L’ADL del 21 settembre 2023

L’Avvenire dei lavoratori

21 settembre  2023 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

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IPSE DIXIT

 

Constatazione – «L’essere umano non può vivere senza una fiducia durevole in qualcosa d’indistruttibile dentro di sé, laddove sia l’indistruttibile sia la fiducia possono rimanergli durevolmente celati.» – Franz Kafka

 

Franz Kafka nel 1917

  

Importante – «Ricorda sempre che per un giovane la cosa più importante è avere degli ideali. Noi, della nostra generazione, li abbiamo avuti.» – Giuseppe Saragat

      

              

L’Avvenire dei lavoratori

 

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EDITORIALE

 

DUE o tre COSE

SULL’EUROPA

E sul nulla

 

di Andrea Ermano

 

Molte sarebbero le notizie di primo piano apparse all’orizzonte degli eventi in questi giorni su Volodymyr Zelenskyj e Vladimir Putin, su Joe Biden e Donald Trump, su Xi Jinping e Narendra Modi – oltre che naturalmente sui “nostri” leader europei, il socialdemocratico tedesco Olaf Scholz, il centrista Emmanuel Macron, la “destrorsa” Giorgia Meloni, senza dimenticare Ursula von der Leyen, attuale presidente democristiana della Commissione europea.

    Ancora grande è il pluralismo in questo nostro vecchio continente, e invero stupisce che il “sol dell’avvenire” non sia ancora completamente tramontato. I socialisti però, senza tanti peli sulla lingua, rappresentano ormai apertamente il nemico da battere. Nemico dichiarato per Matteo Salvini, ex bullo di lotta e di governo, con tanto di bulla televisiva del gran sacerdote Bruno Vespa: «L’unico modo per cambiare l’Europa è mandare a casa i socialisti», ha detto: «Abbiamo la prima occasione, da quando esiste l’Europa, di fare un governo senza i socialisti». Fin qui il tubo catodico vespasiano.

    Il capo della Lega è il nuovo che non finisce mai. E avanza. Che non si butta mai. E avanza. Ed ecco allora il suo nuovo programma elettorale da leader ex lumbard, talmente antisocialista e neo-nazionalista, che persino Bossi e Borghezio (non invitati alla festa della Lega), ma anche Castelli, avvertono quel minimo di nausea. Ma la Lega se ne frega dei suoi capi storici, tira dritto nella guerra dichiarata al PSE e si allinea, con grandi sbandieramenti sul pratone di Pontida, all’estrema destra lepeniana in assetto di battaglia…

    Insomma, tra pennacchi e pernacchi, la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo è iniziata. A questo punto nessuno può tirarsi indietro, nemmeno Ursula von der Leyen, che punta alla riconferma, ed è volata a Lampedusa rubando di fatto la scena a Giorgia “Faccina” Meloni: «Chi entra in Europa lo decidiamo noi», ha scandito la presidente della Commissione Europea in faccia alla Presidente del Consiglio italiana.

    Un concetto che i nostri commentatori si sono subito affrettati a definire “molto meloniano”. Ma, cari buontemponi dei giornaloni, davvero voi non vedete che Giorgia “Faccina” Meloni non poteva mica dire quella stessa cosa lì. Solo l’Europa unita sarebbe in grado di darne garanzia, sempre che un Europa basti di fronte a questo esodo biblico.

    Quindi, “Faccina” arrabbiatissima con Bruxelles in campagna elettorale, ma ora “Faccina” trepidante in attesa delle coperture politico-finanziarie senza cui non si sa più come fare… Colpisce, di contro, per indipendenza di giudizio il severocommento di Rosy Bindi: «Gravissimo che si sia prestata a fare campagna elettorale su un tema così drammatico». Vergin di servo encomio / E di codardo oltraggio, diceva il Manzoni.

    Dopodiché, sia lecito dubitare che esista un “noi” dotato di poteri tali da fermare le grandi migrazioni a venire. Meglio sarebbe concentrarsi non sull’essere o non essere, ma sul come. Come riuscire a governarle? That’s the question. Ma che ci vuoi fare, è la campagna elettorale… E resta ancora da vedere che cosa vuol dire qui esattamente la parola “noi”. Perché per adesso “Unione Europea” significa ancora quell’alleanza di socialisti, popolari, ecologisti e liberaldemocratici che, l’Europa, l’hanno sognata, voluta, costruita e governata fin qui.

 

 

Vedremo, a giugno prossimo, se le pulsioni anti-europeiste, nazionaliste e dichiaratamente anti-socialiste prevarranno o non subiranno una risacca. Certo, potrebbero vincere, perché i pochi e pochissimi si ricordano ancora del Nulla a cui i vari nazionalismi condussero il nostro continente durante il “secolo breve”.

