era la rifunzionalizzazione dei depuratori Gennarini-Bellavista, per far produrre ad AQP acqua ultraffinata da cedere all’ex ILVA e così sostituire l’acqua del Sinni da convogliare nella diga Pappadai, mettendola finalmente in funzione per gli scopi potabili e irrigui delle province di Taranto, Brindisi e Lecce. Progetto serio, accordato con la realtà e la prova scientifica, ma mai realizzato: prima per l’ostilità dei Riva e poi per lo scarso attivismo, nonostante lo scopo del risparmio idrico fosse contenuto nell’autorizzazione ambientale. 
Poi si cambiò. Arrivarono i governanti Cinquestelle e usarono l’argomento risparmio idrico per qualche conferenza stampa dalle tinte blu, annunciando finanziamenti per un dissalatore al posto del vecchio progetto di rifunzionalizzazione del Gennarini-Bellavista. E tutte le precedenti obiezioni sulla dissalazione, ossia sul grande consumo di energia e sulla notevole produzione di salamoia da smaltire, si scioglievano come neve al sole. Tutti convertiti ai dissalatori. 
A questo punto s’immagina la pronta realizzazione del dissalatore. A febbraio 2021 era tutto pronto, così fu riferito in Commissione da AQP e Asset, mancava solo un piccolo dettaglio: il dissalatore doveva essere fatto con la collaborazione dell’ex ILVA, ma gli amministratori non ne sapevano nulla. 
Oggi dopo due anni, non c’è traccia del dissalatore, la fabbrica utilizza l’acqua del Sinni e la diga Pappadai è inutilizzata. Una cosa tristissima anche a dirla. 
Ma c’è un colpo di scena. Certo, ogni sei mesi c’è una nuova notizia per nascondere il non fatto di una vecchia notizia. 
Oggi si sente dire che si faranno grandi cose – le cose nella malattia dell’annuncite sono sempre grandi – per vendicare il passato. E cosa si farà? Ma certo, nemmeno a dirlo: un dissalatore. Lo riferisce l’AD dell’ex ILVA Morselli al Ministro Urso. Ma non si tratta del vecchio dissalatore che AQP e Asset dovevano fare all’inizio del 2021, senza che l’ex ILVA ne sapesse nulla e che oggi sarebbe stato già completato. Si tratta, invece, di un dissalatore offshore, messo al largo delle coste di Taranto. E perché? Ma che domande, per ridurre l’impatto ambientale dei dissalatori. Ed ecco tornato il vecchio argomento dell’impatto ambientale dei dissalatori. 
E ora? Ora passeranno chissà quanti anni ancora, per far marcire nell’oblio questa nuova idea e poi magari tornare al depuratore Gennarini-Bellavista. 
Già, al punto di partenza. Come nel più inconcludente gioco dell’oca. Venghino signori, venghino. Nuovo giro nuova corsa. 
E nel frattempo, l’ex ILVA continua a usare l’acqua del Sinni, la diga Pappadai non funziona e il tributo potabile e irriguo alle province di Taranto, Brindisi e Lecce, resta sempre precario. Arrivederci alla prossima conferenza stampa, lavorando a tentoni, senza avere mai un bilancio idrico aggiornato per i diversi usi e, così facendo, consentendo a ognuno di alzarsi al mattino per proporre come migliore la ricetta sognata”./comunicato 

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