LA SETTIMANA DEI MERCATI (20-24 febbraio 2023) – Il commento di Mark Dowding, CIO di BlueBay

La settimana dei mercati – Mark Dowding, BlueBay CIO, RBC BlueBay AM

Marzo sarò il mese dell’atterraggio duro?

 

(20-24 febbraio 2023) La scorsa settimana i rendimenti globali hanno continuato a salire, mentre gli investitori stanno rivedendo le previsioni sul percorso della policy delle Banche Centrali sulla scia dei recenti dati economici positivi. Sembra infatti che questo cambiamento di sentiment abbia iniziato ad avere un maggiore impatto sulla valutazione degli asset di rischio, con le azioni in ribasso e gli spread di credito più ampi.

 

In generale, a gennaio i mercati hanno registrato un solido inizio d’anno, favorito dall’idea di un atterraggio morbido per quanto riguarda la crescita economica. Tuttavia, i dati positivi rappresentano un’arma a doppio taglio. Sebbene, nel breve periodo, il miglioramento delle previsioni economiche favorisca gli utili e possa ridurre le prospettive di default delle imprese, la prospettiva che i tassi debbano aumentare più a lungo fa sì che la narrazione di un mancato atterraggio possa rapidamente lasciare il posto a nuovi timori di un atterraggio duro nel corso dell’anno.

 

In questo contesto, ci sembra di essere in un contesto in cui una piccola manciata di dati attentamente osservati possa guidare l’azione politica e di conseguenza avere un’influenza eccessiva sui movimenti dei prezzi degli asset nelle settimane a venire.

 

In vista di marzo, siamo propensi a credere che i recenti segnali di forza economica possano persistere, e ciò ci induce a ritenere che i rendimenti possano continuare a salire. Tuttavia, dopo il forte aumento delle aspettative sui tassi nelle ultime due settimane, è giusto riconoscere che il percorso appare ora più incerto, con un rischio per i rendimenti di natura più bidirezionale.

 

Riteniamo inoltre che gli asset di rischio abbiano tardato a scontare l’idea che le banche centrali potrebbero essere costrette a rimanere prudenti ancora a lungo, rispetto a quanto sembrava essere scontato solo poco tempo fa. Da questo punto di vista, vediamo ora una maggiore asimmetria al ribasso nei movimenti prospettici dei prezzi degli asset di rischio rispetto ai prezzi dei titoli di Stato attraverso l’aumento dei rendimenti.

 

Con un posizionamento ormai relativamente lungo, riteniamo improbabile che gli spread salgano ulteriormente, a meno che non arrivino buone notizie sull’inflazione che rimettano in discussione lo scenario di atterraggio morbido, come più probabile.

 

Inoltre, cattive notizie sull’inflazione o un improvviso rallentamento della crescita che potrebbe portarci verso la recessione, avrebbero probabilmente un impatto negativo sui rendimenti degli asset di rischio. Allo stesso modo, un risultato in cui la crescita rimane forte potrebbe portare a un aumento dei tassi da parte delle banche centrali superiore al previsto. In questo modo, ognuno di questi scenari viene visto come negativo per le azioni attraverso la trasmissione di una crescita degli utili più lenta o la minaccia di un tasso di sconto a lungo termine più elevato.

 

Osserviamo anche che, in un contesto di elevata incertezza, potremmo aspettarci che i mercati richiedano premi al rischio più elevati, a titolo di compensazione – un ulteriore fattore che potrebbe limitare il potenziale di rialzo.

 

I mercati europei hanno seguito in larga misura gli sviluppi negli Stati Uniti nelle ultime settimane. In generale, mentre l’inverno si avvia alla conclusione, nelle capitali europee ci si sente sollevati dal fatto che il clima è stato mite. Ciò ha contribuito a contenere i prezzi del gas e quindi a limitare le perturbazioni che avrebbero potuto avere un impatto negativo su industrie e famiglie in tutto il continente. Il tempo è stato una relativa benedizione anche dal punto di vista fiscale, in quanto ha fatto sì che i governi abbiano speso meno di quanto temuto per i sussidi derivanti dai massimali di prezzo. In questo contesto, l’Europa può ritenersi fortunata.

 

Tuttavia, la realtà è che i prezzi dell’energia in tutto il continente rimangono molto più alti rispetto a qualche anno fa e, in un contesto internazionale, il prezzo dell’energia rende gran parte dell’industria europea non competitiva su base globale al momento attuale. Da questo punto di vista, i problemi che hanno fatto temere una profonda recessione in Europa non sono svaniti e le prospettive rimangono molto incerte. 

 

In un momento in cui il rischio geopolitico sembra aumentare ancora una volta, la visita a sorpresa del Presidente Biden a Kiev all’inizio della settimana ha inviato un potente segnale di sostegno all’Ucraina, nella settimana in cui ricorre l’anniversario dell’invasione russa.