    Ma giunti sin qui dobbiamo parlare oggi anche di un altro Nulla, che appartiene ai temi di un grande pensatore italiano, due volte europarlamentare, scomparso martedì sera nella sua Torino a 87 anni. A dare la notizia della morte è stato il compagno del filosofo, Simone Caminada.

    Vattimo, preso in mezzo tra un suo estremismo decisamente geniale e una sua sregolatezza sempre moderata dalla gentilezza, era stato allievo di un grande maestro, Luigi Pareyson. E lui stesso ha esercitato una vasta influenza sulle giovani generazioni, ben oltre i confini del nostro Paese, appartenendo al novero degli autori italiani più tradotti al mondo.

    Oltre che maître à penser di statura internazionale (conseguì la specializzazione a Heidelberg con Löwith e Gadamer), Vattimo è stato un esponente del movimento gay italiano, ma anche un attivista politico impegnato nella vita sociale e istituzionale, nel nostro Paese e nel Parlamento di Strasburgo. Dalla sua militanza giovanile nel movimento studentesco, passò al Partito Radicale per poi approdare un suo comunismo libertario e non violento.

    Nel 1999 venne eletto all’Europarlamento nelle file dei DS entrando a far parte del PSE. Dieci anni dopo si ricandidò e fu rieletto nelle file dell’IdV aderendo al Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa.

    E però la risonanza internazionale non gli è venuta dall’attività politica, ma in quanto filosofo del “Pensiero Debole”. In questa veste Gianni Vattimo ha sviluppato un percorso di ricerca radicalmente pluralistico e quindi molto diffidente verso ogni fondamentalismo. La stessa idea di “fondamento” è stata oggetto di una distruzione che potemmo definire “allegramente nichilista”. Anche il sentimento religioso, in lui profondo e sicuramente genuino, veniva trattenuto da una continua riserva, volta a frenare i “grandi gesti”, i gesti perentori della cosiddetta “Verità” per lasciare spazio ad altro: altre visioni, altre teorie o tradizioni di cultura e pensiero, altre persone.

    Gianni Vattimo è stato uno dei pochi pensatori italiani che hanno saputo parlare al mondo, socraticamente, sorridendo con ironia, e dicendo però tutta una serie di cose irritanti che il mondo non aveva nessuna voglia di sentirsi dire. Ma alla fine riusciva a strapparti ugualmente un sorriso. Straordinario spirito di finezza.

    Apparteneva alla vasta schiera degli allievi di Luigi Pareyson. Tra questi ricordo qui soltanto Umberto Eco, Sergio Givone, Giuseppe Riconda, Diego Marconi, Aldo Magris. Né potrei non citare un grande, paterno amico come Mario Perniola, terzo tra cotanto senno.

    Ma la lista sarebbe ben più lunga e si fatica a pensare l’Italia della cultura filosofica nel secondo dopoguerra senza l’apporto di questa scuola pareysoniana, davvero grande. Di essa l’ermeneutica tagliente ma anche sorridente di Gianni Vattimo rappresenta una fioritura indimenticabile.

 

Gianni Vattimo nel 1999 al Gay Pride di Como

© Giovanni Dall’Orto

         

   

Politica

 

LA PARTITA

DELL’INTELLIGENZA

ARTIFICIALE

 

La nostra vita digitale non conosce alcuna tregua: sempre più attività della vita quotidiana sono legate alla pervasività delle piattaforme, alle tecnologie digitali ritenute quasi “taken for granted” scontate.

 

di Loredana Nuzzolese

 

L’intelligenza artificiale ovvero l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività è presente nella odierna società ed economia sotto varie forme. Si pensi, ad esempio, ai software come assistenti virtuali, agli strumenti di analisi di immagini, ai motori di ricerca che apprendono da grandi serie di dati, forniti dagli utenti, per offrire i risultati di ricerca, ai sistemi di riconoscimento facciale e vocale, a quelli per analizzare grandi quantità di dati medici e individuare relazioni e modelli per migliorare le diagnosi e la prevenzione o ai robot impiegati nella filiera agro alimentare o ad uso industriale.

    Il tema dell’intelligenza artificiale e dei suoi sviluppi, fra opportunità e rischi, è sempre più al centro del dibattito nazionale e europeo. La progettazione e l’implementazione delle tecnologie della connessione e l’utilizzo dei dati infatti influenzano la società, la produzione di beni e servizi, la crescita economica del Paese e la sua egemonia, l’ecosistema della informazione e il dibattito pubblico. Riguardo quest’ultimo aspetto, le logiche degli algoritmi sono in grado di creare camere dell’eco o bolle informative ovvero dei meccanismi online di polarizzazione dell’informazione che possono contribuire alla proliferazione delle fake news o comunque di varie forme di distorsione dell’informazione, capaci di alterare potenzialmente i processi democratici.

