Ridurre le disuguaglianze con una equa distribuzione dell’acqua: grazie agli studi di Andrea Rinaldo oggi si può
IL “NOBEL DELL’ACQUA” AD ANDREA RINALDO
È italiano, ordinario di Costruzioni idrauliche all’Università di Padova, il vincitore dello Stockholm Water Prize 2023
«L’acqua per me è casa: Venezia, dove sono nato e cresciuto. E l’acqua è famiglia: mio nonno aveva un’impresa di costruzioni marittime, mio padre, un fratello, mio suocero e mio cognato sono ingegneri idraulici come me, uno dei miei figli ha un dottorato in Ingegneria costiera. Il mio sogno era (ed è) di aiutare a salvare Venezia, la città che di acqua vive ma di acqua rischia di morire».
Così Andrea Rinaldo racconta la sua passione per gli studi idraulici che, fin dall’alluvione del 1966 che ha vissuto dodicenne a Venezia, hanno guidato il suo percorso accademico e di ricercatore portandolo al massimo riconoscimento mondiale del settore.
Assegnato oggi 21 marzo 2023 al prof. Andrea Rinaldo lo Stockholm Water Prize, identificato come il “premio Nobel dell’acqua”, essendo caratterizzato da un processo di selezione e una cerimonia di consegna del premio analoghi a quelli dei premi Nobel.
Dal 1991, lo Stockholm Water Prize viene assegnato a persone e organizzazioni per straordinari risultati legati all'acqua.
Il Premio è assegnato dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) in collaborazione con l'Accademia Reale Svedese delle Scienze e presentato da Sua Maestà il Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, che è il patrono ufficiale del Premio.
La Cerimonia di premiazione si terrà nella Sala d’oro della city Hall di Stoccolma alla presenza di Re Carlo XVI il 23 agosto 2023.
«L’acqua è un bene di tutti – dice il prof. Andrea Rinaldo – essenziale: come scrive il poeta W.H Auden “a migliaia sono vissuti senza amore, non uno senz’acqua”. Le mie ricerche e quelle delle persone che in questi anni hanno lavorato con me, avevano e hanno come scopo quello di rendere equa la distribuzione dell’acqua per tutti (universa universis) nel contesto di una generale progressiva riduzione delle disuguaglianze sociali ed economiche e di una corretta percezione ecologica dei processi controllati dall’acqua. Nei luoghi dove è concentrato molto del mio lavoro di campo, l’Africa Subsahariana, il Bangladesh, l’isola di Haiti, ma anche nei fiumi alpini in Svizzera, si percepisce chiaramente la necessità di ripensare la giustizia distributiva della gestione delle risorse idriche su scala globale. Quando viaggio nel Sud del mondo per studiare come si propagano le malattie portate dall’acqua, vedo che la distribuzione di acqua sicura è per pochi privilegiati, mentre tutti hanno un telefono cellulare. Cosí, quando diventa evidente che piani di gestione delle risorse idriche possono causare perdite di biodiversità o portare malattie debilitanti in aree che ne erano prive, è facile valutare l’impatto economico positivo sull’agricoltura, ma non lo è dare un valore ai servizi degli ecosistemi che perdiamo per sempre, o al vero costo dei ritardi cognitivi causati dalle malattie debilitanti. Tutto questo deve cambiare: oggi abbiamo gli strumenti per poter stimare quantitativamente il vero valore del capitale naturale, essenziale per valutare la vera ricchezza (o povertà) delle Nazioni.
I miei studi sulle reti fluviali sono incentrati su piene, siccità e una giusta distribuzione dell’acqua, guardando alle forme naturali dei paesaggi fluviali come corridoi ecologici per specie, popolazioni e patogeni: una chiave potente per capire come funziona la natura.»
«La gestione sostenibile di un bene essenziale quale è l’acqua, risorsa preziosa e da salvaguardare, in quanto limitata, è una sfida cruciale per la nostra società – ricorda Daniela Mapelli, rettrice dell’Università di Padova –. L’Ateneo patavino è quindi orgoglioso del prestigioso riconoscimento attribuito al professor Andrea Rinaldo, con il quale voglio complimentarmi. Un premio che va a suggellare non solo la sua straordinaria competenza accademica, ma anche la forte passione civile che lo ha visto impegnarsi da sempre per un’equa distribuzione dell’acqua, obiettivo fondamentale per perseguire la riduzione delle diseguaglianze economiche e sociali del pianeta».
«La comunicazione di essere risultato il vincitore dello Stockholm Water Prize mi ha raggiunto mentre mi trovavo in viaggio su un treno da Domodossola a Milano. La segreteria generale dello Stockholm International Water Insitute mi ha chiamato proprio mentre entravamo nelle molte gallerie di quella linea, dove il telefono non risulta raggiungibile. Ho passato un paio d’ore sulle spine, senza sapere esattamente quale fosse il contenuto della telefonata che si era interrotta. Quando finalmente ho avuto la conferma del Premio, si può immaginare la mia emozione», racconta Rinaldo.
