Il delicato recupero di una delle opere più simboliche e rappresentative della XIV Florence Biennale reso possibile grazie all’intervento del Liceo Artistico di Porta Romana (Firenze). Appello per realizzarne una copia in bronzo
Firenze, 12.03.2024
L’operazione si chiamava “Save Mahsa” e alla fine tutto è andato per il meglio. L’opera Mahsa Amini è salva. Ancora una volta la competenza dei restauratori italiani ha salvato l’arte internazionale.
La Direzione di Florence Biennale. Mostra internazionale di arte contemporanea e design e il Liceo Artistico di Porta Romana (Firenze) comunicano che si sono completate le operazioni di restauro e messa in sicurezza (calco e realizzazione del gesso) della scultura raffigurante la testa di Mahsa Amini, donna-simbolo delle proteste scatenate dalla popolazione iraniana contro il regime in seguito alla sua uccisione per non aver indossato correttamente l’hijab.
La scultura era stata realizzata dall’artista iraniano Partin Bastan e da sua moglie Marjan Najafi in occasione della XIV edizione di Florence Biennale, dove si è affermata come una delle opere più simboliche, potenti e rappresentative del tema “I Am You. Individual and Collective Identities in Contemporary Art and Design”, tanto da ricevere la “Menzione Speciale della Giuria” e un riscontro mediatico mondiale: il video trasmesso dalla BBC in cui l’artista scolpisce e modella l’opera insieme alla moglie, durante la Florence Biennale, ha avuto milioni di visualizzazioni.
L’opera “nata” in mostra alla Fortezza
Invitati dalla Florence Biennale a prendere parte al progetto “I Am Mahsa. Women, Life, Freedom”, Partin Bastan e sua moglie erano usciti dall’Iran, grazie anche al sostegno della Fondazione Robert Kennedy, che aveva fornito l’alloggio alla coppia. I due avevano poi iniziato a scolpire l’opera appena arrivati a Firenze, durante i giorni di allestimento della mostra, continuando il work in progress per quasi tutta la durata della manifestazione. In particolare, durante la presentazione del progetto “I Am Mahsa”, il live sculpting si è trasformato in una performance di grande effetto, realizzata mentre varie artiste e designer iraniane raccontavano dal vivo le proprie drammatiche esperienze e avevano luogo una commovente esibizione canora e la proiezione del film “Mi fa pena il mio giardino” di Hamed Momenighomi, ispirato all’omonima poesia della scrittrice iraniana Forugh Farrokhzad.
L’Italia “adotta” la scultura
Considerata la pericolosità del loro ritorno in patria in seguito alla suddetta esposizione mediatica, subito dopo la fine dell’evento l’artista e sua moglie sono ripartiti per cercare rifugio in un altro paese europeo e hanno affidato l’opera alla Florence Biennale.
Nel giro di qualche settimana la scultura si era però progressivamente e rapidamente deteriorata, palesando incrinature che stavano per mandare in pezzi l’opera. Grazie all’intervento dei docenti del Liceo Artistico di Porta Romana – in particolare Claudia Chianucci, Elena Quirini e Rocco Spina, che si sono subito messi a disposizione per un intervento di restauro e realizzazione del calco in gesso – l’opera è stata salvata: «Quando il signor Cordoni (Event Manager della Biennale, ndr) ci ha contattato, accettare la sua richiesta è stato per noi un onore e un dovere. Avevamo ammirato la scultura di Partin Bastan durante la nostra visita a Florence Biennale in ottobre, insieme ai nostri alunni. E avevamo riflettuto sul significato del gesto e del coraggio di Mahsa, nonché di quello dell’artista che, attraverso la sua opera, ne testimoniava e tramandava il ricordo. É stato un momento formativo di grande significato che ha accompagnato le nostre riflessioni anche nei giorni successivi alla visita. Occasioni come questa, in cui la scuola incontra l’arte al servizio dei diritti umani, hanno un grande valore didattico e culturale. Poter mostrare ai ragazzi il lavoro necessario per salvaguardare la scultura di Mahsa è stata un’esperienza importante che ha lasciato un segno e mostrato come la cultura, e con essa l’arte, sia ancora l’arma e la risposta più potente contro la violenza».
L’Artista ringrazia e denuncia
Enorme la soddisfazione dell’Artista, che ha dichiarato: «È stato un grande onore per me creare la scultura di Mahsa Amini alla presenza di artisti rispettati e di visitatori della Biennale di Firenze, che ha avuto partecipanti da tutto il mondo e ospitato la performance insieme a mia moglie. Ota i Professori del Liceo Artistico di Porta Romana hanno restaurato questa importante scultura. Il mondo è stato testimone che il movimento rivoluzionario ‘Donne, Vita, Libertà’ si è mosso con grande forza e ampiezza con la presenza delle donne e del popolo iraniano dopo l’uccisione di Mahsa-Gina Amini a causa dell’hijab obbligatorio. Il nostro popolo chiede e merita di vivere, la sicurezza, l’uguaglianza di genere, il benessere economico e la democrazia. Il popolo iraniano è impegnato in una guerra silenziosa e il governo, coinvolgendo le persone nella povertà, creando terrore, paura ed esecuzioni, cerca di mettere a tacere la voce della gente e, incredibilmente, stiamo assistendo a innumerevoli perdite ogni giorno nel nostro paese. Il nome Mahsa-Gina Amini è un simbolo di luce che è emerso dall’oscurità e continuerà. Mia moglie e io, come artisti, abbiamo ritenuto nostro dovere mostrare il nostro ruolo in questo percorso con la nostra arte nel creare il volto innocente di Mahsa e attirare l’attenzione del mondo sulla violazione dei diritti delle donne e dei diritti umani in Iran. Il ruolo filantropico e coraggioso di Florence Biennale a questo riguardo è altamente encomiabile, mentre molte organizzazioni hanno scelto il silenzio e la tolleranza nei confronti degli oppressori a questo proposito. Con la speranza che possiamo tutti vincere sulla via della pace e preservare la parità di diritti degli esseri umani in tutto il mondo».
L’appello
E proprio per rendere ancora più forte e tangibile questa speranza, gli organizzatori di Florence Biennale lanciano un appello alle istituzioni e ai privati, affinché sia sostenuta la fase finale di questo progetto, auspicando la fusione in bronzo e la collocazione finale dell’opera in un contesto pubblico che garantisca la fruibilità non solo per la cittadinanza fiorentina, ma anche per turisti e visitatori provenienti da tutto il mondo, promuovendo con la massima convinzione la pace, i diritti delle donne e, più in generale, il rispetto dei diritti umani.
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