    Lo scorso 14 giugno il Parlamento europeo ha approvato l’“AI Act” ­ossia un regolamento che determina regole uniformi di accesso al mercato europeo dei sistemi di intelligenza artificiale. Si tratta del primo tentativo di regolamentazione del settore – nessuno Stato, finanche oltreoceano, ha ancora adottato una normativa in merito – che tuttavia potrebbe scontrarsi con la velocità e la liquidità della tecnologia, con l’avanzare di una realtà in continuo movimento.

    L’obbiettivo del quadro normativo, attualmente nelle fase di negoziazione interistituzionale – si ipotizza la sua adozione prima delle elezioni europee del 2024 – , è diminuire i rischi per la sicurezza e per i diritti fondamentali dei cittadini e delle impese, con un approccio imperniato su una “piramide di rischio” ascendente classificata su tre categorie: rischio basso, alto rischio, rischio inaccettabile. Fra i sistemi ad alto rischio sono stati individuati dal Parlamento europeo quelli che potrebbero influenzare gli elettori durante le campagne elettorali nonché l’esito delle stesse.

    In Italia l’intelligenza artificiale è in parte sbarcata anche nel mondo istituzionale. In Consiglio Comunale di Reggio Emilia, il capogruppo di +Europa, Giacomo Benassi, ha presentato il mese scorso una mozione, approvata, interamente generata dall’intelligenza artificiale. Nel testo della mozione si invita a promuovere l’introduzione dell’IA come strumento a supporto delle pubbliche amministrazioni, al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei servizi pubblici offerti ai cittadini. Diverse amministrazioni si servono dell’intelligenza artificiale per analizzare dati demografici, di traffico, di sicurezza pubblica e altri dati urbani utili a prendere decisioni informate sulla pianificazione urbana.

    Per la prima volta l’intelligenza artificiale è arrivata anche a Palazzo Madama. A maggio, il Senatore bolognese di Azione, Marco Lombardo, è intervenuto in aula sul disegno di legge di ratifica degli accordi Italia-Svizzera che riguarda i lavoratori frontalieri, con un testo interamente redatto dall’intelligenza artificiale. Un discorso ineccepibile con un solo errore nel passaggio sul tema del telelavoro, mantenuto volontariamente dall’onorevole. L’intento di tale provocazione è stato quello di tenere vivo il dibattito sulle implicazioni etiche, economiche e giuridiche dell’utilizzo dell’IA, su come e su quale modello sociale organizzare il suo sviluppo.

    Intanto il Comitato di Vigilanza sull’attività di documentazione della Camera, ha avviato una serie di audizioni con lo scopo di comprendere le potenzialità e l’avanzamento dell’intelligenza artificiale e dei suoi algoritmi. Lo scopo è anche quello di studiare una possibile applicazione dell’intelligenza artificiale all’interno della documentazione parlamentare, a supporto dell’attività del Parlamento.

 

Da La Rivoluzione Democratica

      

     

economia

 

L’India e la de-dollarizzazione 

 

Il lento processo di de-dollarizzazione del commercio mondiale continua e va molto oltre i lavori del Brics. L’ultimo step è stato la decisione di India e degli Emirati Arabi Uniti (Eau) di regolare il commercio bilaterale in valute locali.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all’economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

L’Indian Oil Corp, la principale raffineria di greggio del paese, ha acquistato 1 milione di barili di petrolio dalla Abu Dhabi National Oil Company e ha effettuato il pagamento in rupie e non in dollari USA. 

Nel 2022 il commercio tra India e Emirati Arabi Uniti è stato pari  a circa 84 miliardi di dollari con un aumento del 68% rispetto all’anno prima.

    In precedenza i due paesi avevano sottoscritto un Memorandum d’intesa che include appunto una disposizione per regolare il commercio bilaterale in monete locali. La decisione mira a ridurre la dipendenza dal dollaro, tagliare i costi di transazione e favorire i pagamenti in tempo reale per il commercio transfrontaliero.

    È un fatto importante nei mercati energetici globali e nella finanza internazionale perché ancora oggi circa l’80 percento delle vendite di petrolio avviene in dollari.  Secondo la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, il dollaro rappresenta circa il 90% delle transazioni globali in valuta estera, anche se gli Usa rappresentano solo il 25% della produzione mondiale. Tuttavia, la quota in dollari nelle riserve valutarie delle varie banche centrali è scesa dal 72% del 2000 al 59% di oggi.

    Perciò il frequente uso del dollaro come “arma” rischia di ritorcersi contro. Secondo esperti indiani le sanzioni americane sono state in gran parte inefficaci nel cambiare il comportamento dei governi di Corea del Nord, Iran e Russia. Hanno inflitto, però, un notevole danno economico.

