Tre assi ripercorrono le tracce del genio.
Il mandolinista Carlo Aonzo, il violinista Giulio Plotino e il chitarrista Giampaolo Bandini presenteranno il 10 febbraio al teatro Chiabrera di Savona il progetto ‘Trio del Diavolo’, un concerto dedicato al Niccolò Paganini polistrumentista. Per i tre artisti di fama internazionale un dialogo musicale che dà nuova linfa all’immortalità del genio genovese.
È un dono prezioso alla città di Savona il concerto/progetto Trio del Diavolo che verrà presentato il 10 febbraio al teatro Chiabrera. Tre artisti di caratura e fama internazionale quali Carlo Aonzo, Giampaolo Bandini e Giulio Plotino, ciascuno con la peculiare classe assoluta espressa attraverso il proprio strumento d’elezione, saranno l’incarnazione delle differenti anime che hanno costituito il genio inimitabile di Niccolò Paganini. Dando vita ad un ensemble dal gusto eclettico, infatti, Aonzo, Bandini e Plotino celebrano l’amore che il “demone” Paganini dedicò agli strumenti che gli permisero di diventare immortale. Il mandolino genovese fu, infatti, il primo strumento che, insegnatoli dal padre Antonio, Paganini suonò da giovanetto mentre la chitarra rappresentò per il violinista il cui talento inimitabile venne accostato a qualcosa di demoniaco, lo strumento che nelle occasioni più informali, amava pizzicare con gli amici in ambito salottiero. Quasi inutile aggiungere cosa fu per Paganini il violino dal momento che, tutt’oggi, è lo strumento che rende ineguagliato il tormentato artista genovese sulle scene internazionali. Tutti elementi espressi dagli artisti del Trio del Diavolo che in questo progetto inedito – che ha già riscosso successi sia al Parma Paganini Day presso la tomba monumentale del cimitero della Villetta il 27 maggio 2023 in occasione dell’ottantatreesimo anniversario della morte e il 28 maggio dello stesso anno a Palazzo Tursi di Genova per la VI edizione del Paganini Genova Festival – eseguiranno brani di forte impatto espressivo e tecnico attingendo dal repertorio dello stesso Paganini, da quello di autori rappresentativi a lui coevi o di ispirazione paganiniana, nonché compiendo incursioni in produzioni create ad hoc. Un viaggio musicale che toccherà Rossini, il migliore amico di Paganini, con la Ouverture del “Barbiere di Siviglia”, Berlioz, da lui considerato continuatore della tradizione sinfonica europea, e Beethoven, che all’epoca del soggiorno di Paganini a Vienna (1828) era scomparso da poco, lasciando un’aura di rimpianto: sono sue, infatti, le variazioni sul mozartiano “Là ci darem la mano”. Di Paganini saranno invece eseguiti il “Terzetto” M.S. 116 e la Serenata M.S. 115 in trio, la Sonata ‘per Rovene’ M.S. 14 e la Sonata n. 1 M.S. 112 dal Centone in duo mandolino e chitarra oltre che, infine, la Sonata Concertata M.S. 2 per violino e chitarra. Il concerto passerà successivamente ad una composizione dal titolo “Le Paganini Variations” di Steven Goss commissionata dal Paganini Guitar Festival e dedicata al Trio del Diavolo. Con alcune particolarità che renderanno ancora più prezioso l’avvenimento del 10 febbraio. In primis una riguardante proprio Carlo Aonzo che, per la prima volta nell’arco di una lunghissima e prestigiosa carriera internazionale, sarà in cartellone al teatro della sua città natale.
«Un’emozione profonda che si va ad aggiungere a quella altrettanto profonda di vivere in musica il genio paganiniano – commenta Carlo Aonzo, mandolinista il cui valore ne fa da anni un ambasciatore del nome di Savona nel mondo – Per quanto riguarda il concerto posso anticipare che, almeno per uno dei brani, utilizzerò uno strumento che è la copia di un mandolino genovese del ‘700, quindi del tipo utilizzato da Paganini stesso in gioventù. È uno strumento con 6 corde doppie anziché 4 ed è accordato come la chitarra anziché come il violino. La Sonata ‘per Rovene’ è inoltre avvolta nel mistero in quanto nessuno ha mai individuato chi fosse Rovene. Nel corso delle mie ricerche ho scoperto l’esistenza a Genova di un maestro di mandolino coevo al giovane Paganini che si chiamava Ravano e ipotizzo quindi che la Sonata sia dedicata a lui. Il mistero resta però tutt’oggi ancora molto fitto».