CS_JOINTLY_Voglia di migliorarsi e attenzione alla qualità del lavoro, oltre che allo stipendio. Cosa chiedono i ragazzi alla soglia del diploma superiore e come il welfare aziendale può aiutarli.

Buon pomeriggio

Che aspettative hanno i ragazzi sul loro futuro professionale e qual è il ruolo che il welfare aziendale può avere per sostenerli?

Sono queste alcuni dei temi del sondaggio al quale hanno risposto i ragazzi che hanno partecipato al programma Professione Genitori che Jointly, società Bcorp di welfare aziendale e corporate wellbeing, dedica a genitori e figli per supportare le famiglie nella scelta del proprio futuro.

Di seguito e in allegato il comunicato stampa.

Per qualsiasi informazione sono a disposizione,

grazie come sempre fin d’ora,

un caro saluto

 

Fausta Tagliarini

 

Fausta Tagliarini

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COMUNICATO STAMPA

 

Voglia di migliorarsi e attenzione alla qualità del lavoro, oltre che allo stipendio

Cosa chiedono i ragazzi alla soglia del diploma superiore e come il welfare aziendale può aiutarli a pianificare il proprio futuro

 

 

Da un sondaggio condotto da Jointly su 528 ragazzi di 17-18 anni emerge che:

 

  • Uno su due (50%) vuole sentirsi coinvolto nel costruire il futuro dell’azienda per la quale lavorerà
  • Quasi la metà (48,4%) ricerca un corretto rapporto fra tempo trascorso al lavoro e tempo per la propria vita privata, oltre allo stipendio
  • Il 45% vorrebbe usufruire di formazione per migliorarsi sempre di più e mettersi in gioco sul lavoro

 

 

Jointly, la prima società Bcorp di welfare aziendale all’interno del programma Professione Genitori – che supporta i collaboratori con figli a gestire al meglio il proprio impegno in famiglia – tra novembre 2022 e gennaio 2023 ha condotto un sondaggio con 518 ragazzi di età tra i di 17 e i 18 anni, studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori, provenienti da tutta Italia.

 

Dal sondaggio emerge che per quasi la metà di loro (48%) nel lavoro è importante trovare un corretto rapporto fra tempo trascorso al lavoro e tempo per la propria vita privata e il proprio benessere. Certo, lo stipendio resta importante (64%) ma è altrettanto importante trovare un purpose ossia uno scopo ne lavoro ed essere coinvolto attivamente nel costruire il futuro dell’azienda per la quale lavoreranno (50%).

Idee chiare quindi? A livello teorico sì, ma sentono forte il bisogno di continuare a formarsi (45%) per migliorarsi, anche perché la maggioranza al momento prova emozioni negative pensando al proprio futuro (67%), timori dovuti alla paura di fare la scelta sbagliata (76%) e di deludere le proprie aspettative o quelle dei genitori (17%).

 

Dal sondaggio emerge come i giovani di oggi abbiano più che mai la necessità di essere aiutati nelle scelte sul proprio futuro, soprattutto quando si parla di vita professionale. – ha dichiarato Francesca Rizzi (CEO e Cofounder Jointly) – I ragazzi sono consapevoli che il mondo del lavoro odierno richiede più competenze e formazione rispetto quello dei genitori e sono pronti a mettersi in gioco, ma non sanno come farlo. E’ qui che il welfare aziendale può avere un ruolo strategico, offrendo alle aziende un supporto per i propri collaboratori che sono alle prese con il ruolo genitoriale, accompagnandoli per esempio nella scelta degli studi o nell’utilizzo del digitale”.

 

Jointly dal 2015 ha sviluppato un programma di welfare aziendale dedicato a genitori e figli che ha coinvolto nel tempo 56 aziende e realizzato oltre 350mila ore di formazione attraverso quattro diversi moduli interattivi per supportare le famiglie nella scelta del proprio futuro dopo le medie (Push to Open Junior) o dopo il diploma (Push to Open Diplomandi), per prepararli alle sfide della genitorialità (SOS Genitori) e all’educazione digitale (Genitori Digitali).

 

Il programma ha un impatto significativo sulle famiglie ma anche sulla produttività e l’engagement dei genitori e sulla comunità nel suo insieme, come illustra l’analisi annuale di impatto realizzato in collaborazione con la società BDO.

 

Tra le 3953 famiglie (genitori e figli) di 22 grandi aziende che nel 2022 hanno partecipato al programma, infatti, il 74% dei genitori dichiara di aver ridotto ansie o preoccupazioni legate alla scelta dei figli, mentre per oltre il 90% dei ragazzi è aumentata l’autostima e la consapevolezza di sé stesso e delle proprie capacità. Inoltre, l’86% dei diplomandi che ha beneficiato di un programma di formazione tramite welfare dichiara di aver ben sviluppato le “soft skills” (problem solving, lavoro in team, …), il 96% dei ragazzi afferma come la partecipazione al programma abbia contribuito alla decisione di quale strada intraprendere dopo la scuola superiore. Per quanto riguarda l’impatto del programma sull’engagement dei genitori in azienda, il 91% ha migliorato la percezione di lavorare in un’azienda distintiva mentre l’84% ha aumentato il senso di identificazione con la propria organizzazione e, questo, si traduce per un’azienda in maggiore produttività”.

 

Ma cosa pensano i giovani del proprio futuro professionale?

 

Il 37% del campione pensa che la crisi degli ultimi anni abbia ridotto le assunzioni e i giovani, anche se in possesso delle giuste competenze, non riescono per questo a trovare lavoro. Il 15% ritiene che vi sia invece un gap tra formazione universitaria e mondo professionale, tanto che molti laureati non troverebbero lavoro proprio per la mancanza delle competenze più adatte.

Per quel che riguarda invece le aspettative sul futuro, sono molte le incertezze che preoccupano i giovani: il 76% teme di compiere una scelta sbagliata, mentre il 17% ha paura di deludere le proprie aspettative o quelle dei genitori.

 

In generale, il 67% prova emozioni negative pensando al proprio futuro, mentre solo il 33% prova emozioni positive o ambivalenti.

L’influenza degli altri sembra essere un fattore determinante in questo clima di insicurezza: l’80% dichiara di essersi sentito dire di non essere abbastanza bravo in qualcosa; il 70% dichiara di essersi lasciato influenzare negativamente (chi solo qualche volta e chi invece diverse volte). Solo il 18% difficilmente si lascia influenzare dagli altri, positivamente o negativamente, mentre l’11% si è lasciato influenzare ma in modo positivo.

 

 

 

 

 

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