    Non è la prima volta che Nuova Delhi acquista petrolio con una valuta diversa dal dollaro. A marzo, l’India, il terzo importatore mondiale di petrolio, ha acquistato energia russa in valute diverse dal dollaro, tra cui il dirham degli Emirati Arabi Uniti e il rublo russo.

    Al riguardo, siccome la Russia ha una bilancia commerciale molto favorevole con l’India, le controparti stanno esplorando le possibilità per convertire le rupie accumulate da Mosca in altre valute.

    L’anno scorso, la Reserve Bank of India (Rbi) ha proposto un modello per stilare degli accordi commerciali che prevedono l’uso di valute locali allo scopo di sostenere le esportazioni in un commercio internazionale lento.

    La Rbi afferma che l’utilizzo delle valute nazionali può migliorare le relazioni commerciali bilaterali e consentire ai paesi di allocare i saldi in eccesso alle attività locali, siano essi titoli di stato o obbligazioni societarie.

    Nel 2023 le istituzioni finanziarie di 18 paesi, tra cui Bangladesh, Israele, Nuova Zelanda, Russia e Regno Unito, sono state autorizzate dalla Reserve Bank ad aprire conti speciali per regolare i pagamenti in rupie.

    Secondo la Rbi ciò favorirebbe l’internazionalizzazione della rupia, anche grazie al fatto che l’India ha compiuto notevoli progressi in termini di convertibilità del conto capitale, d’integrazione della catena del valore globale, anche con la creazione di un hub finanziario, la Gujarat International Finance Tech (GIFT) City.

    “Sembra, quindi, evidente che mentre il dominio del dollaro rimane per ora incontrastato, esso ha iniziato a erodersi lentamente e in futuro l’ordine economico dovrà evolversi per guardare oltre la valuta USA”, ha affermato la Rbi.

    Il rapporto della banca centrale è arrivato mentre il primo ministro Narendra Modi è impegnato in una campagna per sostenere i vantaggi dell’internazionalizzazione della rupia, che implicherebbe anche la sua digitalizzazione. Il suo governo ha lanciato la Foreign Trade Policy (FTP), la nuova politica sul commercio estero per il 2023, con l’obiettivo di porsi come partner affidabile e di facilitare e aumentare i suoi commerci internazionali. Per convertire la rupia in una valuta globale accettabile per le transazioni commerciali, l’India deve raggiungere un surplus commerciale o almeno un surplus delle partite correnti.

    Mentre l’iniziativa mondiale di de-dollarizzazione ha preso piede negli ultimi due anni, gli esperti indiani concordano sul fatto che ci vorrà del tempo prima che il dollaro venga detronizzato e anche che la valuta indiana sia pienamente accettata come mezzo di scambio nel mercato globale.

    Nel frattempo, Nuova Dehli sta considerando di rivitalizzare ed espandere l’Asian Clearing Union (ACU), lanciata nel 1975 congiuntamente da Nepal, India, Sri Lanka e altri paesi asiatici per promuovere e regolare le transazioni transfrontaliere attraverso le valute locali.

       

       

da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

Il Pd nel solito tran tran

 

Perché la giovane segretaria Schlein viene attaccata

dal “fuoco amico” dei suoi detrattori interni al partito

 

di Vittorio Bonanni

 

“Stiamo dando l’immagine di un partito in cui la corsa per il potere è più importante del rispetto delle regole”. Chi parla è Pippo Civati in occasione delle primarie del Pd del novembre 2013, stravinte da Matteo Renzi contro Gianni Cuperlo e, appunto, il fondatore di Possibile.

    Civati puntò l’indice contro l’improvviso quanto sospetto aumento dei tesserati. E non possiamo dimenticare “la notte dei lunghi coltelli”, con i famosi centouno che affossarono Romano Prodi nella corsa al Quirinale – anche in questo caso per miserabili logiche di potere.

    Ora il problema dentro il Nazareno è un altro, ma in fondo in fondo il tema è sempre lo stesso: potere, potere, potere, per raggiungere il quale le maledette primarie, inventate da quel genio della politica che fu Walter Veltroni, appaiono uno strumento.

