COMUNICATI POST CONFERENZA STAMPA XXVII CONGRESSO CIPOMO – LA SPEZIA

Gentili amici e colleghi,

 

nel ringraziarvi per la vostra partecipazione alla conferenza stampa online di questa mattina che ha aperto il XXVII Congresso Nazionale del CIPOMO, vi allego 3  comunicati stampa per i vostri approfondimenti:  

 

1-Comunicato di apertura – embargo 18 maggio ore 11

2-Comunicato Survey DM 77 – embargo 19 maggio ore 9

3-Comunicato Survey Pazienti oncologici – embargo 20 maggio ore 9

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA N. 1

 

 

 

XXVII CONGRESSO NAZIONALE CIPOMO,

COLLEGIO ITALIANO PRIMARI ONCOLOGI MEDICI OSPEDALIERI

LA SPEZIA 18-20 MAGGIO

 

I PRIMARI ONCOLOGI OSPEDALIERI RIUNITI A LA SPEZIA DELINEANO L’ONCOLOGIA DEL FUTURO

 

EMBARGO GIOVEDI 18 MAGGIO ORE 11

La Spezia, 18 maggio 2023. Questo Congresso vuole essere un momento di raccordo tra i traguardi raggiunti fino ad oggi e le nuove sfide che dobbiamo porci per il futuro per il benessere dei nostri pazienti. L’evoluzione dell’oncologia, grazie ai progressi della ricerca, della diagnostica e delle terapie, ha fatto aumentare in modo esponenziale il numero di pazienti guariti o con malattia cronicizzata che oggi hanno bisogno di assistenza che, a seconda delle diverse fasi della malattia, si differenzi nei tempi, nei modi e nei luoghi di cura”.

Così Carlo Aschele, Monica Giordano e Luigi Cavanna, Presidenti del XXVII Congresso Nazionale CIPOMO, il Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri, dal titolo “L’Oncologia tra i successi di oggi e i traguardi di domani” che si inaugura oggi a La Spezia. Carlo Aschele è anche Direttore Dipartimento Oncologico ASL 5 Liguria (La Spezia) e Consigliere Nazionale CIPOMO, Monica Giordano è Direttore SC Oncologia Ospedale Sant’Anna (Como) e Segretario Nazionale Cipomo, Luigi Cavanna è l’attuale Presidente CIPOMO.

L’appuntamento testimonia inoltre ancora una volta l’impegno degli oncologi perché aumenti la qualità dell’assistenza a 360 gradi: “I nuovi farmaci continuano a dare sempre maggiori opportunità di cura. Ma la complessità dei trattamenti – specifica Aschele – richiede competenze specialistiche e iper-specialistiche sempre più raffinate, gestione rapida dei possibili effetti collaterali, anche con posti di degenza dedicati, capacità decisionali e tempismo. Inoltre, l’aumento dei tassi di cronicizzazione e guarigione moltiplica il numero dei controlli da eseguire e rende difficile concentrare tutte le attività all’interno degli ospedali. Oggi è quindi fondamentale che i professionisti siano preparati anche sul piano organizzativo, umano e relazionale”.

Il rapporto medico-paziente, la valorizzazione della fragilità e l’umanizzazione delle cure saranno infatti al centro del Congresso perché “distanza” e “lacune comunicative” scoraggiano pazienti e caregivers: “L’assenza di empatia provoca disorientamento e spesso mancanza di aderenza alle terapie con successivo aggravamento delle condizioni del paziente e compromette potenzialmente anche le possibilità di trattamento” commenta Monica Giordano.

