Commento pre T. Rowe Price

Buon pomeriggio,

di seguito un commento pre-riunione della Fed di domani, a cura di Blerina Uruci, Chief U.S. Economist, T. Rowe Price.

Un caro saluto,
Diana Ferla

 

 

T. Rowe Price – Ecco perché la Fed lascerà i tassi invariati

 

A cura di Blerina Uruci, Chief U.S. Economist, T. Rowe Price

 

Alla riunione di domani, probabilmente, il FOMC annuncerà la decisione di lasciare invariati i tassi di interesse, come previsto dal mercato e come scontato da tempo. La prossima settimana il FOMC aggiornerà collettivamente le sue proiezioni sulle prospettive economiche e le aspettative sui tassi nel Summary of Economic Projections (SEP).

 

Per quanto riguarda la SEP, ci aspettiamo che le previsioni di crescita per il 2023 vengano riviste al rialzo, il tasso di disoccupazione e le previsioni di inflazione al ribasso, riflettendo principalmente i dati emersi a giugno. Crediamo che il dot plot (grafico a punti) indichi ancora un rialzo per quest’anno, anche se alcuni punti potrebbero essersi spostati più in basso, riflettendo il cambiamento di opinione di alcuni membri dovish del FOMC, secondo i quali la politica monetaria è già “abbastanza restrittiva”.

 

Le proiezioni sui tassi di interesse per il 2024 dovrebbero essere al centro dell’attenzione e potrebbero essere utilizzate come strumento di comunicazione da Powell per mandare il messaggio che i tassi resteranno in alto il più a lungo possibile. Nella mia baseline, il dot plot mostrerà ancora quattro tagli di 25pb come appropriati per il prossimo anno. Ma c’è un rischio significativo di un dot plot da falco, in base al quale il FOMC potrebbe ritenere appropriati per l’anno prossimo meno tagli, data la tenuta complessiva dell’economia e il tasso di disoccupazione ancora basso. Stando a questi due fattori, non è scontato che l’inflazione scenda al 2,0% nel medio termine, se la crescita resterà al di sopra del potenziale e del tasso di disoccupazione.

 

Un altro rischio per il SEP è che la stima del tasso d’interesse di equilibrio di lungo periodo venga rivista al rialzo. La motivazione di una tale mossa potrebbe essere rappresentata dalle recenti stime dei modelli della Fed che suggeriscono che r* potrebbe essersi spostato più in alto. Sebbene si possa discutere dei meriti e delle carenze di tali modelli, è possibile che essi influenzino il consenso del FOMC nel ritenere che l’economia si stia gradualmente muovendo verso tassi di interesse a lungo termine strutturalmente più elevati. La Fed potrebbe anche utilizzare l’aumento dei rendimenti dei Treasury a lungo termine come argomento per un rialzo strutturale dei tassi, ossia per trarre un segnale dai prezzi di mercato. Potrebbe sembrare un po’ un circolo vizioso, dato che gli operatori di mercato traggono segnali anche dalle proiezioni del FOMC sul percorso futuro dei tassi d’interesse, ma non credo sia impossibile che il FOMC giunga a questa conclusione.

 

Per quanto riguarda la riunione di novembre, ritengo che le probabilità siano ancora 50/50, anche se i prezzi di mercato si sono recentemente spostati verso una probabilità inferiore. I rischi principali per la decisione della riunione di novembre sono: un possibile shutdown del governo (già a ottobre se non viene firmata una risoluzione) e uno sciopero dell’AUW. Se questi fattori dovessero protrarsi nel tempo e provocare distorsioni nei dati a breve termine, il FOMC potrebbe decidere di non agire a novembre alla luce dell’accresciuta incertezza. Ma potrebbe comunque effettuare un rialzo a dicembre.

 

Continuiamo a ritenere che ci troviamo vicini alla fine del ciclo di inasprimento. La prossima battaglia della Fed si combatterà sul terreno del “più alti, più a lungo”. Per questo messaggio, la strategia di comunicazione più pulita consisterà nell’utilizzare i punti del 2024 e nel rimandare gradualmente i tagli man mano che i dati riveleranno che l’attività economica e il mercato del lavoro rimangono resistenti.

 

 


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