    Questa premessa per tentare di capire il perché del “fuoco amico” che sta subendo, anche nei vergognosi talk-show televisivi, Elly Schlein (vedi qui e qui), segretaria del principale partito di opposizione, divenuta tale dopo avere battuto Stefano Bonaccini nelle primarie “aperte” anche ai non iscritti – lui però aveva vinto quelle riservate agli iscritti – dello scorso febbraio. Uno smacco insopportabile per il presidente dell’Emilia-Romagna, di poco attenuato, o per niente, dalla nomina a presidente del partito. (continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

   

L’Avvenire dei lavoratori

 

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SPIGOLATURE

 

MA CHE strani

Questi umani

 

di Renzo Balmelli

 

ORTICELLO. Sono ben strani e controversi i comportamenti degli uomini e delle Nazioni al cospetto delle emergenze che affliggono l’umanità. Tra guerra e pace l’Assemblea generale dell’ONU in corso ora a New York ne è l’eloquente dimostrazione. Nella triste, amara e dolente via crucis dei migranti prevista all’ordine del giorno nessuno può proclamarsi innocente e mettersi tranquillamente la mano sul cuore. Il più delle volte i buoni propositi sbandierati a destra e a manca, finiscono con l’infrangersi contro gli interessi nazionali ed elettorali. Da un dramma all’altro, era lecito sperare che finalmente fosse in vista una soluzione globale e condivisa per alleviare il destino di coloro che la sorte ha già duramente punito. La storia – disse una volta un ministro israeliano – ci insegna che chi ha il dovere di intervenire si comporta saggiamente dopo che sono state esaurite tutte le altre alternative. Invece, ahinoi così non è. Di ritrovata saggezza ve n’è ben poca nelle ultime iniziative messe a punto per affrontare gli sbarchi in continuo aumento. Tante parole, belle parole, che come sempre verranno presto dimenticate.

 

Assemblea generale dell’ONU

 

Nel decalogo e nelle nuove misure restrittive elaborate per contenere il fenomeno migratorio, di provvedimenti inediti ve ne sono ben pochi, mentre v’è invece abbondanza di vecchi slogan privi di reale efficacia. Faremo, faremo: poi però ognuno andrà avanti a operare per proprio conto e ad erigere barriere per proteggere il proprio orticello.

 

DISTANZA. Se l’unione fa la forza, ancora non si capisce quanto conti la disunione per tenere in piede una maggioranza che mostra di fare acqua da tutte le parti. Nelle versioni di Giorgia e Matteo andate in scena contemporaneamente tra Lampedusa e il sacro prato di Pontida con uno sfoggio mediatico da show business, l’interrogativo si è posto senza mezzi termini. Sullo sfondo della crisi legata ai flussi migratori, i due protagonisti, che palesemente mal si sopportano, parlavano lingue diverse: sempre di destra-destra, certo, ma declinate in modo da rendere più che palpabile la distanza tra loro due. Ci si chiede quindi perché stiano assieme. Per una ragione molto semplice. Come scrive Repubblica, “non c’è dubbio sul fatto che ormai l’unico vero collante tra i tre principali partiti è il potere”. E non meno impellente a questo punto è un’altra questione che non può essere trascurata a lungo. Se l’è posta in questi giorni Aldo Grasso sul Corriere della Sera domandandosi se sia possibile governare un Paese “sempre in modalità di campagna elettorale”, fondata sugli slogan. Implicita e ovvia la risposta. Con questa ricetta, pur non avendo una visione condivisa – dato e non ammesso che ne abbiano mai avuta una – l’attuale maggioranza seduta a Palazzo Chigi conta di durare almeno cinque anni, addirittura dieci. Ohibò. La qualcosa considerata la durata media dei precedenti governi sembra, per dirla alla Mark Twain, una notizia grossolanamente esagerata.

 

APPRODO. Nel travaglio provocato all’umanità della stupida guerra dichiarata dalla Russia all’Ucraina, sale più che mai il bisogno di un approdo sicuro per tornare a respirare aria buona. Nel clima particolare, unico nel suo genere, che si avvertiva a Zurigo prima che il Coopi chiudesse i battenti, era bello e stimolante sedersi a tavola per discutere e riflettere sui temi di attualità che occupano il cuore e la mente. Se il locale non è più al solito indirizzo, ciò non significa tuttavia che lo storico ritrovo della sinistra e dell’emigrazione italiana abbia ammainato bandiera. Non lo ha fatto nei precedenti 120 anni, né mai lo farà. A ricordarcene l’importanza e il profondo significato concorre in modo esemplare il curatissimo saggio a cura di Jonas Heller, giovane ricercatore della facoltà di architettura presso il Politecnico federale, fresco di pubblicazione. Nel suo lavoro, l’autore propone un appassionato, documentatissimo affresco del Coopi quale aggregatore di ideali passato attraverso le temperie della dittatura e le lunghe lotte tese a creare una società migliore, degna di essere vissuta.

 

Zurigo, 14/12/2019 – Lara Robbiani Tognina presenta

al Coopi la nuova edizione bilingue di “Cìnkali”, testo

del padre, Dario Robbiani, sull’emigrazione italiana

 

Attraverso la lettura si rivive la cronistoria di un’istituzione e dei suoi contenuti valoriali, culturali, politici e sociali che compongono un’eredità arrivata intatta fino ai nostri giorni. L’eredità di una “idea che non muore”, da consegnare alle nuove generazioni e di cui avere la massima cura quale insostituibile punto di riferimento per un futuro ancora tutto da disegnare. A Jonas Heller va il merito di ricordarlo caso mai qualcuno avesse la memoria corta.

