Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani. “Nel Piano Nazionale Energia e Clima (Pniec) sono previsti 900 Megawatt di eolico offshore entro il 2030, ma soltanto negli ultimi mesi sono state presentate richieste per una potenza sei volte maggiore, che supera i 5,5 Gigawatt. È in atto un vero assalto da parte dei giganti delle rinnovabili agli specchi d’acqua lungo le coste soprattutto salentine, pugliesi e siciliane, per progetti che chiedono di essere autorizzati dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. In alcuni casi si tratta di impianti faraonici a poche miglia dalla costa, come elefanti in una cristalleria. È il caso del progetto di Odra Energia lungo la costa adriatica della provincia di Lecce, nello specchio di mare compreso tra Otranto, Santa Cesarea Terme, Castro, Tricase e Leuca. È prevista l’installazione di 90 pale eoliche galleggianti della potenza di 1.250 Megawatt ciascuna, alte quasi 300 metri, a distanze dalla costa comprese tra 6,5 e 15 miglia. L’impatto visivo sarebbe devastante per uno dei tratti più belli e suggestivi della costa salentina, che ne verrebbe deturpato irrimediabilmente con ricadute pesanti anche sull’attrattività turistica. Ma c’è di più: il punto di connessione a terra del cavidotto è previsto in località La Fraula, zona di pregio naturalistico nel territorio di Santa Cesarea Terme, con opere di allaccio alla rete elettrica nazionale lungo 40 chilometri tra Porto Badisco e Galatina, in un’area d’interesse archeologico sottoposta a tutela paesaggistica. Uno scempio contro il quale hanno deliberato il proprio no il presidente e l’assemblea dei sindaci della Provincia di Lecce, 72 Consigli comunali del territorio, le Pro Loco e il Parco naturale regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. L’obiettivo di produrre energia da fonti rinnovabili non può prescindere dalla valutazione delle conseguenze che l’installazione di centrali eoliche in mare comportano sul paesaggio e sull’ecosistema marino: impatto visivo, inquinamento acustico, grande ingombro e spazio sottratto alle attività di pesca e navigazione, danni causati dagli ancoraggi delle turbine galleggianti, scavi e costruzioni a terra per l’allaccio alla rete energetica nazionale. Coniugare transizione energetica e tutela del paesaggio dev’essere un impegno del governo regionale, in considerazione degli eventuali danni alle attività produttive e all’economia del territorio e senza venir meno al dovere di conservazione del patrimonio storico-culturale e paesaggistico che lo caratterizza. Ecco perché ho presentato una mozione che impegna la giunta Emiliano ad un’azione di forte pressione politica sul governo centrale, affinché venga negata l’autorizzazione a questo progetto così impattante lungo la costa Otranto-Leuca. È necessario porre dei paletti, vincolando i progetti di eolico offshore nel contesto già mappato con delibera di giunta regionale del 22 dicembre 2022, relativa al Piano di gestione dello spazio marittimo, che ha indicato le aree idonee alla produzione di energia nelle zone marine portuali già a vocazione industriale. La nostra non è sindrome di Nimby (non nel mio cortile) ma del buonsenso: ci sono siti idonei alla localizzazione di questi impianti, come il porto industriale di Brindisi che ha tutte le caratteristiche per diventare polo energetico green ospitando non solo le turbine galleggianti ma l’intera filiera di produzione, compresa la costruzione e l’assemblaggio delle pale eoliche, che può rappresentare un’importante occasione di sviluppo e specializzazione. O come il porto industriale di Taranto in cui è stata realizzata la prima centrale del vento offshore, perfettamente integrata nel contesto portuale. Compromettere nuove aree marine di grande pregio paesaggistico e turistico con l’installazione di mega impianti è un delitto al quale ci opponiamo insieme all’intero territorio, contrario al progetto di Odra Energia perché sarebbe uno sfregio irreversibile alla bellezza da combattere con determinazione, perché è il nostro patrimonio più grande e non possiamo rischiare di perderlo. Per questo organizzeremo nuove azioni di protesta e di interlocuzione istituzionale a difesa del paesaggio e del territorio che ci appartengono”./comunicato
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