“Questo cartellino rosso è un pezzo di storia: è il primo cartellino rosso che si prende l’istituzione europea, che viene esibito all’interno del terzo parlamento più grande al mondo. Fare imposizioni riguardo alla casa, in un momento dove già la gente fa fatica, significa impoverire i cittadini; ben venga fissare certi obiettivi, ma l’UE deve concedere i tempi tecnici reali per poterli raggiungere mettendo in campo le risorse economiche. Altrimenti qui al green ci restano i cittadini, non l’ambiente”.
Così Angelo Ciocca, l’europarlamentare della Lega nuovamente finito nell’occhio del ciclone dopo aver interrotto i lavori del Parlamento Europeo fischietto alla bocca e cartellino rosso sventolato platealmente, ospite nella puntata odierna di Newzgen, il canale prodotto da alanews in onda ogni giorno alle 15 su Twitch e YouTube, condotto da Andrea Eusebio e Alessandra D’Ippolito.
“Alcune mie azioni sono naturali, altre premeditate – racconta Ciocca – La “scarpa di Moscovici” è stata istintiva, un gesto che io giudico di legittima difesa; più premeditate sono la busta d’insalata, il cappio o il cartellino rosso”. Le scuse? Per il leghista, al suo secondo mandato a Bruxelles, il pentimento sembra essere condizionato: “Chiedo scusa a chi si sente offeso, non ai “neuroparlamentari” che votano provvedimenti che davvero offendono la vita, l’economia, la pelle dei nostri cittadini. Sono pronto a chiedere scusa alla Lagarde (lo stesso Ciocca aveva sventolato davanti agli occhi della presidente della BCE un cappio durante un suo intervento, ndr) a patto che subito dopo diminuiscano i tassi di interesse. Io presuntuoso? Sì. Quando hai a che fare con i manovratori, questi pensano di agire indisturbati. Dopo il mio gesto, i giornali economici hanno dato risalto al mio comportamento parlando del problema dell’aumento dei tassi d’interesse, evitando di raccontare una BCE che salva i cittadini. Fino a un minuto prima la Lagarde, manipolatrice indisturbata della finanza speculativa, parlava di tassi che agivano sull’inflazione”.
Incalzato sui suoi gesti, Ciocca ha replicato: “Se i miei colleghi facessero quello che faccio io, probabilmente non lo farei: qui si tratta di vedere qualcuno che faccia qualcosa, non chi fa di più. Ieri ne ho sentita la necessità perché al primo voto, quello sugli allevamenti, non c’è stato alcun battito di ciglia nonostante la presenza degli allevatori all’esterno. E’ questo che mi porta ad alzare i toni della discussione, perché qualcuno cerca di non averla. Facciamoci sentire perché per troppo tempo siamo stati calpestati!”.
Impossibile non chiedere delle divisioni interne alla maggioranza in merito alla politica europea: “Sicuramente solo la Lega può dire “no” a un Von Der Leyen-bis. Forza Italia la sostiene mentre Fratelli d’Italia vorrebbe dirlo ma non può perché la presidente del Consiglio non può ritrovarsi in conflitto con la presidente della Commissione Europea; motivo in più per dare fiducia alla Lega e, se i numeri ci daranno ragione, il centrodestra sarà unito nel proporre un presidente diverso e di prospettiva”.
Infine, sulla proposta di qualche vecchia conoscenza del Carroccio di rimuovere la dicitura “Salvini Premier” dal simbolo della Lega per le prossime europee, Ciocca afferma: “Una tempesta in un bicchiere d’acqua. Alla gente cosa frega? Salvini è leader del partito, perché dovremmo togliere o rinnegare il suo nome? Subito dopo le Europee ci sarà un Congresso Federale, chi lo vuole sfidare lo farà, ma fino a quel momento se il leader è lui il nome sarà il suo. Alla gente interessa il simbolo o i programmi? Spero non si guardino i dettagli del simbolo bensì le certezze che la Lega dà, su tutte la contrarietà alla rielezione della Von Der Leyen”.