 

    

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

Automotive e transizione

quale futuro?

 

Incontro a Potenza sui grandi cambiamenti industriali e ambientali: le opinioni dei segretari generali Fiom (Michele De Palma) e Filctem Cgil (Marco Falcinelli)

 

di Ivana Marrone 

 

“Automotive e transizione ecologica”: questo il tema dell’incontro che si è tenuto sabato 9 settembre a Potenza, nell’ambito della decima edizione delle “Giornate del lavoro” della Cgil Basilicata. All’appuntamento, in piazza Don Bosco, hanno partecipato il segretario generale Cgil Maurizio Landini, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Aldolfo Urso, il segretario generale Cgil Basilicata Fernando Mega, il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, il segretario generale Filctem Cgil Marco Falcinelli, il direttore scientifico del Centre for automotive and mobility innovation (Cami) Francesco Zirpoli. Ha coordinato i lavori Angela Mauro, giornalista dell’Huffington Post.

    “L’innovazione e la transizione dell’automotive sono possibili soltanto se si tiene conto del diritto, del salario e delle condizioni di lavoro dei lavoratori”, ha detto il leader Fiom Cgil De Palma: “Nel prossimo futuro sarà necessario avere auto ecologiche, ma occorrerà anche avere la possibilità che quelle auto le possano guidare i lavoratori che le producono, perché oggi Il rischio è che quelle auto siano prodotte soltanto per chi è ricco nel nostro Paese”.

     “La transizione energetica e ambientale è uno dei temi fondamentali che affronteremo nei prossimi anni”, ha aggiunto il leader Filctem Cgil Marco Falcinelli: “I grandi processi di trasformazione che stanno interessando il mondo impongono un cambiamento, che dovrà andare nella direzione di un modello di sviluppo diverso e di un nuovo modello industriale”.

       

                    

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Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

NUOVA STRATEGIA…

 

Dopo una giornata relativamente tranquilla, con un numero di arrivi abbastanza contenuto, il caos è tornato a Lampedusa, quando in meno di un’ora si sono succeduti tredici sbarchi con centinaia di migranti. Molti sono stati trasbordati dai barchini alle motovedette della guardia di finanza, una carretta stracolma di profughi è stata trainata e almeno un’altra è riuscita ad arrivare da sola.

 

La nuova strategia del Governo per fonte agli arrivi senza sosta ora si chiama Cpr: Centri di permanenza per i rimpatri. I Cpr saranno almeno uno per regione (12 quelle sprovviste) e saranno considerati di interesse nazionale per la sicurezza, selezionati tra le caserme dismesse in località scarsamente popolate, Si tratta di una sorta di detenzione che può durare fino a 18 mesi.

    “Non siamo disponibili a nulla se parliamo di parole al vento. Io sono abituato a discutere di cosa si vuol fare”, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini a Radio24 rispondendo a una domanda sulla disponibilità della Regione a ospitare un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti. “Questo è il Governo che parla di autonomia – sottolinea – e che sta invece centralizzando tutte le decisioni a Roma senza confronto con gli enti locali”. Quelle sui Cpr “al momento sono parole al vento. Per me di Cpr non se ne parla assolutamente”. Secondo il governatore, in tema migranti “il governo ha pienamente fallito la gestione degli arrivi e loro redistribuzione”, e anche “molti sindaci di centrodestra stanno dicendo che così non può funzionare.

    Intanto il Parlamento europeo in protesta con il Consiglio che ancora non raggiunge un accordo sulla proposta di regolamento sulla crisi, ha deciso di sospendere i negoziati interistituzionali su Eurodac e sul regolamento sullo screening. La decisione arriva dopo che i membri del gruppo di contatto sull’asilo del Parlamento europeo hanno incontrato i rappresentanti della presidenza spagnola e delle quattro presidenze che hanno firmato la roadmap congiunta 2022 per valutare i progressi compiuti sulla riforma dell’Ue in materia di migrazione e asilo.

     “Mentre i negoziati sulla maggior parte delle proposte legislative del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo avanzano a ritmo sostenuto, abbiamo appreso con rammarico che gli sforzi della presidenza per raggiungere un mandato negoziale del Consiglio sul regolamento sulla crisi sono in fase di stallo”, ha spiegato la presidente del gruppo di contatto sull’asilo, spiega l’eurodeputata di S&d, Elena Yoncheva.