Alla grande soddisfazione per i progressi medico-scientifici che garantiscono ai pazienti un aumento dell’aspettativa e della qualità di vita si affianca l’esigenza di rimodulare l’organizzazione dell’offerta sanitaria oncologica tra i vari setting assistenziali oggi disponibili: “Nel continuum del percorso oncologico, segnato da una alternanza di fasi di ‘acuzie’ e di ‘stabilità’ (cronicità) – sottolinea Luigi Cavanna, Presidente CIPOMO – è necessario coniugare attività iper specialistiche in ambito ospedaliero con attività a minore intensità assistenziale offerte sul territorio in prossimità del domicilio del paziente, inquadrate in una programmazione terapeutica senza soluzione di continuità con l’ospedale. Per questo ci stiamo adoperando per favorire non solo l’integrazione tra ospedale e territorio ma anche la cooperazione con IRCCS, Università e associazioni dei pazienti, per sostenere la ricerca clinica diffusa nei territori ove si curano i malati e per rispondere al meglio ai loro bisogni. Una delle sessioni del Congresso infatti è dedicata al primo incontro con i rappresentanti della FAVO”.

 

Sul piano clinico, sono numerosissime le novità: Fondamentalmente i trattamenti diventano sempre più smart – spiega il Presidente Aschele – per questo abbiamo voluto dedicare a questo tema una sessione ad hoc. Per esempio, le chemioterapie precauzionali che permettono, in molti pazienti, di ridurre le ricadute dopo l’asportazione chirurgica di un tumore – ma con il grosso limite di essere applicate empiricamente solo sulla base di un calcolo statistico del rischio di recidiva –  potrebbero essere indirizzate in modo mirato ai pazienti che hanno residui microscopici di malattia dopo l’intervento chirurgico, sfruttando tecniche che consentono oggi di misurare il DNA tumorale circolante con un esame del sangue (biopsia liquida) come ‘spia’ della effettiva presenza di malattia residua. Questo non solo eviterebbe possibili effetti collaterali su pazienti completamente guariti (anche a livello molecolare) già con il solo intervento chirurgico, ma potrebbe potenzialmente aumentare l’efficacia delle terapie stesse. Anche la scelta della terapia per i pazienti metastatici – aggiunge – non dipende più solo dai risultati istologici ma anche e soprattutto dalla carta di identità molecolare del tumore, con conseguenti eclatanti miglioramenti in fatto di efficacia e di riduzione della tossicità”.

 

I nuovi farmaci, nell’ultimo anno, hanno rivoluzionato il trattamento delle neoplasie gastrointestinali, del polmone, rene, prostata, del distretto testa-collo e quelle femminili, dal tumore alla mammella a quello di endometrio, cervice uterina e ovario, come conferma Monica Giordano: “Grazie ai progressi della ricerca, sono stati ottenuti risultati straordinari in tutte le principali neoplasie solide: ad esempio, nei tumori con un difetto genetico dei meccanismi di riparazione del DNA, con un trattamento immunoterapico di pochi mesi si può ottenere una completa regressione di tumori altrimenti incurabili o curabili solo con interventi chirurgici demolitivi, abbinati a radio e chemioterapia. Ciò rende necessario che tutti i pazienti sul territorio nazionale abbiano pari opportunità di accesso a diagnostiche innovative anche di tipo molecolare  – che aprono le porte a questi trattamenti – e che gli oncologi abbiano le competenze, la sensibilità e la motivazione per implementarle”.

 

Le nuove opportunità di cura rendono infine ancora più importanti la tempestività della diagnosi e dell’accesso a percorsi di presa in carico multidisciplinare su tutto il territorio nazionale, anche per pazienti con malattia avanzata, per non perdere le chances di trarre beneficio dai trattamenti oggi disponibiliconclude Carlo Aschele.

 

 

 

COMUNICATO STAMPA N. 2

 

XXVII CONGRESSO NAZIONALE CIPOMO

LA SPEZIA 18-20 MAGGIO 2023

 

LA PRIMA INDAGINE SUL PERCEPITO DEI PAZIENTI ONCOLOGICI DOPO L’APPROVAZIONE DEL DM 77 DI RIFORMA DELLA SANITÀ TERRITORIALE

 

PER I MALATI ONCOLOGICI LE CURE SUL TERRITORIO POSSONO MIGLIORARE LA QUALITA’ DI VITA, MA A PATTO DI MANTENERE UNO STRETTO RAPPORTO CON L’ONCOLOGO OSPEDALIERO

 

A un anno dal via libera del Dm77 che ha aperto le porte alla deospedalizzazione per i malati cronici, il CIPOMO ha lanciato la Survey che ha evidenziato alcuni problemi di cui bisogna tener conto nell’attuazione pratica del Decreto per i pazienti oncologici.