 

Negli ultimi mesi, sembra che l’Occidente abbia concluso che non si possa permettere a Putin di prevalere nella sua invasione nichilista. Sulla base di ciò, gli Stati Uniti e altri hanno continuato a incrementare il sostegno militare e finanziario all’amministrazione Zelensky. Nelle ultime settimane, la Russia ha accelerato le operazioni offensive, ma senza ottenere grandi risultati. Tuttavia, le forze ucraine dovranno fare molto per respingere l’esercito russo in primavera e in estate.

 

Nel frattempo, abbiamo notato con interesse che la Cina ha intensificato i suoi sforzi diplomatici alla recente conferenza di Monaco. Sembra che Pechino sia sempre più preoccupata che una sconfitta russa possa aprire le porte a un regime più favorevole all’Occidente a Mosca, mentre una guerra prolungata spinge l’Europa ad avvicinarsi agli Stati Uniti. Questi risultati sono potenzialmente dannosi per la Cina da un punto di vista geopolitico.

 

Di conseguenza, stiamo assistendo a una spinta cinese per la pace, con la controproposta di fornire alla Russia armi cinesi, se l’Ucraina e gli Stati Uniti non sono disposti a mettersi al tavolo negoziale. È ancora possibile che si raggiunga un consenso per un ritorno alla posizione del febbraio 2022. Alla fine, anche se l’Ucraina vuole continuare a spingere la Russia a indietreggiare la pace sarà mediata se le armi e il denaro degli alleati dovessero iniziare a scarseggiare. 

Al momento, tuttavia, una fine vicina della guerra continua a sembrare lontana. Zelensky sembra consapevole di avere l’opportunità di spingere nel corso del 2023, prima che si avvicinino le elezioni presidenziali statunitensi del 2024.

 

Pare che il sostegno alla guerra in Russia si sia rafforzato nelle ultime settimane, mentre i “costi sommersi” (in termini di perdite accumulate) continuano a crescere e il regime di Putin diventa sempre più forte nel reprimere il dissenso. 

 

Guardando al futuro

 

Al momento riflettiamo sul fatto che, considerando che gennaio è stato il mese dell’atterraggio morbido e febbraio quello del non atterraggio, forse non sarebbe una grande sorpresa se marzo fosse percepito dai mercati come il mese dell’atterraggio duro, dato che il sentiment continua a oscillare.

 

La prossima settimana rimane relativamente tranquilla, ma i dati sull’inflazione europea saranno tenuti sotto stretta osservazione. Per il resto, ci concentreremo sul prossimo rapporto sui salari e sul CPI degli Stati Uniti per capire quale impatto avranno sulla politica della banca centrale. Per ora, riteniamo che la BCE aumenterà di 50 punti base a marzo, mentre il FOMC aumenterà di 25 punti base. Prevediamo che entrambe le banche centrali provvederanno ad un altro aumento di 25 punti base nei meeting successivi. 

 

Al di là di ciò, c’è molta incertezza. L’unica cosa di cui siamo sicuri, per ora, è che è improbabile che una delle due banche centrali tagli i tassi prima della fine dell’anno, a meno che le prospettive di crescita non diventino improvvisamente molto più cupe.

 

Anche per quanto riguarda la politica statunitense, quest’anno ci aspettiamo di assistere a numerose manipolazioni e accuse, quando si tratterà di prorogare il tetto del debito degli Stati Uniti. Vista la recente debacle sulla nomina del presidente della Camera, sembra che i repubblicani possano faticare a mettere d’accordo i membri del loro stesso partito e che i democratici vogliano restare in disparte per massimizzare il loro vantaggio politico.

 

Alla fine, siamo fiduciosi che la calma prevarrà, visto che l’attenzione si sposterà su chi si metterà in lizza per le elezioni nel 2024. DeSantis potrebbe usurpare Trump e, se lo facesse, potrebbe rappresentare una minaccia più seria per l’ottuagenario Presidente attualmente in carica. Stando così le cose, sembra che il viaggio di Biden durante l’US Presidents’ Day sia stato un ottimo modo per dimostrarci che, dopo tutto, Joe non è poi così assonnato come lo dipingono i suoi oppositori.

 

RBC BlueBay Asset Management, parte di RBC Global Asset Management (la divisione di asset management di Royal Bank of Canada), offre servizi e soluzioni di gestione degli investimenti a livello globale nelle aree EMEA e APAC. Caratterizzati da una forte esperienza negli investimenti azionari attivi e da una piattaforma di investimenti obbligazionari (BlueBay), disponiamo delle dimensioni e della capacità necessarie per generare risultati che soddisfino gli obiettivi degli investitori, compreso quello di integrare i fattori ESG in tutte le strategie di investimento.

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Mark Dowding, BlueBay CIO, RBC BlueBay Asset Management

Mark Dowding, con oltre 25 anni di esperienza nel mondo degli investimenti, è in BlueBay dal 2010. In precedenza è stato Head of Fixed Income per l’Europa in Deutsche Asset Management, ruolo che aveva già ricoperto in Invesco. Ha iniziato la sua carriera come gestore obbligazionario in Morgan Grenfell nel 1993, dopo la laurea in Economia all’Università di Warwick.

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