     “Il Parlamento ha più volte sottolineato il suo impegno verso una riforma globale della politica di asilo e migrazione dell’Unione europea. Tuttavia, ciò è possibile solo se vengono affrontati tutti gli aspetti di questa riforma, anche per quanto riguarda la solidarietà e l’equa condivisione di responsabilità tra gli Stati membri dell’Ue. È su questa base che il Parlamento ha adottato con una forte maggioranza i suoi mandati negoziali sulle proposte legislative del Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo nell’aprile 2023”, aggiunge.

       

        

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

oggi 22 Settembre Presentazione

Esce il Quaderno del Circolo Rosselli – 3/2023 

 

ore 18.00, Sala Ketty La Rocca

Piazza delle Murate, Firenze

 

Presentazione del Quaderno del Circolo Rosselli n.3/2023

 

L’Italia nell’Unione europea

(Pacini ed. Pisa)

 

Riscrivere il ruolo italiano nell’Unione Europea

tra politica, economia e lavoro

 

Interventi di:

Simona Bonafé, deputata, ex parlamentare europea

Andrea Puccetti, curatore del volume su L’Italia nell’ Unione Europea

Giulio Saputo, segretario generale aggiunto del Movimento Europeo in Italia

Valdo Spini, direttore dei Quaderni del Circolo Rosselli e presidente del CRIC

 

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Su Radio Radicale

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Stati Generali del Socialismo

Evento registrato a Roma domenica 22 e 23 luglio 2023

 

Prima giornata (vedi) 

Sono intervenuti: Giada Fazzalari (direttore responsabile Avanti! della Domenica, Partito Socialista Italiano), Francisco Andrè (vicepresidente, Pse), Giada Fazzalari (direttore responsabile dell’Avanti! della Domenica, Partito Socialista Italiano), Carlo Buttaroni, Enzo Maraio (segretario nazionale, Partito Socialista Italiano), Elly Schlein (deputato e segretario, Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista), Nicola Fratoianni (segretario nazionale di Sinistra Italiana), Bruno Tabacci (deputato e segretario di Impegno Civico), Arturo Scotto (deputato, Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista), Battaglia Giulia, Enrico Procopio, Gabor Arangoso (vicepresidente del Partito Socialista Ungherese), Andrea Fora (presidente di Civici x L’Umbria), Veltra Muffo (presidente della Fondazione Sandro Pertini), Francesca Re (avvocato, membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica), Andrea Cuccello (segretario confederale, Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori), Claudio Signorile (presidente della Fondazione Mezzogiorno Federato), Luigi Iorio (coordinatore della Segreteria Nazionale, Partito Socialista Italiano), Lorenzo Capraro, Francesca Straticò (presidente dei Civici Europei), Simone Fanfarillo, Domenico Quaranta, Umberto Costi (segretario di Socialdemocrazia), Francesco Caldarola, Antonio D’Elia (professore), Felice Besostri (avvocato, Partito Socialista Italiano), Fiorella Fiero, Giovanna Miele (responsabile politiche di genere, Partito Socialista Italiano), Antonio Ascenzi, Gioacchino Assogna, Mario Serpillo (vice presidente della COPAGRI), Gabrieli Barisano, Simone Iocca, Eleonora Fociani (consigliere del Comune di Narni), Luca Ballatone, Marcello Crescenzi (membro della segreteria di Roma, Partito Socialista Italiano), Maurizio Mazzanti (consigliere del Comune di Budrio), Nicola Sangiorgi, Antonella Soldo (presidente di Meglio Legale), Marco Strada, Gianfranco Salvucci, Giovanna Giupponi, Luca Boccoli (coportavoce dei Giovani Europeisti Verdi (GEV)), Salvatore Mattia, Andrea Volpe (consigliere della Regione Campania, Partito Socialista Italiano), Emanuele Fago, Stefano Amoroso.

 

Al tavolo dei relatori, oltre a Maraio, l’ex europarlamentare Pia Locatelli, attuale responsabile esteri del Psi, la componente della segreteria nazionale, Gabriella D’Angelo, che ha moderato il dibattito, Gianni Padovani, Giovanni Scioli e Luigi Rampa, Gabriele Barisano. Collegato in videoconferenza Valdo Spini, ex ministro e parlamentare per otto legislature.

 

Seconda ed ultima giornata (vedi)