Presentati i risultati preliminari al XXVII Congresso Nazionale CIPOMO La Spezia

 

EMBARGO VENERDI’ 19 MAGGIO ORE 9

 

La Spezia 19 maggio. La deospedalizzazione e quindi la cura sul territorio potrebbero migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici: la possibilità di essere seguiti fuori dall’ospedale viene infatti considerata dal 30,7% degli assistiti come un’opportunità per sentirsi più liberi e a proprio agio e per qualcuno anche di sentirsi meno malato (per il 10,8%). Tuttavia, circa il 30% la percepisce con timore e pensa che potrebbe “non essere curato al meglio”, quasi il 13% teme di non poter più essere visitato in ospedale mentre il 5,27% ha paura di essere abbandonato.

E così, per effettuare le visite di controllo dopo le terapie, il 59,67% dei pazienti oncologici vorrebbe essere seguito in ospedale dall’oncologo, il 5,47% dal medico di famiglia, il 35,4% da entrambi e solo il 9,45% da un possibile oncologo del territorio.

 

È questa la fotografia scattata da una Survey condotta dal CIPOMO, il Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri su 1.443 pazienti oncologici di tutte le regioni italiane, i cui dati preliminari sono stati presentati in anteprima al XXVII Congresso Nazionale “L’Oncologia tra i successi di oggi e i traguardi di domani” organizzato a La Spezia dal 18 al 20 maggio, presieduto da Carlo Aschele, Direttore Dipartimento Oncologico ASL 5 Liguria (La Spezia) e Consigliere Nazionale CIPOMO, Monica Giordano, Direttore SC Oncologia Ospedale Sant’Anna (Como) e Segretario Nazionale Cipomo, e Luigi Cavanna, Presidente CIPOMO. Obiettivo dell’indagine è stato quello indagare il gradimento dei pazienti oncologici sul DM77 che riforma la sanità territoriale.

 

“Il Decreto Ministeriale 77, con fondi del Pnrr, ha aperto le porte alla deospedalizzazione per i malati cronici e ha definito le strutture territoriali dove verranno erogate una serie di prestazioni che saranno gestite da medici di base e/o personale infermieristico – spiega Sandro Barni, già Direttore di oncologia all’Asst BG Ovest Ospedale di Treviglio e primo autore della ricerca – per quanto riguarda l’oncologia, non sono ancora state stabilite le tipologie di prestazioni e le modalità di coinvolgimento dell’oncologo. Soprattutto nessuno ha mai chiesto cosa ne pensano i pazienti. Per questo abbiamo lanciato la Survey che ha evidenziato alcuni problemi di cui bisogna tener conto nell’attuazione pratica del DM77”.

 

L’indagine ha coinvolto 1.443 pazienti con un’età media di 64 anni (il 58% donne, il 42% maschi) ai quali sono state rivolte 11 domande relative a quali attività, con la stessa sicurezza ed efficacia, a loro parere potevano essere svolte fuori dall’ospedale e dove; da chi si vorrebbe essere seguiti; qual è la sensazione di essere seguiti vicino  casa; qual è il disagio maggiore quando si va in terapia; qual è il tempo massimo o la distanza tollerabile per la terapia e se la telemedicina o la posta elettronica favoriscano il passaggio all’assistenza territoriale.

 

Dalle risposte dei pazienti è emerso che le cure sul territorio posso apportare dei benefici, ma a condizione di poter mantenere uno stretto rapporto con l’oncologo ospedaliero e con la collaborazione del Medico di medicina generale. A parità di sicurezza ed efficacia delle cure, il 19,1% pensa che accetterebbe di effettuare fuori dall’ospedale la chemioterapia orale, il 26,68% il follow-up (FU), il 19,15% alcune terapie parenterali, il 32,16% gli esami di base. Il 21,83% preferisce il domicilio, il 36,31% una struttura sanitaria vicina a casa, il 37,54% l’ospedale.