Le Ricerche
La ricerca del prof Andrea Rinaldo ha delineato un quadro ecoidrologico integrato, che fonde studi sperimentali di laboratorio, lavoro empirico di campo e sviluppi teorici che si sono concentrate sui controlli idrologici delle comunità vive (uomo incluso), che hanno contribuito in modo sostanziale alla comprensione dell’origine dinamica di forma e funzione delle reti fluviali. Questa funzione è rilevante per diversi processi fondamentali che controllano l’ecologia spaziale delle specie e la biodiversità nel bacino fluviale, la dinamica di popolazioni e delle “invasioni” biologiche di specie alloctone lungo i corsi d’acqua; e, non ultime, la diffusione e la demografia di malattie trasmesse dall’acqua, come il colera epidemico e la bilarzosi endemica per l’uomo, o le malattie renali, proliferative e letali, per i salmonidi.
Rinaldo ha dimostrato che i processi ecologici dominanti nel paesaggio fluviale sono fortemente vincolati dall’idrologia e dalla matrice per le interazioni delle comunità vive, rendendole di fatto quantificabili. Ha dato un fondamentale contributo alla nascita e allo stabilirsi dell’Ecoidrologia come scienza autonoma a pieno titolo e assolutamente attuale, chiave di volta per la comprensione e la risoluzione di molteplici problemi controllati dalle acque del ciclo idrologico.
Andrea Rinaldo
Veneziano, classe 1954, Andrea Rinaldo si laurea cum laude all’Università di Padova in Ingegneria civile idraulica nel 1978; PhD a Purdue University nel 1983; Doctor Honoris causa, Université Québec-Laval e INRS (2010). Dal 1986 è Ordinario di Costruzioni idrauliche, dal 1992 nell'Università di Padova. Oggi è anche Direttore del Laboratory of Ecohydrology della École Polytechnique Fédérale Lausanne (CH), e Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia.
Tra gli incarichi: Visiting Professor, Princeton University (2004-2006), Visiting Professor e Research Associate, Massachusetts Institute of Technology, (1992-2002), dal 2019 è Hagler Fellow dell'Institute of Advanced Studies di Texas A&M University e Neal E. Armstrong Distinguished Visiting Professor a Purdue University. Socio di diverse Accademie e Istituti di cultura, fra cui la Royal Swedish Academy of Sciences (2006), la US National Academy of Engineering (2006), la US National Academy of Sciences (2011) e l’American Academy of Arts and Sciences (2018), e l'Accademia Nazionale dei Lincei (2016).
Oltre l’acqua, una grande passione: quella per il rugby. Tre volte Campione d’Italia con il Petrarca rugby di cui è poi stato Presidente, azzurro d’Italia numero 326 (4 caps e 10 presenze con la Nazionale maggiore dal 1976 al 1978), ha giocato a Padova, nel novembre del 1977, la prima storica partita contro i maestri Neozelandesi, gli All Blacks. Dirigente Nazionale della Federazione Italiana Rugby, è nel Board of Directors della European Professional Club Rugby (EPCR). Ad Andrea Rinaldo piace ricordare che la sua etica del lavoro è nata proprio sul campo da rugby: «Il rugby è spietato. Il più preparato vince. È la tua spinta interiore nella preparazione al gesto atletico che fa tutta la differenza. Il risultato sportivo si ottiene come logica e diretta conseguenza del tuo lavoro, e il rugby, sport duro di contatto, educa alla resistenza alla fatica e al potere della determinazione. Questo si trasporta inevitabilmente nell’etica del lavoro dello scienziato».
Numerosissime le pubblicazioni scientifiche (vedi allegato), cui si affiancano alcuni libri, due dei quali nati dalla collaborazione con il collega Ignacio Rodriguez-Iturbe, (Stockholm Water Prize del 2002, mancato di recente), con il quale strinse un forte legame di ricerca e amicizia sin dal primo incontro all’Università di Genova in occasione di una lezione tenuta da Rodriguez-Iturbe dal titolo “Chaos in Rainfall”, che lo spinse a cambiare di colpo campo di ricerca , la strada meno battuta che fa tutta la differenza.
I suoi libri sono: River networks as ecological corridors. Species, population, pathogens, (Cambridge University Press, New York 2020, con I. Rodriguez-Iturbe e Marino Gatto), e Fractal river basins. Chance and self-organization (Cambridge University Press, New York 1997 – second edition in 2001 – con I. Rodriguez-Iturbe). A questi si aggiungono: Il governo dell’acqua. Ambiente naturale e Ambiente costruito (Marsilio, Venezia 2009), nella cinquina del Premio Internazionale Galileo per la divulgazione scientifica, e Del rugby. Verso una ecologia della pallaovale (Marsilio, Venezia 2017), Premio speciale del CONI nel contesto del Premio Memo Geremia.
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