Sono intervenuti: Giulia Battaglia, Enrico Procopio, Gianfraco Schietroma, Angelo Bonelli (deputato e co-portavoce di Europa Verde, Federazione dei Verdi), Alberto Tedeco, Franz Caruso (sindaco del Comune di Cosenza), Andrea Follini (giornalista dell’Avanti!), Gerardo Labellarte, Luca Ferrucci (professore), Onofrio Introna, Giorgio Del Ciondolo, Antonio Demitry, Daniela Barbaresi (segretaria nazionale, Confederazione Generale Italiana del Lavoro), Andrea Silvestrini (segretario della Federazione di Roma, Partito Socialista Italiano), Piercamillo Falasca (coordinatore nazionale de L’Italia C’è, +Europa), Silvano Rometti, Nino Oddo, Luigi Incarnato (presidente del Consiglio Nazionale, Partito Socialista Italiano), Franco Addeo (sindaco di Nola), Luca Fantò (responsabile Scuola, Università e Ricerca, Partito Socialista Italiano), Pia Elda Locatelli (vice presidente dell’Internazionale Socialista), Marco Strada, Francesco Bragagni (assessore alle Politiche per lo Sviluppo delle Risorse Umane del Comune di Rimini), Bobo Craxi (fondatore e dirigente del giornale online Socialist – Il socialista clandestino), Lorenzo Cinquepalmi (responsabile del Dipartimento Giustizia, Partito Socialista Italiano), Vincenzo Iacovizzi, Gabriele Posteri, Enzo Maraio (segretario nazionale del Partito Socialista Italiano), Livio Valvano (direttore dell’Avanti online), Giada Fazzalari (direttore responsabile dell’Avanti! della Domenica, Partito Socialista Italiano).

       

                

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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LETTERA

 

NON INVIATEMI PIÙ LA VS. POSTA

 

PER IL SEGUENTE MOTIVO:

 

1) sono stato di persona il giorno 03 gennaio di quest’anno al Ristorante Cooperativo in Zurigo, dove il personale in servizio mi ha fatto aspettare il prof. Andrea Ermano (Presidente Società cooperativa italiana di Zurigo) che stava per arrivare, ma dopo più di un’ora mi viene detto che il prof. non sarebbe più venuto perché il giorno dopo doveva partire per l’Italia.

    Al mio ritorno in Italia gli ho scritto il giorno 23 gennaio all’indirizzo team@cooperativo.ch nella speranza di poter rintracciare, attraverso documenti/informazioni appartenenti alla storia della Società Cooperativa e del Ristorante Cooperativo, eventuali notizie della famiglia di mio nonno (mio padre è nato a Zurigo) che ha vissuto e lavorato a Zurigo 1904 fino al 1914: ero speranzoso in un esito positivo in quanto la famiglia di mio nonno era originaria di Rimini e «La “Società cooperativa” fu fondata nel 1905 da un gruppo di emigrati provenienti nella massima parte dalla Romagna e stabilitisi a Zurigo», come riportato testualmente dal libro di Franca Magnani dal titolo “Una famiglia italiana”, editore Feltrinelli 2002, pagina 57; nello stesso tempo facevo anche una sintesi della vita di mio padre: antifascista perseguitato e espatriato, volontario nella guerra di Spagna, internato in Francia, confinato a Ventotene e partigiano sull’Appennino tosco-emiliano;

    2) Ho scritto di nuovo al prof. Andrea Ermano all’indirizzo team@cooperativo.ch il 18 febbraio per avere un riscontro della ricezione della mia e-mail; risultati: NON HO MAI AVUTO RISPOSTE AD OGGI (…)

    Ma che belle parole pronunciate! Avete avuto l’occasione di testarle sulla mia persona e avete FALLITO COMPLETAMENTE!

    CONCLUSIONE: Che dire? Non avrei mai immaginato di incontrare tanta spudorata tracotanza in chi si proclama socialista e antifascista, sfruttando la gloria del socialismo e dell’antifascismo per alimentare la propria ascesa sociale. Avete fatto rivoltare nella tomba mio nonno con tutti i figli, espatriati a causa del fascismo, ma chissà pure quanti altri lavoratori e antifascisti: una VERGOGNA! 

Gilberto Donati

 

 

Premesso che la Sua collera ci pare ingiustificata e che qui non c’è il benché minimo indizio di mail precedenti, il direttore non La conosce e il recapito della nostra redazione è quello da Lei usato oggi (red_adl@vtxmail.ch).

    Sulla base di quel che scrive, riteniamo che Suo padre fosse Roberto Donati, nato a Zurigo nel 1905 (v. Data Spanish Civil War). È annoverato tra i dirigenti antifascisti emiliano-romagnoli attivi a Ravenna: «Liberato nell’agosto 1943, in seguito è partigiano, commissario politico nella 36.ma brigata Garibaldi Alessandro Bianconcini. Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente dal 26 luglio 1944 al 22 febbraio 1945», così nel Dizionario Biografico di Albertazzi, Arbizzani e Onofri.

    Forse le informazioni che Lei cerca si possono reperire nei vari archivi cantonali o di Stato (in Svizzera, Italia, Francia o Spagna), oppure in fondi collegati alla storia del movimento operaio. Altro non siamo riusciti ad apprendere. Dopodiché provvederemo alla disiscrizione da Lei richiesta. Se cambierà idea, potrà comunque reiscriversi.

   

La red dell’ADL

       

       

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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