 

Per quanto riguarda l’utilizzo di nuovi strumenti tecnici, come la telemedicina e la posta elettronica, per favorire la deospedalizzazione, il 44,15% li vede di buon occhio, ma c’è anche chi diffida (circa il 16%) e il 30,7% non sa rispondere.

 

La Survey ha anche indagato su quali siano le criticità legate al recarsi in ospedale per le terapie: il 41% punta il dito sui tempi di attesa, 20,4% sulla mancanza di parcheggio, il 17% sulla rotazione dei medici, il 12,76% sul tempo di viaggio.  Da sottolineare inoltre che per il 39,5% dei malati oncologici la distanza non è importante, ma solo la continuità delle cure.

 

“La preferenza espressa dai pazienti per la prosecuzione delle visite di controllo con l'Oncologo in Ospedale ci ha inizialmente  sorpresi – confermano  Carlo Aschele e Michela Giordano – ma ad una lettura più attenta appare invece ben comprensibile in quanto riflette la forza delle relazioni di cura che si creano tra medico e paziente in oncologia, relazioni di particolare valore per quest’ultimo e quindi verosimilmente più strette rispetto a quanto avviene in altre malattie croniche, e che vanno assolutamente salvaguardate”.

 

“I pazienti oncologici – conclude Luigi Cavanna, Presidente CIPOMO – esprimono un certo numero di bisogni non nascondendo anche una serie di timori legati ad un’organizzazione sul territorio che va definita in maniera organica.  Crediamo che le istituzioni debbano tenere conto dei pareri esternati dai pazienti”.

 

 

 

COMUNICATO STAMPA N. 3

 

 

 

 

XXVII CONGRESSO NAZIONALE CIPOMO

LA SPEZIA 18-20 MAGGIO 2023

 

PROMOSSE LE ONCOLOGIE DEL NOSTRO PAESE:

LA QUALITÀ DELLE VISITE È APPREZZATA DAL 90% DEI PAZIENTI

MA I PAZIENTI CHIEDONO SEMPLIFICAZIONE DELLE PRATICHE PER RENDERE PIÙ AGEVOLE IL PERCORSO DI CURA E UN MAGGIOR ASCOLTO

 

Presentati al XXVII Congresso Nazionale a La Spezia i risultati di una Survey condotta nel 2022 nei reparti di oncologia in tutta Italia dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri.

 

EMBARGO 20 MAGGIO 2023

 

La Spezia 20 maggio 2023 – La fase della diagnosi è quella che viene percepita come maggiormente critica dai pazienti oncologici (per il 50%) e preoccupano anche i tempi di attesa per la somministrazione delle terapie e delle visite di controllo (in totale per il 40%). Soprattutto, i pazienti chiedono maggiore attenzione e capacità di ascolto da parte del personale, di attivare o implementare un servizio psicologico e in particolare auspicano la semplificazione delle pratiche per rendere più agevole il percorso di cura. In ogni caso, il 90% degli assistiti in cura nelle strutture oncologiche del nostro Paese giudica la qualità della visita come soddisfacente.

 

Questi i risultati di un’indagine sui bisogni dei pazienti in trattamento attivo e  in follow-up presso le oncologie presentati al XXVII Congresso Nazionale CIPOMO, il Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri riunito a La Spezia dal 18 al 20 maggio, dal titolo “L’Oncologia tra i successi di oggi e i traguardi di domani” e presieduto  Carlo Aschele, Direttore Dipartimento Oncologico ASL 5 Liguria (La Spezia) e Consigliere Nazionale CIPOMO, Monica Giordano, Direttore SC Oncologia Ospedale Sant’Anna (Como) e Segretario Nazionale Cipomo, e Luigi Cavanna, Presidente CIPOMO.

 

Obiettivo della Survey – condotta nel 2022 da CIPOMO nei reparti di oncologia di tutta Italia su 916 pazienti con un’età media di 65 anni, il 60% dei quali sono donne – è stato quello di puntare i riflettori sulle criticità vissute dalle persone durante il loro percorso di cura, misurare l’accessibilità ai servizi oncologici, l’accoglienza ospedaliera e soprattutto comprendere quali sono i desiderata dei pazienti.

 

“L’umanizzazione delle cure – spiega la Professoressa Rosa Rita Silva Direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Fabriano Ast Ancona – è e deve rimanere un costante interesse e obiettivo di chi opera in reparti sensibili ed emotivamente delicati come l’oncologia. Continui cambiamenti delle necessità, delle abitudini e delle esigenze devono sempre tenere alta l’attenzione verso l’analisi dei cambiamenti psicosociali indotti dalla malattia oncologica e dal relativo percorso terapeutico. Ecco perché con l’obiettivo di analizzare i bisogni dei pazienti che afferiscono ad un reparto di Oncologia è stata intrapresa da parte del CIPOMO una Survey condotta sul territorio nazionale”.

 

Dai dati è emerso che la fase percepita come maggiormente critica è quella della diagnosi (50.4%), mentre trattamento (22.3%) e recidiva (14.8%) mostrano una criticità limitata. Una quota limitata afferma di non avere sperimentato criticità (4.8%). Il follow-up non preoccupa invece i pazienti: appena l’1.1% lo percepisce come critico.

I tempi di attesa per accedere alle terapie e alle visite di controllo sono vissuti come momento di grande difficoltà per quasi la metà dei pazienti che riportano attese superiori a 30 minuti (21%) o a un’ora (22.7%). Ma a conti fatti la qualità della visita viene valuta come adeguata dal 90.2% dei pazienti.

 

La Survey ha poi indagato sulle difficoltà logistiche affrontate dai pazienti per raggiungere le strutture di cura: la maggioranza deve affrontare percorsi medio-lunghi (31.8% tragitti tra 10 e 30km e 19.4% oltre 30 km) anche se la durata media è inferiore a 30 minuti (69.9%). La maggioranza assoluta accede ai servizi in macchina assieme a un familiare/amico (63.5%). Ma sostanzialmente lo spostamento viene percepito come poco problematico o disagevole (78.2%).

 

“Prestare ascolto alle esigenze del paziente e dei familiari creando un rapporto empatico, regalare attenzioni che vanno al di là del dovere medico facendo comprendere al paziente che i medici ‘ci sono’ non solo per condividere le strategie terapeutiche ma anche per cercare di andare incontro alle loro esigenze pratiche è la nostra mission. Solo comprendendo quali sono le criticità possiamo cercare di ‘aggiustare il tiro’ e far nascere una benefica alleanza, indispensabile nel percorso da intraprendere” ha commentato il Professor Luigi Cavanna presidente Cipomo.

 

“La percezione di soddisfazione per la qualità delle viste oncologiche espressa dal 90% dei pazienti è sicuramente rassicurante per l’Oncologia Ospedaliera italiana e motivante per tutto il personale, ma è anche uno stimolo a crescere ancora e ci fa capire il valore della nostra attività per i pazienti – concludono Monica Giordano e Carlo Aschele – inoltre, la criticità della fase diagnostica avvertita dalla metà dei pazienti ci fa riflettere sulla necessità di ottimizzare e rendere sempre più tempestivi i percorsi di presa in carico multidisciplinare fin dalla fase diagnostica con punti di accesso identificati e supporto anche psicosociale strutturato che il CIPOMO sta sviluppando e a cui abbiamo dedicato una sessione del nostro Congresso”.

A vostra disposizione per eventuali interviste con i Presidenti, vi ringraziamo per l'attenzione che ci dedicate sempre e e vi auguriamo

Buon lavoro.

Ufficio Stampa SICS

Simonetta de Chiara Ruffo – 3343195127

simonettadechiara@gmail.com

Stefano Milani -3386658301

stampa-cipomo@sicseditore.it

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